Cerca
Chiudi questo box di ricerca.

La storia del guardiano degli orsi di Kamčatka

La vita e la morte di Vitaly Nikolayenko, il naturalista che ha passato un’esistenza tra i giganti della tundra russa.
Tempo di lettura: 2 minuti

Dagli archivi storici dell’autore

Nella penisola di Kamčatka, dove la taiga incontra il Pacifico e le montagne fumano per l’attività vulcanica spesso svegliata dai terremoti, Vitaly Nikolayenko era una leggenda. Non aveva un laboratorio, né una squadra di ricercatori con sè: il suo ufficio era la natura più remota, i suoi “colleghi” erano gli orsi bruni che seguiva, uno per uno, con taccuini e macchina fotografica. Per oltre trent’anni ha percorso a piedi e in barca centinaia di chilometri ogni anno, annotando ogni dettaglio: i rituali di corteggiamento, le lotte, il modo in cui madri e cuccioli esploravano i fiumi pieni di salmoni. Le sue stime parlavano di oltre 800 incontri diretti con orsi l’anno, un archivio vivente di etologia che nessun’altra persona aveva mai messo insieme.

Il 27 dicembre 2003 la sua avventura si è interrotta, sulle sponde ghiacciate del fiume Tikhaya. Lo hanno trovato riverso nella neve, la fotocamera rotta e un flacone di spray al peperoncino aperto accanto. Un’impronta enorme, lunga più di 16 centimetri (più 8 centimetri d’unghie), indicava l’assassino: un orso bruno maschio. Gli amici dicono che Vitaly conosceva il rischio, ma non era un temerario. “Si avvicinava solo quanto bastava per osservare, non per sfidare”, raccontava chi aveva camminato con lui. Quella volta, però, qualcosa è andato storto: forse un passo di troppo, forse un animale particolarmente aggressivo in pieno inverno, quando il cibo scarseggia.

La sua morte arrivò poche settimane dopo un’altra tragedia simile, quella di Timothy Treadwell in Alaska, e scatenò un dibattito internazionale: fino a che punto ci si può avvicinare alla natura senza oltrepassare la linea rossa della sopravvivenza?

Oggi, i diari di Nikolayenko restano custoditi come un patrimonio prezioso. Non raccontano solo di orsi, ma della solitudine, del coraggio e di un rapporto con la natura selvatica. “Non è la natura che deve temere l’uomo” scriveva in una delle ultime pagine, “ma l’uomo che deve ricordare di non dimenticare la natura”. Vitaly Nikolayenko non è più lì per annotare l’ora del suo passaggio, per misurare la profondità delle sue impronte o per fotografare il manto dorato della pelliccia d’orso al sole d’inverno. La sua non è una leggenda: è il segno che certe vite, quando sono vissute con totale dedizione, si intrecciano così profondamente con la natura da non svanire mai del tutto. Forse è per questo che, anche a distanza di anni, Vitaly non è solo un ricordo, è una presenza, ma anche un monito, un invito a guardare la natura selvaggia con rispetto e la consapevolezza che la bellezza non è mai priva di pericolo.

Tra i pini e l’incontaminata bellezza della splendida Kamčatka, forse ancora oggi, un orso bruno di grandi dimensioni percorre il suo territorio, ignaro di essere stato l’ultimo capitolo di una storia lunga trent’anni.

574349
© Riproduzione riservata

I commenti pubblicati dai lettori su www.radiortm.it riflettono esclusivamente le opinioni dei singoli autori e non rappresentano in alcun modo la posizione della redazione. La redazione di radiortm.it non si assume alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti e fornirà, eventualmente, ogni dato in suo possesso all’autorità giudiziaria che ne farà ufficialmente richiesta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

RTM per il cittadino

Hai qualcosa da segnalare? Invia una segnalazione in maniera completamente anonima alla redazione di RTM

UTENTI IN LINEA
Torna in alto