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Scuola nelle nebbie dell’incertezza…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 5 minuti

Baila Morena

Il mese di settembre sarà la prova del fuoco per il governo. A pesare sulla valutazione complessiva del governo Conte e della sua scombinata maggioranza sarà il 14 settembre, il  D-day della scuola, il giorno dell’apertura. Il ministro dell’Istruzione Azzolina l’ha promesso, ma “ la sicurezza sarà prioritaria”. Siamo contenti di sentirglielo dire. Se però le parole hanno un senso, quelle del ministro suonano come il periodo ipotetico del primo tipo: le scuole riapriranno se la sicurezza sarà garantita. Premesso che di sicuro c’è solo la morte,  chi più di lei, del Cts, dell’’Iss, del governo, dei  vari “tavoli” e dell’ impareggiabile commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri è in grado di creare le condizioni perché le scuole siano luoghi accettabilmente sicuri? La domanda che ci poniamo  è:  riusciranno i responsabili della riapertura a fornire  linee guida agli istituti scolastici di ogni ordine e grado affinché vengano riprese le attività interrotte il 5 di marzo, adeguando quelle linee alle diverse realtà? Il governo  avrà provveduto a dotare le scuole degli strumenti e dei dispositivi indispensabili a limitare il più possibile il diffondersi  dei contagi in una popolazione che per la giovane età è spesso asintomatica? E nell’ipotesi, verosimilissima, che uno studente si scopra positivo al virus, quali saranno le misure adottate? Si manderà  in quarantena tutta la classe? E che ne sarà degli insegnanti di quella classe? Quarantenati  come gli studenti? E le classi miracolosamente Covid-free,  supponendo che ce ne siano ancora a qualche settimana  dall’inizio delle lezioni, potranno confidare in uno svolgimento regolare delle lezioni? Perché non è improbabile che il virus viaggi da una classe all’altra, complice l’intervallo che è una parentesi di viavai incontrollabile negli spazi comuni  e dentro e fuori dai bagni. Non dimentichiamo che ogni docente ha più classi. Quindi: ci saranno insegnanti  in panchina pronti a sostituire i quarantenati?  Come si capisce, un quesito ne chiama un altro, un dubbio ne suscita un altro. Una bozza del Ministero prevede 2 milioni di test sierologici volontari e gratuiti per personale docente e non,  test volontari a campione sugli studenti e test sierologici per tutto il personale scolastico all’inizio delle attività didattiche. Inoltre,  periodici test a studenti su base volontaria, gratuiti e da effettuare presso le strutture di medicina di base. La temperatura corporea degli alunni verrà misurata all’ingresso delle scuole e le mascherine chirurgiche saranno obbligatorie fuori dalle aule. Misure, tutte, decise dal Comitato tecnico-scientifico,  volte a verificare lo stato di salute rispetto al virus, affidare alle cure dei sanitari gli infettati e prendere le dovute precauzioni  per circoscrivere la nascita di eventuali focolai.  Misure utili ma insufficienti perché trascurano completamente la parte destinata all’educazione alla salute e ai comportamenti da tenere. Eppure un piano esiste ed è un Documento  dettagliatissimo di  150 pagine che costituiscono il Rapporto della Commissione Bianchi, dal nome del coordinatore del gruppo di 18 esperti, Patrizio Bianchi, ex rettore dell’Università di Ferrara, ordinario di Economia. E’ stata la stessa  Azzolina, ministro dell’Istruzione, a volere  fortemente quel  lavoro, benché poi non ne abbia tenuto gran conto, visto che la finalità del rapporto doveva essere promuovere una campagna civico-sanitaria, completamente ignorata. Il Documento è custodito in gran segreto, pratica non nuova dalle parti del governo che aveva fatto la stessa cosa con il rapporto del Cts che, grazie alla Fondazione Einaudi che ne ha chiesto la desecretazione,  Conte ha reso pubblico. E’ un dato di fatto che la trasparenza non è ritenuta un dovere da chi reputa che i cittadini siano importanti solo nel ruolo di elettori. Comunque, per tornare al Documento di cui sopra,  il professor Bianchi ha spiegato il motivo per cui Azzolina non pare abbia apprezzato il suo lavoro ed è facile comprenderlo anche senza l’ausilio della malizia: il rapporto contiene una parte che riguarda l’autonomia scolastica, che affida più poteri ai presidi e ai direttori scolastici regionali che conoscono bene il territorio. Non altrettanto si può dire dei politici. Il Documento, oltre alle strategie per aprire le scuole, prospetta soluzioni innovative, anche di tipo architettonico, che favoriscono scelte didattiche diverse in relazione alle situazioni. Bianchi ha introdotto il concetto di “scuola delivery”, che fa del fuori il dentro, con l’inclusione di strutture esterne e spazi aperti da vivere come aule. Se l’obiettivo è rinnovare la scuola adattandola a nuove e diverse realtà, bisognerebbe ricordare al burocrate Arcuri in qualità di supercommissario, che i banchi con le rotelle, a parte l’assurdità della scelta in tempi di epidemia, sono strumenti, che non vanno confusi con gli obiettivi.

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2 commenti su “Scuola nelle nebbie dell’incertezza…l’opinione di Rita Faletti”

  1. @ R.Faletti .
    “Tempo al tempo” . . .
    A tutte le sue domande , troverà risposta con l’avanzare impetuoso della pandemia , vista la scelleratezza degli umani .
    Come può notare dai numeri , via via in crescendo per i contagi e per gli asintomatici , viceversa per l’età media dei contagiati … tutto troverà soluzione emergenziale .
    Il governo tirerà a campare , l’opposizione alzerà la voce non più di tanto , e le scadenze chiederanno proroghe ad oltranza .
    Tutti dovremo convivere col virus , ed adeguarci alle bizzarrie pandemiche . . . tirando a campar .

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