Cerca
Chiudi questo box di ricerca.

Milano sotto accusa: “macedonia” di pauperismo, moralismo astratto e invidia …l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 2 minuti

Di recente Milano è stata travolta da una maxi-inchiesta sull’urbanistica con 74 indagati, metodo pesca a strascico, tra cui l’assessore Giancarlo Tancredi, l’imprenditore Manfredi Catella, l’architetto Stefano Boeri e, sorprendentemente, anche il sindaco Beppe Sala. È un terremoto giudiziario che colora il dibattito politico di toni esasperati: si contestano reati che vanno dalla corruzione al falso ideologico, fino all’abuso edilizio e all’induzione indebita. E le prove? Da tempo, la magistratura indaga su fenomeni, costruisce teoremi su ipotesi di reato, su situazioni giudicate terreno di coltura di comportamenti illeciti secondo valutazioni moralistiche dettate da un codice etico discrezionale che nulla ha a che fare con il codice penale, bellamente accantonato per la gioia del panpenalismo populista. Il cuore della vicenda ruota attorno al progetto del “Pirellino” (catapultato sotto accusa per presunte pressioni indebite), e alla nomina di Giuseppe Marinoni alla Commissione Paesaggio che, secondo la Procura, sarebbe stata pilotata proprio da Sala e dall’assessore Tancredi che oggi ha rassegnato le dimissioni. Il Pd difende Sala e Schlein, con il consueto ritardo e per evitare di segnare troppo la distanza dall’alleato Conte, sostiene il sindaco, ma con cautela, chiedendo però un cambio di rotta. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Dietro al clamore mediatico si nasconde qualcosa di più profondo e assai poco in linea con le prove di reato: un’irresistibile alchimia di moralismo astratto, cultura del sospetto, invidia e pettegolezzo. Le accuse volano tra corridoi, talk show e chat WhatsApp, alimentate da un diffuso anticapitalismo di ritorno e dal risentimento verso chi – come Sala – incarna il manager, e verso Boeri, l’architetto “genio”, il promotore del rinnovamento urbano. Un sentimento tipicamente coltivato da una certa ala del Movimento 5 Stelle e da suoi epigoni lessicali, che vedono nel sindaco un nemico da smascherare, quasi volessero ribadire il loro primato moralizzatore. È l’idea nichilista secondo cui se Roma “fa schifo”, lo debba fare anche Milano per una sorta di assurda uguaglianza del disastro. Sala, artefice della rinascita post-Expo, rappresenta un campione della Milano che cresce, investe, innova. Le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 saranno l’emblema del successo della capitale lombarda, contrapposto alla sconfitta di Roma che per pregiudizio ideologico del sindaco grillino Virginia Raggi disse “No alle olimpiadi del mattone”, rifiutando la candidatura ai giochi estivi del 2024. L’ascesa vertiginosa di Milano, unico modello di metropoli italiana degna di reggere il confronto con altre capitali mondiali, con le quali condivide le inevitabili problematiche di uno sviluppo inarrestabile, ha posto sotto la lente d’ingrandimento di una magistratura ossessionata da finalità di moralizzazione preventiva, perfino innocue chat tra imprenditori e istituzioni, spingendosi a ravvisare nella supposta arroganza dei toni i germi della corruzione. Superata in questo dal M5S e dalle sue propaggini, lanciatissimi nella gara a chi urla più forte sulle presunte complicità: un moralismo ipertrofico che arriva a diffidare del progresso urbano, ostinato come una presunzione ideologica vestita di giustizialismo. All’interno del cosiddetto campo largo, emerge il cortocircuito tra l’ipocrita solidarietà garantista dal doppio standard di un ceto politico refrattario alla concretezza e le accuse campate in aria di un movimento interessato solo ad accaparrarsi voti. Nessun senso della realtà che consenta di capire la necessità e la normalità dei rapporti tra imprese e istituzioni, nessuna critica alle invasioni di campo della magistratura che invece di occuparsi di reati e crimini, a Milano ce ne sarebbe un gran bisogno, si preoccupa di etica sociale e arriva a criminalizzare lo sviluppo e l’impresa, creando un clima di incertezza e bloccando gli investimenti. Eppure, è inossidabile il ritornello “Siamo fiduciosi nella giustizia”. Il risultato? La cancellazione di ogni contesto, ogni presunzione di innocenza, ogni sfumatura. Questa inchiesta è la fotografia di una Milano divisa tra chi cavalca la nostalgia del “non fare”, della stasi, del progresso ostacolato e chi, come Sala, ha osato credere in una nuova città, come i sindaci che l’hanno preceduto. La narrazione che ne consegue è polarizzata, con il Movimento 5 stelle, etichettabile come il “partito degli sfigati”, che si erge a paladino della correttezza ma nella sostanza alimenta un clima di veleno antipolitico e regressivo, con una Milano che merita un dibattito più alto e meno slogan da bar.

572184
© Riproduzione riservata

I commenti pubblicati dai lettori su www.radiortm.it riflettono esclusivamente le opinioni dei singoli autori e non rappresentano in alcun modo la posizione della redazione. La redazione di radiortm.it non si assume alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti e fornirà, eventualmente, ogni dato in suo possesso all’autorità giudiziaria che ne farà ufficialmente richiesta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

RTM per il cittadino

Hai qualcosa da segnalare? Invia una segnalazione in maniera completamente anonima alla redazione di RTM

UTENTI IN LINEA
Torna in alto