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La terra iblea nelle Odi di Domenico Pisana…di Lamia El Sherif

Tempo di lettura: 2 minuti

Domenico Pisana, con Odi alle Dodici Terre, Il vento, a corde, dagli Iblei, Seconda Edizione 2024, Armando Siciliano editore, ci offre un’opera poetica che va oltre la semplice celebrazione di luoghi fisici, trasformandosi in un’esplorazione intima e spirituale delle terre iblee. Questo libro rappresenta un viaggio attraverso i paesaggi, la storia e l’anima della Sicilia sud orientale, arricchito dalla prefazione di Pietrangelo Buttafuoco, dalle traduzioni in inglese di Floriana Ferro e dalle opere pittoriche di Piero Guccione.

Struttura dell’Opera e Tematiche Principali

L’opera è suddivisa in sezioni che esplorano dodici località emblematiche della provincia di Ragusa, fra le quali Ragusa Ibla, Marina di Ragusa, Comiso e Santa Croce Camerina, Scicli e Modica, quest’ultima terra natale del poeta. Ogni luogo diventa un palcoscenico per narrare storie e stimolare riflessioni profonde. Le tematiche delle poesie variano dall’amore per la bellezza naturale e artistica alla memoria storica. Pisana ci guida attraverso vicoli barocchi, campi di grano mossi dal vento, mari scintillanti e architetture che sfidano il tempo, offrendoci un quadro vivido e lirico. Tra i temi più ricorrenti si evidenziano:
1. Il legame con la terra: Le poesie celebrano la Sicilia come una madre generosa e sofferente, invitando il lettore a vedere la natura non solo come una risorsa, ma come un elemento sacro da amare e proteggere.
2. La memoria storica: Pisana intreccia passato e presente, narrando storie di antiche dominazioni, terremoti, migrazioni e rinascite. Le dodici terre diventano custodi di una memoria collettiva che l’autore desidera preservare dal rischio di essere dimenticata.
3. La dimensione umana e spirituale: Attraverso il linguaggio poetico, Pisana riflette sull’essenza dell’esistenza, sulla sofferenza degli ultimi e sulla capacità dell’uomo di trovare bellezza anche nelle ferite più profonde.
4. L’immigrazione e l’integrazione: Il poeta affronta con sensibilità il tema dell’accoglienza e della convivenza, osservando come alcune terre, come Santa Croce Camerina, siano diventate rifugi per chi cerca un futuro migliore.

Lo Stile e il linguaggio

Lo stile di Domenico Pisana si caratterizza per una musicalità profonda e una ricchezza di immagini suggestive. La sua poesia riesce a essere sia descrittiva che metafisica, fondendo dettagli concreti – come il profumo del grano appena mietuto o il canto delle cicale – con riflessioni di carattere universale. Il linguaggio è spesso carico di simbolismo, come nell’ode dedicata a Ibla, dove l’antica città è paragonata a un “gioiello senza tempo”, incastonato tra passato e presente. La sintassi, fluida e armoniosa, guida il lettore in un viaggio visivo e sensoriale, rendendo tangibili i luoghi descritti.

Il Dialogo tra Poesia, Arte e Traduzione

Un aspetto caratteristico di Odi alle Dodici Terre è il dialogo tra poesia e altre forme artistiche. Le opere di Piero Guccione, con la loro abilità di catturare i colori e le atmosfere siciliane, esaltano la potenza visiva dei versi. La traduzione in inglese di Floriana Ferro rende l’opera fruibile a un pubblico internazionale, preservando la delicatezza e l’intensità del testo originale.

Poesie Chiave dell’Opera

• “Alla Terra”: Un inno alla natura, considerata un elemento sacro e fondamentale, che invita a vivere in sintonia con il nostro pianeta.
• “Canto dal Sud Est”: Un’ode che unisce bellezze naturali e ricordi storici, richiamando il legame profondo tra l’uomo e la terra.
• “Al Castello di Donnafugata”: Una descrizione poetica del famoso castello, che diventa simbolo di sogno e memoria, oscillando tra un passato aristocratico e un presente turistico.

Valore Culturale e Messaggio Universale

Questo libro celebra la Sicilia, ma si propone anche come un invito a riflettere sulle nostre origini, sull’importanza della memoria e sull’amore per la bellezza. Le terre iblee, con le loro storie e i loro paesaggi, si trasformano in metafore di esperienze comuni: il desiderio di appartenenza, la ricerca di armonia e la capacità di resistere di fronte alle difficoltà.
Odi alle Dodici Terre non è semplicemente un libro di poesie; è un’esperienza che coinvolge i sensi, la vista e la mente, portando il lettore in un viaggio unico. Con una voce lirica e appassionata, Domenico Pisana riesce a trasformare luoghi reali in simboli universali, rendendo omaggio a una terra che tocca il cuore di chiunque sia pronto ad ascoltarla.

Lamia El Sherif

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Lamia El Sherif è professoressa di letteratura comparata italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Helwan e attualmente è direttrice del Dipartimento di Italiano presso la Facoltà di Linguistica dell’Università di Badr. Ha partecipato a numerosi convegni, tra cui: “Cent’anni dalla nascita di Naguib Mahfouz” (dicembre 2011), “La cultura italiana in Egitto prima e dopo la rivoluzione della primavera araba” (ottobre 2012), “Africa secondo noi” (novembre 2013), “Letteratura, Traduzione & Lingua” (dicembre 2015), “Dante e il mondo arabo: 700 anni dopo” (ottobre 2021).Lamia El Sherif è anche membro della giuria del Premio Refaa per la traduzione (2018), della giuria del Premio Giovani per la traduzione (2018), della giuria del Premio Fiera del Libro (2019), e del Premio Strega (2020).
Ha svolto numerose attività di traduzione di opere italiane, tra cui: Le storie di Jufà (2019), La letteratura araba contemporanea dalla Nahda a oggi (Centro Nazionale della Traduzione, Il Cairo, 2019), Italia patria degli scienziati (Dar El Shorok, 2010), L’Occidente nella cultura araba (Centro Nazionale della Traduzione) e Le tre città di Farah Antun (2024, Istituto di Nallino, Roma, Italia).
Svolge inoltre attività di supervisione su ricerche scientifiche riguardanti la letteratura italiana e la letteratura comparata italiana.

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© Riproduzione riservata

1 commento su “La terra iblea nelle Odi di Domenico Pisana…di Lamia El Sherif”

  1. Orazio ispettore privato

    Anche a me , in modo molto più semplice e dimesso , durante le mie passeggiate investiganti , occhiali neri , giubbotto nero e di pelle , macchina fotografica a tracolla, mi è capitato di meditare e contemplare i nostri meravigliosi paesaggi , osservare Modica non solo le case d ‘interesse investigativo , da una suggestiva “spianata” e vederla sempre uguale , nonostante abbellita dal rifacimento di numerose facciate , sempre uguale ma paradossalmente cambiata , cambiata nel riflettere sensazioni e emozioni diverse da quelle calde e suggestive di un tempo , dove il passato attraverso le case e gli edifici sembrava essere fuso con il presente . Modica adesso mi sembra appena nata e figlia dei tempi moderni e ostentare con orgoglio , quello che una volta era custodito da una fierezza collettiva intima e riservata. Mi sembra come certe turiste straniere che sedendosi non stringevano le gambe . E difficile oggi cogliere le sensazioni che le energie emanate dai fatti incidono per sempre come in un disco di vinile nei muri e nelle vie . La voce di una bambina , che piangeva e che correva veloce tra le scale , mentre l acqua del rubinetto scendeva sui panni e un vento sfiorava le case , l ‘ incedere lento del contadino che con il suo asinello tornava stanco dai campi , il sudore , i sacrifici , le fave date come retribuzione. Adesso i discendenti dovranno pagare di più per quell ‘altro discendente che ha tenuto conto molto per sé , diversamente dell ‘omonimo del santo di Padova , che lo inviterò a tornare sindaco. Forse la macchina del tempo esiste già, ed è questa sensibilità a cogliere e tradurre le sensazioni e le emozioni , che energie ancestrali hanno inciso nelle cose e nei paesaggi , qui si coglie uno spirito fiero e forte e indomito , che ha affrontato i secoli e le difficoltà, con sacrificio e sudore , molto più dello spirito di chi si pasceva delle fatiche del contadino e di dolce far niente , compiacendosi di non essere come lui , ma colto e educato e religioso . Hanno lasciato magnifici monumenti barocchi a ostentare il loro stato e dai balconi barocchi , sculture antropomorfe sembrano beffarsi da secoli incutendo timore e soggezione , ai passanti meno ambiente che volgevano in alto lo sguardo .

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