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Riflessioni a margine delle Elezioni… di Domenico Pisana

L’OSSERVAZIONE DAL BASSO - La politica: impegno inutile e realtà irredimibile?!
Tempo di lettura: 2 minuti

Il flop del referendum sulla giustizia, la bassa percentuale dei votanti in Italia per le amministrative ci spinge a fare delle considerazioni circa il ruolo della politica nel nostro tempo, atteso che si va facendo sempre più strada l’idea che la politica oggi non abbia più senso e che sia inutile e irredimibile; alcuni, addirittura, vedono la politica come il luogo del demoniaco e del male dal quale stare lontani. Questa posizione denota, mio avviso, una “visione di pensiero” solo negativa; la politica, infatti, è anche in sé una necessità in funzione di quel bene comune nel quale essa trova significato e piena giustificazione e che costituisce la base originaria del suo diritto all’esistenza.
Certo, è anche vero che per essere tale la politica ha però bisogno di uomini non alla mera ricerca del potere o del guadagno economico, ma di persone virtuose, che non significa impeccabili; e ce ne sono tante, solo che preferiscono restare nel pre-politico non per viltà, ma per il fatto che nella prassi non si può nascondere che oggi la politica italiana vive in un quadro di “settarismo fazioso e di polemismo” fondato sul concetto dei “due pesi e delle due misure”, per cui il rifiuto all’impegno politico non è destituito di fondamento.
Ma dove sta andando la politica italiana? Se, dopo tangentopoli, la caduta delle ideologie aveva avuto i suoi risvolti positivi, è anche vero che con la fine dei partiti tradizionali è venuta meno nel nostro Paese la cultura politica quale elemento di progettualità e di indirizzo della realtà.
La cultura popolare democratico-cristiana, la cultura socialista riformista e la culturale liberale hanno lasciato il posto a sistemi politici configurati come insieme di strutture tecniche di tipo aziendale, dove alla politica, che è dibattito, dialettica, confronto culturale e di idee, impostazione di scelte operative, si è sostituita la gestione personale tipica dell’azienda con “uno solo al comando”.
E, poi, c’è da dire che la personalizzazione della politica ha fatto sì che oggi non ci sono più politici che interpretano i bisogni del Paese “dalla loro prospettiva”, cioè dal legittimo loro punto di vista culturale, politico, progettuale, ideale o di ispirazione religiosa, ma “politici faziosi e polemici” che tendono a trasformare la politica solo in un “ring per tifosi” dove mostrare i muscoli per catturare consensi.
Se si chiedesse ad una persona, non in cerca di visibilità ma di comprovata responsabilità e competenza, di impegnarsi in politica in questo momento storico-politico che viviamo, forse la risposta potrebbe essere la seguente: non grazie, ho altro da fare! E poi, impegnarsi per cosa? C’è un clima generale e complessivo, in Italia, che non invoglia. Le persone di buon senso, equilibrate, che sono rispettose della propria immagine sociale e culturale, che svolgono con rigore e dovere etico la propria attività perché mai dovrebbero lanciarsi in politica? Oggi governare l’Italia è divenuta un’impresa difficile, perché quel che si fa risulta sempre inadeguato, perché alla “logica della ragione” s’impone sempre la “logica delle fazioni”, quasi sempre viziate dal bisogno ideologico di creare consenso elettorale attorno a se stessi.
Pertanto, solo chi ha la consapevolezza che impegnarsi in politica è come salire su un “palcoscenico”, potrà tentare il passo, e potrà rendersi conto che qualunque scelta farà sarà sempre contestata, poiché “contenta alcuni” e “scontenta altri”. In un contesto sociale e politico nel quale tutto è artefatto e in cui certa stampa assume anche il ruolo di “mestolo” che ora attizza scontri e polemiche ora tenta di far da paciere, ora insinua ora nasconde, perché una persona che tiene al suo buon nome dovrebbe dunque entrare nella mischia? Per diventare un eroe, un martire, un perseguitato specie se gode di consenso, o per diventare un’ulteriore vittima sacrificale sull’altare delle contestazioni, o addirittura per cadere in qualche trappola giudiziaria?
Se in questi ultimi anni gli italiani sono andati sempre meno a votare, è perché forse si rendono conto, e lo dico con grande dispiacere ed amarezza, che la politica è divenuta una realtà irredimibile per diversi motivi:

– Primo: chi critica i comportamenti dell’avversario politico fa poi le stesse cose che ha criticato nell’avversario.
– Secondo: se un politico ha posto in essere un comportamento sbagliato sul piano etico, (diverso è il piano giudiziario) e poi successivamente propone qualcosa di positivo, si dice subito: “ma, tu non eri quello che ha detto, fatto questo … questo … questo… e ora…”; insomma come puoi essere credibile? Un po’ come per la persona che, condannata, va in carcere e, quando esce, dopo aver scontato la sua pena, la società gli dirà sempre: tu sei stato in galera!.
-Terzo: la politica non è lo spazio della dialettica e della diversità, ma è divenuta ontologicamente “il luogo del gossip”, della frammentazione, del paradosso, della divisione, della violenza verbale e adesso anche fisica, del sospetto su tutto e su tutti, del sì… ma … però ….” , l’arena dove si combatte per vincere ad ogni costo e dove l’obiettivo da colpire è sempre far notare che chi governa non ha governato bene o non sa governare. Alla critica legittima, signorile, pungente ma garbata, anche ironica, si è sostituita la delegittimazione distruttiva, che è divenuta la parola d’ordine.
– Quarto: la politica è il campo delle alleanze “sante”, “anomale”, “ibride” dove oggi si può essere amici e domani nemici a seconda dell’obiettivo da raggiungere (avviene un po’ come in una famiglia, allorquando suocera e nuora che hanno il fucile puntato reciprocamente, d’un tratto diventano amici se c’è qualcuno da eliminare); altro che idealità, progetti per il bene comune, visioni di un paese.
– Quinto la politica è il palco di un teatro dove si recita a soggetto: se una maggioranza di governo, indipendentemente dal colore politico, dice cosa sta realizzando, l’opposizione deve necessariamente dire che questa è propaganda politico-mediatica; viceversa se l’opposizione critica l’operato della maggioranza, quest’ultima deve assolutamente dire che è ostruzionismo sterile polemica, mancanza di argomenti e magari gli ricorda: ma come, sei diventata smemorata..hai dimenticato quando governavi … e ora… vieni a predicare … etc..etc. Siccome maggioranze e opposizioni in democrazia cambiano, il gioco si ribalta automaticamente.
– Sesto: stando all’ immagine calcistica della politica, per i cittadini la politica non è il luogo del “pensiero riflessivo in azione”, ma il luogo nel quale canalizzare i propri sfoghi, esaltare e difendere i propri beniamini e offendere i beniamini degli altri.
– Settimo: il popolo si comporta grosso modo così: urla perché vuole una politica pulita, onesta e fatta di persone competenti, e poi quando si presentano le elezioni o diserta il voto o se va a votare è come se avesse dimenticato tutto ciò che ha contestato.
– Ottavo: il popolo spesso non distingue tra promesse irrealizzabili e cose fattibili, ma giudica dalla risposta di chi governa alle piccole oneste esigenze del singolo cittadino. Questa è una visione legittima ma limitata: Dante, ad esempio, esalta Traiano per avere ascoltato “la vecchierella” al momento della partenza per la guerra; il popolo però spesso dimentica o fa finta di non sapere che il bene comune richiede il sacrificio di tutti, la collaborazione tra governanti e governati in tutti gli ambiti della vita di un paese.
– Nono: la politica si è penosamente ridotta al luogo del falso e della menzogna, non della verità: nessuno può sfuggire a questa regola, e anche quando uno dovesse tentare di agire con verità e trasparenza non verrà mai creduto.
– Decimo: la politica è, come già detto, il luogo della delegittimazione obbligatoria e ostinata dell’avversario: chi non riesce a vincere con la forza delle idee, cerca di trovare altre strade, tra le quali quella più comune è la calunnia; ricorre alla legge del taglione, dei due pesi e delle due misure, della faziosità, dell’insulto, dell’offesa e chi più ne ha più ne mette.

Sono convinto, per concludere, che la politica oggi abbia perduto il suo “quid connotativo” storico-culturale fondato sul pluralismo delle idee e dei progetti, sul confronto e la diversità per ridursi a mera strategia funzionale ad ottenere vittorie elettorali e non subire sconfitte come, purtroppo, si usa dire mutuando il linguaggio calcistico.
Questa immagine calcistica rispecchia proprio la politica attuale, e queste appaiono le preoccupazioni della nuova classe dirigente, che cerca la “nomina” e non l’elezione, che cerca lo spettacolo e non la riflessione, con buona pace dei vari personaggi che hanno fatto la storia politica d’Italia.
Queste mie osservazioni non intendono certo esprimere giudizi di valore su schieramenti politici, ma solo descrivere la realtà dal mio legittimo punto di vista, inducendomi a dire che se non si realizza una conversione etica della mente, del cuore e delle opere di tutta la comunità politica, la politica rimarrà irredimibile! Una persona che aspira a fare politica per il bene comune può sentirsi incoraggiata ad entrare in un mondo così contorto, complesso e carico di veleni e di conflittualità come quello descritto? Sicuramente solo con la discesa in campo se ne potrà rendere conto meglio, senza pensare, poi, che la gente, ma non glielo auguriamo, finirà forse per non considerarla più, anche senza motivi reali, una persona perbene!

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2 commenti su “Riflessioni a margine delle Elezioni… di Domenico Pisana”

  1. Riflessione inappuntabile e vera.
    Nessun cambiamento o meglio riappropriamento della dignità politica e sociale potrà concretizzarsi se si perseguita a coltivare il globalismo. Globalismo che all’inizio era visto come l’unica strada da percorrere ed oggi si è rivelato la causa principale del degrado sociale, intellettuale, politico, culturale e soprattutto morale.
    Il globalismo è fondato solo su denaro e potere, infatti oggi si parla solo di dollaro ed euro come fonte vitale per la sopravvivenza. Quasi a sostituire l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo, e non permetterà mai alla politica di condurre politiche per il benessere dei popoli, ma politiche per la sottomissione dei popoli. Nella sostanza se la politica “vuole” riprendersi il posto che le spetta, deve guardare seriamente alla sovranità perduta. Questo non significa perdere amicizie. Anzi!

  2. Tutto spreco di parole. Adesso si proclameranno tutti vincitori, ma in realtà sono tutti perdenti. Ormai non va a votare nessuno. Perché Abbiamo una classe politica che pensa solo ai suoi (…….) Affari. Una classe politica inutile è costosa. E poi bastava guardare nei seggi, come scrutatori impiegati statali, per non dire comunali, con mogli. Naturalmente saranno stati sorteggiati. Quando invece potrebbero lasciarli ai disoccupati.

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