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La politica agricola comune del futuro. Confcooperative Ragusa chiede svolta

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Ragusa, 24 settembre 2025 – “Se i tagli annunciati alle politiche agricole e della pesca saranno confermati, l’Italia rischia di vedere svanire decenni di progresso nel settore primario, con ripercussioni gravi sull’intero tessuto socioeconomico nazionale”. Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, apre con una valutazione critica il dibattito sulla nuova Politica agricola comune (Pac), alla luce dei dati allarmanti diffusi dall’Unione Europea: si prospetta una riduzione del 15% dei fondi destinati all’agricoltura e alla pesca, mettendo a rischio oltre 3 miliardi di euro per il nostro Paese.
Questi tagli non sono semplici cifre, ma minacciano la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole, cooperative e imprese della pesca. Le conseguenze concrete si manifestano già in molte realtà provinciali: l’abbandono dei terreni agricoli, la diminuzione della produzione locale e il progressivo spopolamento delle aree rurali. A tutto ciò si sommano rischi crescenti per la sicurezza alimentare, con la perdita di autonomia produttiva e l’aumento delle importazioni, spesso meno controllate e di qualità inferiore. “In provincia di Ragusa, registriamo ogni anno nuovi casi di aziende costrette a chiudere o a ridimensionare le attività, con effetti a cascata su occupazione e indotto” dichiara Luca Campisi, presidente territoriale Confcooperative Ragusa. “La Pac deve tornare a sostenere chi lavora la terra, garantendo un futuro alle giovani generazioni e alle comunità rurali”.
L’erosione delle politiche di coesione rischia inoltre di accentuare le disparità tra territori, penalizzando soprattutto le zone interne e le aree meno sviluppate. Il modello attuale, basato su una logica di mera redistribuzione finanziaria, mostra evidenti limiti nell’affrontare le sfide della transizione ecologica, della digitalizzazione e della resilienza climatica. “Non possiamo permettere che il destino delle nostre campagne sia deciso da logiche miopi e da bilanci europei che non tengono conto della specificità delle nostre produzioni” sottolinea Nuccia Alboni, vicepresidente Fedeagripesca Sicilia e componente del consiglio territoriale di Confcooperative Ragusa. “Serve una Pac alternativa – aggiunge – che metta al centro le persone e la sostenibilità, valorizzando modelli cooperativi capaci di innovare e creare valore condiviso”.
“La cooperazione agricola, infatti – aggiunge il presidente Campisi – si conferma un pilastro fondamentale per la tenuta e lo sviluppo dei territori. I dati provinciali testimoniano come le aziende cooperative siano più resilienti alle crisi, capaci di aggregare risorse, competenze e di promuovere filiere corte, sostenibili e trasparenti. Un esempio virtuoso è rappresentato dalle esperienze locali che, grazie al lavoro di squadra e alla condivisione degli obiettivi, hanno saputo mantenere viva la produzione nonostante le difficoltà economiche e climatiche degli ultimi anni”.
Di fronte a questi scenari, la proposta è chiara: ripensare la Pac in chiave partecipativa, dando voce agli operatori e alle comunità, promuovendo una governance inclusiva e investendo su ricerca, formazione e innovazione. Solo così sarà possibile garantire la sicurezza alimentare, la tutela dell’ambiente e il rilancio di territori spesso dimenticati dai grandi centri decisionali. “La Pac del futuro deve essere costruita insieme a chi ogni giorno si confronta con la realtà dei campi e delle aziende – conclude Campisi –. Solo mettendo al centro il capitale umano e la cooperazione, potremo costruire un’agricoltura sostenibile, equa e competitiva”.
Il dibattito resta aperto, ma la direzione è tracciata: serve una Politica agricola comune che non sia solo regolamento, ma visione condivisa, capace di custodire e rilanciare il patrimonio agricolo italiano e provinciale. Un nuovo patto tra istituzioni, imprese e cittadini, per restituire dignità e prospettiva a un settore che, oggi più che mai, rappresenta la linfa vitale del Paese.

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