
Avv. Carmelo Galfo (Avvocato d’impresa) – Si occupa di diritto digitale, privacy e tutela legale per imprenditori e professionisti.
E’ iscritto all’Albo dei Maestri della Protezione Dati e Data Protection Designer, ha conseguito il Master in Internet Governance Ecosystem e laureando in Diritto dell’Innovazione per l’impresa e le istituzioni.
Poiché lo scopo di questa rubrica è quello di sensibilizzare sulle nefandezze digitali, ritengo perdonabile l’aver adoperato, a fini didattici, un titolo clickbait.
Per clickbait si intende l’uso di titoli sensazionalistici con lo scopo di attrarre click.
La pratica, per quanto di cattivo gusto, non è di per sé illecita ma è frequente che venga usata da chi ha scopi illeciti: installazione di cookie traccianti; profilazione; attacchi phishing.
Per discutere degli impatti che l’illecito trattamento di dati può avere sulla vita di ognuno ci sarà tempo, questa volta voglio parlarvi di alcuni casi di ‘’infedeltà coniugale’’ senza i quali la normativa sulla privacy non sarebbe nata.
Prima del XX secolo non si era mai parlato di tutela della privacy.
Il motivo è che la tecnologia esistente in precedenza non permetteva una massiccia diffusione di notizie e quindi il normale chiacchiericcio non assumeva rilevanza tale da giustificare l’accesso ai Tribunali.
Con l’avvento della stampa rotativa le cose cambiarono: qualsiasi informazione poteva avere una diffusione capillare ed incontrollata.
Ed ecco che questioni piuttosto spicciole iniziarono a diventare grossi casi mediatici come quando a Boston, alla fine del 1800, la moglie dell’avvocato Warren, in assenza del marito, venne sorpresa a ballare con un altro uomo. Diciamolo apertamente, non si tratta di un vero e proprio tradimento ma allora si era (forse) più moralisti e bacchettoni di adesso.
Il deliberato attacco alla moglie, spinse l’avvocato assieme al collega Brandeis a scrivere il saggio ‘’the right to be left alone’’ ovvero il diritto ad essere lasciati da soli.
Nel saggio viene invocato il diritto acché ‘’il sacro recinto della vita privata e domestica non venga oltrepassato’’ contro coloro che vorrebbero ‘’che ciò che venga sussurrato nell’armadio venga proclamato dalle cime delle case’’.
Per la prima volta si invoca il diritto al rispetto della privacy.
Seppur D’André già nel 1967 era consapevole che la maldicenza ‘’come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca’’, in Italia prima di ottenere un riconoscimento del diritto alla privacy abbiamo dovuto attendere il 1975.
Ed anche in quest’occasione c’entrano i tabloid, una donna ed un uomo che non è suo marito: l’imperatice Soraya Esfandiari, moglie dello Scià di Persia venne fotografata in atteggiamenti intimi con un altro uomo presso la sua casa in Sardegna.
La precisazione è d’obbligo, anche qui non si tratta di ‘’corna propriamente dette’’ in quanto la Signora Esfandiari ed il marito si erano di fatto lasciati ma erano ancora formalmente uniti in matrimonio.
La donna cita in giudizio il giornale e dopo una lunga querelle la corte di Cassazione le dà ragione.
Si afferma così per la prima volta in Italia l’esistenza di un diritto alla riservatezza rappresentato dal limite invalicabile della propria abitazione rispetto alle ingerenze giornalistiche.
1 commento su “Fu per le ‘’corna’’ che nacque la legge sulla privacy a cura dell’Avv. Carmelo Galfo”
Avv. Galfo, vero quanto detto, ma trascura il fatto che dopo questi accadimenti si sono accorti che tutto questo creava business ad alti livelli. Infatti poi s’inventarono la parola “gossip” per non apparire invadenti nella vita delle persone. Come certamente saprà dopo quel 1975 milioni di riviste incominciarono ad essere vendute ad altrettanti milioni di pubblico mediocre. Comprese le trasmissioni televisive.
Anche oggi alla gente interessano le stronzate di Fedez, Ferragni, Belen e seguito. Per la verità questi esaltano la loro privacy per farci soldi.
Un certo Corona con le leggi sulla privacy ci ha fatto una fortuna, certo il re del gossip poteva fare questo ed altro anche con fare delinquenziale. E sempre in nome della privacy, di Corona c’è ne sono migliaia, solo che le querele e le multe costano niente a confronto a quanto guadagnano. Oltre la pubblicità gratis che si fanno.
Per quanto riguarda internet, tutti siamo visti e controllati, potete inventarvi tutte le password del mondo, tutti le crittografie, ma qualsiasi cosa passa in rete, sappiate che qualcuno lo vede. E tutto quello che hai fatto in rete, la rete non scorda niente. Ma la privacy è importante, non ci scherziamo, ci facciamo pure i meeting!