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Incontro Merz-Meloni a Roma. La svolta tedesca…l’opinione di Rita Faletti

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A Roma, prima della cerimonia di intronizzazione di Leone XIV, il neo cancelliere tedesco Friedrich Merz ha incontrato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Smentendo le insinuazioni diffuse da Welt circa l’esclusione dell’Italia dai partner strategici della Germania, insinuazioni che i socialdemocratici dell’Spd entrati nel patto di Governo con il partito del cancelliere, l’Unione dei cristiano democratici (Cdu/Csu), hanno gradito perché marcherebbero le distanze dal partito di Meloni, Merz ha confermato l’importanza della collaborazione con l’Italia e la vicinanza alla presidente del Consiglio, che aveva auspicato la sua elezione in virtù della visione condivisa su temi oggi fondamentali in Europa. Con Merz, dopo la fase di dormiveglia scholziana, la Germania fa una svolta e torna a farsi sentire con un programma chiaro e concreto presentato al Bundestag dal nuovo cancelliere. Un programma che affronta la questione del declino economico scommettendo sul capitalismo, la crescita, la tecnologia, l’innovazione, l’apertura dei mercati dissociandosi dai divieti e dall’isolazionismo trumpiani a favore della cooperazione internazionale. Un programma che punta alla lotta agli estremismi populisti di destra e sinistra che destabilizzano, minacciano la democrazia e la libertà, sostengono le dittature, contribuiscono alla disintegrazione delle regole a favore del diritto del più forte. A questo proposito, Merz dichiara che compito della Germania e dell’Europa è sostenere Kyiv senza limiti temporali, con l’invio di armi moderne, sistemi antiaerei e tecnologie di difesa e accelerando il processo di adesione dell’Ucraina alla Ue. Un programma che non sottovaluta le mire imperialistiche di Putin. “Chi pensa che la Russia si accontenterebbe di una vittoria sull’Ucraina si sbaglia. Basta pensare agli avvelenamenti, agli omicidi avvenuti in molte città europee, agli attacchi informatici, alla distruzione fisica di cavi sottomarini ad opera della flotta ombra russa, allo spionaggio, al sabotaggio, alla disinformazione”. Un programma che affronta il tema dell’immigrazione con pragmatismo e senza ideologismi. Merz propone la selezione nell’accoglienza, la perdita di benefici a chi rifiuta un’offerta di lavoro, lo stop agli abusivi del welfare “che vengono in Germania solo per approfittare dei sussidi”. Il cancelliere promette più controlli, più restrizioni, più respingimenti, espulsioni più rapide e rimpatri veloci, una gestione ordinata e realistica. “La Germania è e sarà un paese di immigrazione, ma se negli ultimi 10 anni la società è stata travolta da un’immigrazione incontrollata eccessiva e da una immigrazione di persone poco qualificate nel mercato del lavoro, dobbiamo invertire la rotta”. Un programma in cui l’integrazione è considerata un processo ineludibile e obbligatorio: dove le persone vivono insieme è necessario ci sia un orizzonte di valori comuni. Un programma che pone l’accento sulla costruzione della deterrenza, perché la forza scoraggia gli aggressori, la debolezza li invita. Quindi implementare la difesa sarà un obiettivo da raggiungere all’interno dell’Ue e della Nato. Un programma che getta uno sguardo sul contesto globale in cui la Cina ambisce a un ruolo egemone e la vicinanza tra Pechino e Mosca sta crescendo in modo preoccupante vede nella stabilità nella regione indo-pacifica la condizione indispensabile per la libertà e la sicurezza delle rotte commerciali. Un programma che impone la diversificazione delle catene di fornitura e la riduzione delle dipendenze unilaterali in un ordine internazionale che sta cambiando. Un programma che dichiara guerra all’intollerabile antisemitismo che, in forme vecchie e nuove, si manifesta ogni giorno nelle strade e nella sfera pubblica tedesca, perfino nel campo dell’arte e della scienza. “Questo dovrebbe farci vergognare”. Merz chiede alla Germania responsabilità verso la propria storia: “La Germania deve essere un rifugio sicuro per gli ebrei. In questo contesto, vorrei dire qualche parola su Israele: lunedì, alla presenza del presidente israeliano Isaac Herzog, abbiamo ripercorso 60 anni di relazioni diplomatiche con lo stato di Israele. Quel giorno, durante la cerimonia, il presidente federale Steinmeier parlò di un miracolo. Sì: il riavvicinamento diplomatico e, a maggior ragione, il partenariato che esiste da diversi decenni tra Germania e Israele, sono un miracolo. Ma è anche un dono dello stato di Israele, della società israeliana, che noi della Repubblica federale non avremmo potuto sperare. Per la Repubblica federale di Germania ciò significa che l’esistenza e la sicurezza di Israele sono la nostra ragion d’essere. Il 7 ottobre questa responsabilità storica è diventata ancora una volta molto concreta. Quel giorno Israele venne attaccato nel modo più barbaro. I sopravvissuti all’Olocausto hanno visto i loro cari tenuti in ostaggio da Hamas. Vorrei quindi dire ai nostri amici israeliani: siamo fermamente dalla parte di Israele”. Un programma che credo Meloni condivida in molte parti e l’Europa dovrebbe fare suo se vuole difendere la propria posizione nel mondo.

 

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