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Leone XIV, il Papa della rinascita spirituale…l’opinione di Rita Faletti

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Il Conclave lungo “Perché non ci conosciamo” è stato smentito al quarto scrutinio, dopo sole 26 ore, il tempo impiegato dai cardinali nel 2005 per convergere sul nome di Joseph Ratzinger. Previsioni scommesse e bookmaker superati dallo sbuffo di fumo bianco che ha iniziato ad uscire dal comignolo più famoso e fotografato, mentre lo scampanio festoso inondava piazza San Pietro che si riempiva di fedeli, turisti e curiosi. Alle 19.15, il mondo ha appreso dalla voce del cardinale Dominique Mamberti il nome del successore di Francesco. E’ Robert Francis Prevost, che ha scelto di chiamarsi Leone XIV, il 267esimo pontefice, il primo americano nella storia della Chiesa e il primo agostiniano. Con gli abiti solenni della tradizione e gli occhi lucidi per la commozione, che rivelano la tenerezza del cuore, il Papa eletto si è affacciato alla Loggia delle Benedizioni per farsi conoscere e rivolgere ai fedeli il suo saluto: “La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto”. Con la semplicità di chi si affida a Dio, “Siamo tutti nelle mani di Dio”, l’umiltà che contraddistingue l’ordine agostiniano e la chiarezza del pensiero sviluppata nello studio della filosofia, nel suo primo discorso da Papa, Leone XIV ha indicato i punti più significativi del percorso della sua Chiesa: la pace a tutti i popoli, a tutta la terra, una “pace disarmata e disarmante”, la costruzione di “ponti” che favoriscano il dialogo tra i popoli, “l’umanità necessita di ponti per essere raggiunta da Dio” e le porte della Chiesa sempre aperte a tutti quelli che ne hanno bisogno. Parole decise che si accordano al ritratto che si compone di questo Vicario di Cristo via via che si scopre la sua vita prima che tra 133 cardinali lo Spirito Santo decidesse di affidargli la responsabilità di guidare la Chiesa. Nordamericano, nato a Chicago ma di famiglia con origini francesi, italiane e spagnole, formazione occidentale quindi, una laurea in matematica  non così comune tra i porporati, capo del Dicastero dei vescovi con esperienza di governo, amministrazione e organizzazione, quindi capace di mettere ordine, rimettere assieme i cocci della Chiesa tedesca che minaccia uno scisma, rattoppare e sistemare, unire, creare ponti all’interno della Chiesa, tra conservatori e progressisti, tra le Chiese, creare ponti tra le due Americhe, tra America e Europa e ripartire dalla fede, perché non è la Chiesa ad essere in crisi, ma la fede, come diceva Benedetto XVI. Ripartire dalla figura di Cristo mettendo da parte le proprie ambizioni e “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. Straordinaria la prima omelia di Leone XIV. Non una parola sul clima o sul capitalismo che crea diseguaglianze, nessuna considerazione sociologica. La fede al centro. E per concludere, 20 anni da missionario in Perù. “La mia vocazione, come quella di ogni cristiano, è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova”.

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2 commenti su “Leone XIV, il Papa della rinascita spirituale…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Leone XIV ha ripetuto la parola pace 10 volte nel suo discorso. Come cercherà di fermare secondo lei le due grandi guerre che sono diventate tre e le altre in giro per il mondo?

  2. Se fossi in grado di rispondere scriverei un libro perché nella risposta è il significato del pontificato di Leone XIV. Posso dire l’impressione che ho avuto ascoltandolo, osservando i gesti misurati e soprattutto lo sguardo fermo pur nella commozione, quando si è mostrato alla piazza dopo la nomina. Nessun “buona sera” né “buon pranzo”, frasi che stridono con il ruolo di successore di Pietro. La Chiesa cattolica è sopravvissuta ad attacchi esterni, alle lotte di potere, alla corruzione conservando i simboli dell’autorevolezza e del potere spirituale, la mozzetta rossa, la stola, la croce d’oro, che non sono inutili orpelli e non in contrasto con la missione del Vicario di Cristo né con l’umiltà che riflette la posizione di servitore di Dio e dei fedeli. Si commette l’errore di scambiare per umiltà la semplicità e il minimalismo dell’abito, tant’è che uno intervistato in Piazza San Pietro dopo il discorso di Leone XIV ha detto: “L’ho visto come una persona comune”. Il successore di Pietro non è e non deve essere una persona comune, per gli stessi motivi per cui un maestro non è come un suo scolaro e un generale non è come un soldato semplice. L’umiltà indubbia di Prevost prescinde dal porsi al livello dell’uomo della strada. La sua missione nel mondo, in particolare in questa fase di confusione, è predicare il Vangelo, avvicinare alla figura di Cristo, far comprendere il significato potente del sacrificio della Croce, sottolineare la natura divina e umana di Gesù, il suo essersi fatto uomo per salvarci e indicare la via della fede. Chi guida non può essere come chi è guidato. Bisogna farselo entrare in testa prima di dire scemenze populiste. Questo Papa non è Bergoglio, che giustificò la strage di Charlie Hebdo con le vignette di Maometto. Escludo che Leone XIV potesse mai non solo dire ma pensare trivialità da bar dello sport. Per tentare di rispondere alla domanda sulla pace, credo che Leone XIV vada letto partendo dalla prima omelia, una forte dichiarazione di fede, sostenuta da una robusta preparazione teologica e da profonda cultura. E’ anche significativo il nome che ha scelto per sé: Leone. Nella storia della Chiesa 13 Papi hanno adottato quel nome, che evoca la forza e il coraggio di cui la Chiesa oggi ha bisogno. Spero davvero che Leone XIV riesca, come Leone I Magno riuscì a fermare Attila alle porte di Roma con la forza della parola e il coraggio, a fermare le guerre con la forza della fede, la creatività della parola e l’autorevolezza che gli derivano dalla misura, dalla calma e dalla riflessione, oltre che dalla conoscenza del mondo e dell’uomo. Penso, anche, che l’appartenenza all’ordine agostiniano, “Sono un figlio di Sant’Agostino”, lo collochi molto distante dal pacifismo populista di estrema destra e estrema sinistra sui temi della pace e della guerra. Dice Agostino: “Che c’è di condannabile nella guerra? Forse, la morte di uomini condannati a morire presto o tardi? No, ciò che è colpevole è il desiderio di far danno ad altri uomini, l’amore crudele della vendetta, lo spirito implacabile e nemico della pace, la ribellione selvaggia, la passione del dominio e del comando. Questi crimini devono essere castigati, e questa è appunto la causa per cui, per ordine di Dio e di una autorità legittima, i buoni si vedono obbligati a intraprendere talvolta alcune guerre”. Il santo distingue l’aggredito dall’aggressore e riconosce al primo il diritto all’autodifesa. Una posizione netta che rifiuta implicitamente la pace come resa, suggerita da Bergoglio. Per concludere, l’orientamento su temi cruciali come le guerre in Ucraina e in Medioriente, il rapporto con Israele e la lotta all’antisemitismo, saranno gli elementi che definiranno questo papato.

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