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Confimprese Ragusa. I ristoratori si riorganizzano per la riapertura

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Un piano d’intervento “straordinario” per fare ripartire le attività di ristorazione. Lo chiedono i vertici di Confimprese iblea in vista della imminente riapertura delle attività di ristorazione ma solo nell’area esterna. Un provvedimento che penalizza, oltremodo, le tante attività che non hanno dehors o spazi fruibili all’aperto. “Ci risulta che più del 50 per cento delle nostre attività non hanno spazi all’aperto – spiega Pippo Occhipinti, presidente provinciale di Confimprese iblea – chiediamo, pertanto, un intervento straordinario, in tema di tributi e sostegni, per le attività che continuano a restare chiusi. Un settore che, oltre a dare lavoro direttamente a migliaia di persone, solo in provincia di Ragusa, rappresenta il terminale essenziale della filiera agroalimentare. Numeri che richiedono un’attenzione particolare per evitare che l’intero settore vada in default”. Sono tante le aziende che non ce l’hanno fatta, sprofondate nel baratro del fallimento o tra gli annunci di vendita delle agenzie immobiliari. È necessario capire le perdite effettive del 2019 e del 2020 mentre i costi fissi sono andati avanti. Capendo la differenza di fatturato tra i due anni, si potrà calcolare il giusto intervento dei Ristori. È necessario, in questa fase, il blocco delle cartelle esattoriali,la sospensione dei pagamenti, gli affitti degli immobili dovrebbero andare in totale credito d’imposta e si dovrebbe azzerare anche la tari ovvero la tassa sui rifiuti. “Non si sa se molti nostri colleghi potranno riaprire o come faranno ad andare avanti – commenta Peppe Occhipinti, presidente territoriale di Confimprese iblea –il servizio d’asporto è stato una pezza per coloro che già lo facevano e per coloro, pochissimi, che hanno continuato a farlo. Ma non dobbiamo dimenticare che tanti altri non sono riusciti neppure ad aprire le attività. Dopo essere stati tacciati di essere untori, siamo passati nella seconda fase, con le riserve auree sotto il materasso e totalmente prosciugate. Ripartire dopo 9 mesi di fermo vuol dire accendere i fornelli, fare la spesa, pagare i fornitori e anticipare tanti soldi che non si hanno. Alle autorità chiediamo di intensificare i controlli nelle zone della movida, nelle aree esterne delle attività commerciali, e di non perdere tempo nei controlli dei locali che sono e saranno in regola con le linee guida anti covid”.

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