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Il CBD è 30 volte più potente dell’aspirina. La molecola che fa tremare Big Pharma

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Monza, 24 novembre 2025 – Mentre i farmaci antinfiammatori riempiono gli scaffali delle farmacie italiane, la ricerca scientifica internazionale sta confermando quello che migliaia di persone hanno scoperto sulla propria pelle: esiste un’alternativa naturale, efficace e senza effetti collaterali. L’olio di CBD è la risposta che il mondo della salute naturale aspettava da anni.

Immaginate di poter trattare un’infiammazione cronica senza preoccuparvi di ulcere gastriche, emorragie interne o reazioni allergiche. Sembra troppo bello per essere vero, eppure è esattamente ciò che emerge da anni di studi scientifici sul CBD, il principio attivo estratto dalla canapa.

In questo Crystalweed, brand italiano specializzato in estratti di canapa e oli al CBD con filiera controllata, fornisce analisi di laboratorio indipendenti per verificare contenuto di cannabinoidi e assenza di contaminanti e concentrazioni di CBD differenti, per adattarsi alle esigenze delle persone. Non stiamo parlando di rimedi della nonna o di medicina alternativa senza fondamento. Stiamo parlando di materie prime selezionate e di ricerche pubblicate su riviste scientifiche internazionali, condotte da università prestigiose e validate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eppure, fino a poco tempo fa, in pochi ne parlavano apertamente.

Il punto di svolta è arrivato nel 2019, quando l’Università di Guelph in Canada ha pubblicato uno studio su Phytochemistry che ha fatto tremare il settore farmaceutico. I ricercatori hanno scoperto che la Cannabis Sativa come antinfiammatorio ha una potenza trenta volte superiore a quella dell’aspirina. Non il doppio. Non dieci volte. Trenta volte.

Il merito va a due molecole specifiche: la cannaflavina A e la cannaflavina B, capaci di colpire il dolore direttamente alla fonte. Una scoperta che ha aperto scenari impensabili fino a pochi anni fa e che sta ridisegnando il modo in cui pensiamo al trattamento dell’infiammazione.

Ma facciamo un passo indietro. Cos’è davvero l’infiammazione? Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, “si tratta di un meccanismo di difesa del nostro organismo che si attiva in risposta a stimoli dannosi: traumi, ustioni, infezioni, agenti chimici. È la prima linea di difesa del corpo, indispensabile per contrastare il pericolo e riparare i danni. Il problema sorge quando questa risposta non si spegne più”.

L’infiammazione cronica è un nemico silenzioso che può durare mesi, anni, trasformandosi in patologie debilitanti. Artrite reumatoide, morbo di Crohn, colite ulcerosa, malattie neurodegenerative: la lista è lunga e tocca milioni di italiani che ogni giorno convivono con dolore, infiammazione e perdita di funzionalità.

La risposta tradizionale della medicina sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, i FANS. Funzionano, nessuno lo mette in dubbio. Ma a quale prezzo? L’Istituto Superiore di Sanità elenca gli effetti collaterali più comuni: dolori allo stomaco, nausea, ulcere che possono causare emorragie interne, perforazione dello stomaco, mal di testa, sonnolenza, vertigini, reazioni allergiche. Una lista che fa riflettere, soprattutto per chi è costretto ad assumere questi medicinali per lunghi periodi.

La svolta arriva nel 2017, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica uno studio che ribalta le carte in tavola: il cannabidiolo (CBD) non è pericoloso e non va classificato tra le sostanze stupefacenti. Da quel momento, la ricerca scientifica accelera, puntando i riflettori sulla cannabis e sul CBD come possibili alternative agli antidolorifici e antinfiammatori di sintesi.

Ma come agisce esattamente il CBD? Uno studio del 2011 pubblicato sul Biological and Pharmaceutical Bulletin fornisce una risposta precisa: il cannabidiolo riduce la produzione di COX-2, un enzima cruciale nei meccanismi dell’infiammazione. Il vantaggio? Lo fa senza interferire con le funzioni protettive dell’enzima COX-1, evitando così i problemi gastrici tipici dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). In sostanza: efficacia paragonabile, ma senza gli effetti collaterali gravi.

E così è iniziata la sperimentazione farmaceutica. La Food and Drug Administration ha approvato un farmaco a base di CBD (Epidiolex) per forme rare di epilessia. Per tutte le altre applicazioni il cannabidiolo resta ancora privo di autorizzazione ufficiale, ma le testimonianze positive di chi ha deciso di provarlo si moltiplicano giorno dopo giorno. L’olio di CBD sta diventando il prodotto di riferimento per chi cerca un’alternativa naturale e sicura ai farmaci tradizionali.

Anche il mondo dello sport ha aperto gli occhi. La WADA, l’agenzia mondiale antidoping, ha rimosso il CBD dalla lista delle sostanze proibite. Gli atleti, professionisti e amatoriali lo stanno scoprendo come alleato prezioso per rinforzare il sistema immunitario, ridurre l’ansia da prestazione, accelerare il recupero dagli infortuni, alleviare il dolore muscolare e migliorare la qualità del sonno. Applicato direttamente sulla zona interessata, l’olio di CBD si è rivelato ideale per evitare o ridurre i crampi muscolari dopo gli allenamenti intensi.

Gli studi scientifici suggeriscono che l’olio di CBD rappresenti il modo migliore per assumere il cannabidiolo. Può essere assunto per via sublinguale, lasciando cadere alcune gocce sotto la lingua, oppure applicato direttamente sulla zona da trattare. Il dosaggio varia da persona a persona, influenzato da peso corporeo, età, sesso, gravità dei sintomi e concentrazione del prodotto. Il consiglio degli esperti è sempre lo stesso: iniziare con dosi basse per permettere al corpo di adattarsi, poi aumentare gradualmente in base alle sensazioni avvertite.

A questo punto la domanda non è più se il CBD funzioni come antinfiammatorio. Gli studi lo hanno dimostrato. La domanda è: quanto tempo ancora dovremo aspettare prima che questa alternativa naturale, sicura ed efficace diventi accessibile a tutti senza ostacoli normativi?

Nel frattempo, chi soffre di infiammazioni croniche ha finalmente un’opzione in più. Un’opzione che non richiede di scegliere tra efficacia e sicurezza. Un’opzione che la scienza sta validando giorno dopo giorno, studio dopo studio, nei laboratori di tutto il mondo.

 

 

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