
Giorgio Petrolo, professionista modicano con la passione per l’estetica, è autore di un libro in cui ricostruisce, da autodidatta, lo spaccato esistenziale della sua vita, avendo il coraggio di intercettare le radici più profonde della sua anima al fine di contrastare la paura e avviarsi verso orizzonti di cambiamento.
Il suo libro, dal titolo, “Supera il timore. Trova la forza di cambiare”, 2024, è un racconto di cronache, di tecniche di meditazione e di espressione artistica e corporea da lui sperimentate, che gli hanno permesso di seguire un processo di scoperta del proprio Sé grazie alle frequentazioni dell’Istituto di Siena intestato a Osho, professore di filosofia indiano fino al 1966, che abbandona la carriera accademica per girare il mondo come maestro spirituale, dichiarando di aver vissuto, ventunenne, l’esperienza mistica dell’illuminazione, cioè il raggiungimento di un particolare stato di vita centrato sul rapporto tra l’io e il sé tipico della religione buddista.
Petrolo – prendendo a prestito Eugenio Montale, citato nella epigrafe del testo – afferma che “…Licenziando queste cronache / ho l’impressione di buttarle nel fuoco / e di liberarmene per sempre”. La struttura teleologica del libro Supera il timore, poggia su sei brevi capitoli, i cui titoli esprimono già una dichiarazione di narrativa portatrice di tematiche che oscillano tra psicologia, spiritualità e religiosità: “Il coraggio di scegliere”, “Il Se e l’Io”, “La trappola della speranza”, “La scelta nel presente”, “La ricerca interiore” “Rajiv e la consapevolezza di ciò che non è visibile”.
Il lettore si trova di fronte ad un testo “sui generis”, non inquadrabile in un ambito specifico perché si sviluppa ora come saggio ora come narrazione di esperienze, ora come paesaggio dell’anima ora come guida alla maturazione interiore, ora come dialettica tra individualità e alterità, ora come dialoghi ora come parenesi a “vivere – scrive l’autore – con sempre maggiore autenticità”.
Certo è che si tratta di un volume che nelle sue 110 pagine offre al lettore spunti di riflessione interessanti e stimoli ad una vita autentica, che Petrolo, pur ritenendosi cristiano, racconta di aver maturato attraverso il contatto con forme di spiritualità e di intensità psicologica da lui assimilate.
La copertina del libro contiene già in sé l’indicazione di un percorso: la parola “timore” è polisemantica; per l’autore non si identifica con la paura che assale soprattutto quando ci si trova di fronte un pericolo e si cerca di reagire, ma come l’emozione più vicina al concetto di ansia, la quale ha in sé una sorta di attesa di fondo, preoccupata e apprensiva, verso un potenziale problema che potrebbe presentarsi. Riuscire a pensare agli aspetti positivi di un problema che si teme, riesce in qualche modo a controbattere il timore di fondo e a far sperare che possa esserci davvero un cambiamento. L’immagine del Minotauro in copertina, è in fondo una figura che simboleggia la convivenza dentro l’uomo di una doppia natura: umana e razionale da una parte, bestiale e istintiva dall’altra. Coinvolgente appare già il racconto dell’autore nelle pagine del primo capitolo:
“Molto presto –scrive Petrolo – ho sperimentato e affrontato questa paura, che oggi chiamo timore, ma la voglia di scoprire nuovi mondi era sufficientemente grande da darmi coraggio. Da ragazzino desideravo diventare leader nel mio lavoro di parrucchiere, ero spinto da una grande passione. Nel 1991 sentii parlare della più importante accademia per hair stylist: la Vidal Sassoon, situata nel cuore di Londra, dove era possibile all’epoca apprendere il metodo di taglio Sassoon. Era di certo lì che sarei dovuto andare! Così mi organizzai e, impavidamente, partii per il Regno Unito. Fu la prima vera volta in cui sperimentai il timore, giacché uscii dai confini della mia zona di comfort. La paura era tanta e il tremore iniziava a farsi sentire, ma decisi di intraprendere il mio viaggio (p. 18).
Ecco, il coraggio non è per l’autore mancanza di tremore ma “la forza interiore che spinge” al confronto con la possibilità di commettere errori; ed è con questo timore che Giorgio Petrolo si candida come hair stylist nazionale per L’Oréal Professionnel:
“…Sono riuscito a ottenere un colloquio a Milano, eravamo cinquanta candidati – racconta Petrolo – e ognuno doveva presentare un lavoro tecnico-stilistico. Mi sono preparato con grande impegno, mi sentivo piccolo in mezzo a tanti colleghi pieni di grinta e ambizione. Avevo piena volontà di superare l’esame e arrivare tra i primi tre. Ho quindi esposto il mio lavoro in pedana davanti a una platea di giudici e colleghi: superato il tremore iniziale, sono riuscito a portare a termine il lavoro. Sono arrivato primo in classifica e – oltre a entrare a far parte del gruppo di stilisti nazionali L’Oréal – ho ricevuto l’invito a lavorare al Cacf di Bologna, una prestigiosa associazione nazionale…”pp.31-32.
Un’impronta filosofica di connotazione filo buddista pervade il secondo capitolo, dove l’autore intraprende un viaggio sul tema dell’identità nel quadro del dualismo tra il Sé e l’Io, viaggio che sembra riassumere le quattro nobili verità (del dolore, della sua origine, della sua estinzione, della sua via per estinguerlo) su cui si fonda la dottrina di Budda.
Nella filosofia buddista il desiderio è una categoria portante; i testi buddisti affermano infatti che tutto è dolore, che il dolore è causato dal desiderio e che può essere estinto se si pratica un ottuplice sentiero di meditazione consistente in: retta fede, retta decisione, retto parlare, retto agire, retto modo di sostentarsi, retto sforzo, retta attenzione, retta meditazione.
Questi otto sentieri consentono, secondo il buddismo, di acquisire consapevolezza del proprio “Io” e di sperimentare uno stato di illuminazione del proprio “Sé”. Budda significa, infatti, “l’Illuminato”, più esattamente il “Risvegliato”: il vero nome di Budda era Siddharta Gautama, nato a Lumbini a circa 20 km dal confine indiano, e vissuto tra il 560 e il 480 a.C.; egli scopre che attraverso la meditazione da lui sperimentata si può superare il dolore, il timore e giungere all’illuminazione e al risveglio del proprio “Sé”.
La categoria portante del secondo capitolo del libro di Petrolo va dunque proprio in questa direzione; infatti, il desiderio – scrive Petrolo – “nasce da un senso di mancanza o incompletezza” e una volta soddisfatto “ne emerge un altro, in una catena senza fine che – prosegue Petrolo – ci tiene prigionieri della nostra insoddisfazione”, determinando una “condizione di schiavitù”, facendo diventare l’uomo “pecora nel gregge” e rendendo la sua vita “pervasa di malinconia e scandita da un susseguirsi di nevrosi, rabbia e tristezza”.
“La serenità e la felicità – secondo l’autore – vengono raggiunte quando si ottiene una piena consapevolezza di sé, detta anche illuminazione del Sé”, termine di impronta buddista che Petrolo utilizza per indicare un essere che ha raggiunto il massimo grado della propria consapevolezza. Interessante il racconto che l’autore fa di se stesso in ordine a questo meccanismo interiore, e lo fa con la testimonianza di uno dei suoi dualismi, quello tra l’io e il sé che si può leggere nelle pagine 54-55:
“Sono il quarto di cinque figli. In famiglia – racconta Petrolo – nessuno aveva scelto di continuare gli studi, e a quattordici anni sperimentai un malessere interiore. Mio padre, un uomo deciso, aveva stabilito che nemmeno io avrei dovuto frequentare le scuole superiori solo per mantenere una sorta di parità tra i fratelli. Quindi seguii le loro orme lavorando nell’edilizia per sei mesi. Tuttavia dentro di me c’era un richiamo più forte.
Il mio vero Sé, autentico e appassionato, desiderava qualcosa di diverso: volevo diventare un hair stylist! Lottai con me stesso cercando di convincermi che mio padre avesse ragione, che guadagnare abbastanza e avere una posizione autonoma fosse la strada migliore.
Eppure la sofferenza cresceva, era insostenibile. Così affrontai mio padre. Finimmo per litigare, ma alla fine ottenni il suo consenso per seguire la mia passione. Stavo iniziando – prosegue Petrolo
– a realizzare i miei sogni e il mio vero Sé scegliendo di non soddisfare né il desiderio altrui, né il desiderio del mio Io (non dispiacere a mio padre). In seguito ho vinto i miei primi trofei e mi sono affermato come leader professionista nella mia città. E poi il grande salto: sono stato promosso a stilista nazionale per L’Oréal Professionnel. Ogni giorno ho imparato che la lotta tra il Sé autentico e le aspettative esterne è una sfida che vale la pena ingaggiare”.” (pp. 54-55).
Nel terzo capitolo, La trappola della speranza, Petrolo focalizza alcuni aspetti ben precisi. In che senso la speranza può essere una trappola! Diventa tale perché – scrive l’autore – “nonostante sia una virtù che sostiene la persona nei momenti difficili, può talvolta trasformarsi in un rifugio temporaneo che allontana dalla realtà dei problemi; così la speranza diventa una quiete illusoria, un velo che oscura la vista della strada da percorrere per uno sviluppo personale”.
Per non cadere nella trappola è necessario bilanciare il rapporto tra speranza e azione, trattandosi di due facce della stessa medaglia: mentre la speranza dà la forza di affrontare le sfide, l’azione permette di trasformare tale speranza in realtà. Tuttavia a volte – secondo Petrolo – “ci aggrappiamo alla speranza quando temiamo le conseguenze delle nostre scelte. Forse è una sorta di protezione psicologica, ma è importante bilanciare entrambi gli aspetti. Bisogna avere il coraggio – sostiene l’autore – di agire anche quando le conseguenze sono incerte; solo così possiamo influenzare il futuro. Sperare senza agire può portare a uno stato di passività, dove rimaniamo in attesa che qualcosa cambi senza far nulla per influenzare il risultato”.
Un invito a “scegliere il presente”, a saper cogliere l’hic et nunc della vita, cioè il qui ed ora degli attimi esistenziali proviene dal quarto capitolo. Per Giorgio Petrolo vivere il momento presente , il qui e ora “permette di apprezzare la vita in tutte le sue sfumature, di prendere decisioni consapevoli e di agire con intenzione. La consapevolezza del presente è una pratica che può portare ad una vita più ricca e significativa, nonché a sperimentare la gioia e la pace interiore”.
L’autore racconta, in questo quarto capitolo, la sua esperienza in Scientology, un’organizzazione religiosa che promuove in tutto il mondo le credenze ideate dal suo fondatore, L. Ron Hubbard, uno scrittore di romanzi di fantascienza e fantasy nato nel 1911 in un paesino del Nebraska, la cui dottrina si offre come “percorso di riscoperta e risveglio spirituale”; l’autore narra di essersi avvicinato a Scienthology quando all’età di 28 anni si trovava a Milano per un corso professionale, ma se ne allontana subito essendo resosi conto dei rischi e dei pericoli cui andava incontro nel seguire una religione poggiata su un indottrinamento pieno di divieti, abusi e manipolazioni della mente e forte disorientamento.
La narrazione di Giorgio Petrolo focalizza anche il momento della sua crisi familiare travolto da pensieri e sensi di colpa. L’autore vive un forte conflitto tra il Sé e l’Io, una sorta di “inferno personale” trovando una nuova prospettiva nelle riflessioni salvifiche di Osho, che lo spingono “a perseguire la libertà personale e l’autenticità”; le parole del filosofo indiano riecheggiano dentro di lui e gli fanno prendere coscienza del suo cambiamento.
Negli ultimi due capitoli del volume l’autore sostiene, infine, che solo quando una persona è in sintonia con il proprio vero Sé si apre la strada alla gioia, alla gratitudine e all’amore e si sentirà connesso al tutto così da capire che i timori e i tremori che scuotono l’animo umano non sono “nemici da combattere, ma guide alla verità interiore” per la ricerca dell’autenticità mediante un cammino costante.
Per concludere, non può non apprezzarsi questo sforzo di Giorgio Petrolo che, pur non avendo studi specifici sull’argomento oggetto della sua attenzione, è riuscito, grazie al vissuto da lui sperimentato, a dar vita ad un testo di chiara impronta comunicativa ed esperienziale, avvalendosi, per supportare le sue considerazioni, anche di letture di scrittori di peso, tra i quali Osho, Ide Pascale e Umberto Galimberti; quest’ultimo nel suo libro “Il Paesaggio dell’anima”, afferma che è necessario andare al di là delle scienze psicologiche per recuperare l’irrazionale che abita la profondità dell’anima, così da accedere alla radice da cui si dipartono sia la ragione sia la follia.
Oggi il libro di Petrolo sembra dire al lettore che occorre recuperare la visione degli antichi, che avevano dato un’anima sia all’uomo sia al mondo, e nell’armonia delle due anime vedevano accadere quello che nel loro linguaggio chiamavano “bellezza”.
Il suo libro è un augurio e un invito a “esplorare, a crescere e a vivere con sempre maggiore autenticità”, prendendo coscienza del fatto che “il timore e il tremore possono essere i primi passi verso una vita piena e vera” in grado di fare da guida nell’esplorazione della propria “interiorità alla ricerca di quella scintilla di verità che ci rende unici e meravigliosamente umani”.
2 commenti su ““Supera il timore”: un libro che spinge a cambiare…di Domenico Pisana”
Onorato dell intervento esaustivo del prof Domenico Pissna. Grazie
Non sapevo di questo nostro talentuoso e brillante concittadino , che è riuscito a superare il varco della zona di confort , che a volte ahimè non è solo soggettiva ma collettiva , per dispiegare il suo talento e la sua creatività nel concreto e ad alti livelli , encomiabile la volontà generosa di condividere l’esperienza , per aprire orizzonti di realizzazione agli altri .La paura 😱 di uscire dalla zona di confort e sicurezza , ma anche dall ‘ordinario , ci impedisce di realizzare a pieno le nostre potenzialità ; una metacognizione chiara e precisa di noi stessi è la base da cui partire per poter realizzare la nostra individualità particolare e unica , mentre l ‘idea di noi stessi può essere pesantemente condizionata e minimizzata dal contesto socioculturale. Non ci piove ☔️ sul fatto che seguire e realizzare le proprie aspirazioni conduca a uno stato di tranquillità e pace, di gratificazione e soddisfazione relative e relativa felicità , ma è difficile credere che ottenuto questo tutto si fermi . La bussola del cammino segna ancora una direzione . La contemplazione dell ‘universo interiore potrebbe far perdere all ‘uomo il senso e la misura del suo essere creatura al cospetto della grandezza incommensurabile del creatore e cercare in sé stesso e nella realtà immanente la felicità è il senso definitivi , che invece stanno nell ‘accogliere l ‘amore infinito del creatore , predisponendo e lasciando purificare il proprio cuore per una comunione definitiva e eterna .