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L’ora Legale Pillole di Costituzione a cura di Piergiorgio Ricca

L’art. 58 della nostra Carta Costituzionale conferma quanto stabilito negli articoli precedenti in merito all’elezione dei deputati
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“I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto.
Sono eleggibili a senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno”. L’articolo in esame è composto da due commi.
Il primo comma, sancendo il suffragio universale e diretto, riconosce la sovranità al popolo, vale a dire la vittoria della democrazia sull’autoritarismo presente in Italia prima che entrasse in vigore la Costituzione (1 gennaio 1948). In altri termini, si dà la possibilità direttamente al cittadino di scegliere i propri rappresentanti, affidandogli il delicato compito di emanare le leggi e dirigere il Paese. La legge costituzionale n. 1/2021 ha abbassato il limite di età per l’elettorato attivo in Senato da 25 a 18 anni, eliminando la parte del primo comma che prevedeva l’elezione dei senatori da parte di coloro che avessero superato il venticinquesimo anno di età. Oggi, quindi, anche l’elettore appena maggiorenne, può eleggere i suoi rappresentanti a Palazzo Madama (sede del Senato), eliminando, di fatto, le differenze con l’elettorato attivo della Camera dei deputati. La ratio della riforma è quella di rafforzare la partecipazione dei giovani alla vita politica del Paese.
Diverso, invece, il discorso in tema di elettorato passivo in cui, al secondo comma, la soglia dei 40 anni è rimasta inalterata. Il termine Senato deriva dal latino “senex”, cioè vecchio, difatti nell’Antica Roma, il Senato era riservato agli anziani, ritenuti più saggi e con una maturità tale da decidere, con maggiore avvedutezza, le sorti del popolo. Al Senato, considerata la Camera Alta, quindi, è necessario garantire una maggiore maturità dei suoi membri essendo concepita come una sorta di “Camera di ponderazione” rispetto alle decisioni intraprese dalla Camera dei deputati.

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