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Poesia e filosofia in dialogo/9 …di Domenico Pisana

La poesia non è filosofia, ma la contiene come “ domanda sull’esistenza”, come stupefazione per ciò che esiste, muta, diviene, si trasforma, si abbellisce e si distrugge.
Tempo di lettura: 2 minuti

Il rapporto tra poesia e filosofia è qualcosa che non appassiona molto i poeti. In realtà, la questione merita approfondimenti e argomentazioni che non possono certamente essere fatte in questa sede, che tuttavia spingono a qualche riflessione.
Io credo che la poesia e la filosofia abbiano elementi in comune. Entrambe, infatti, hanno in comune la vita e le domande su di essa, il problema della conoscenza e, in particolare, la meraviglia, stando a quanto si evince dal testo del Teeteto di Platone e dal primo libro della Metafisica di Aristotele, in cui si parla della meraviglia come origine della filosofia, del domandare circa il senso delle cose e del Tutto. A mio avviso, sia il filosofo che il poeta hanno il “senso dell’intus-ire”, cioè dell’entrare dentro, del “leggere dal di dentro” la realtà e la vita nella sue articolazioni più variegate, ecco perché entrambi provano “meraviglia”, concetto, questo della meraviglia, che rimanda ad una inquietudine, ad uno sgomento che nasce dall’angoscia nei confronti del dolore, del male, della vita e della morte, della materia e dello spirito, dell’anima e del corpo, “del divenire incessante di ogni cosa, – direbbe Emanuele Severino – e dell’annientarsi di tutto ciò che appare e quindi anche dell’uomo, che è colui che pone questa domanda”.
Il poeta non può e non deve avere paura della filosofia. Lo stesso Platone era, a suo modo, un poeta, si cimentò nella scrittura di tragedie che poi ripudiò, e anche nelle sue opere filosofiche fu attratto dal fascino della parola poetica, atteso che egli fece molto uso del mito.
Se è vero, però, che filosofia e poesia hanno elementi comuni, è altresì vero che si distinguono, perché la poesia è una “mantica”, ha cioè una ispirazione diremmo soprannaturale che viene dalla Musa, mentre la filosofia è una “episteme”, termine che indica un concetto , una conoscenza certa, un sapere diremmo scientificamente fondato.
Io credo di più, ma è solo una mia visione personale, al poeta che con i suoi versi tende non ad elaborare concetti o un sapere nel senso epistemologico, cosa che lo ridurrebbe ad un trasmettitore di parole, ma che riesce , mosso dall’ispirazione, a dire e non dire; nella poesia i sentimenti, le cose, gli oggetti e le figure al tempo stesso sono e non sono, sono quel che appaiono ma rimandano ad altro, sono analogici, connotativi e denotativi, allusivi e “ri-creativi”, sono simbolici e – come direbbe Francesco Filia – fanno coesistere insieme due elementi che non potrebbero stare insieme, perché ogni cosa nella parola poetica è se stessa ma rimanda anche a qualcos’altro d’indeterminato”, e aggiungo io ad un “oltre”, ad un “inaccessibile”, ad un “indecifrabile”, al mistero.
La poesia non è filosofia, ma la contiene come “ domanda sull’esistenza”, come stupefazione per ciò che esiste, muta, diviene, si trasforma, si abbellisce e si distrugge, e come “meraviglia” per ciò che ci circonda; solo chi riesce a trasfigurare la realtà e i sentimenti della vita con una versificazione che, evitando la narrazione, indirizza lo sguardo su un “più in là” di montaliana memoria che altri non intuiscono, egli vive e ci offre la poesia come realtà universale.
La stessa opera di Dante presenta, ad esempio, una connotazione anche filosofica; si pensi al concetto di “Donna gentile” di boeziana memoria; si pensi alla profonda visione filosofica e teologica che è alla base della Divina Commedia, del De Monarchia e del Convivio ; senza questa Weltanschauung, il sommo Dante non sarebbe intellegibile: ogni verso della Divina Commedia ha una sua filosofia e teologia di fondo.
La filosofia non è poesia, ma la contiene, perché la filosofia non è qualcosa di astratto, né mera speculazione, ma risponde allo specifico umano, alle domande più forti che si agitano dentro il cuore dell’uomo. Condivido pienamente, in tal senso, quanto sostiene il già citato Francesco Filia in “laletteraturaenoi”, quando dice che “La filosofia e la poesia sono dimensioni dell’uomo in cui è possibile – raramente e con molta fatica e dedizione, senza farsi irretire dal facile autocompiacimento e narcisismo – ritrovare lo spazio di un domandare libero e autentico, pur mantenendosi distinte. Il dialogo tra filosofia e poesia non deve esplicitarsi nella produzione di poesie filosofiche o, viceversa”. La poesia, senza filosofia, rischierebbe di ridursi ad un semplice sfogo dell’animo, a qualcosa di inessenziale nella vita, ad un passatempo intimistico e solipsistico privo di riflessi nel tessuto dell’esperienza personale e sociale.
Chiaramente tutte queste riflessioni non vanno prese come condizioni precostituite per fare poesia, o per ingabbiarla in schematismi specifici, ma appartengono all’ordine di una riflessione teorica che ci viene da lontano, dalla grande tradizione poetico-filosofica e letteraria che sicuramente non può essere ignorata da chi vive la poesia come bisogno per comunicare con se stesso e con gli altri, come impegno per uno scuotimento dell’umano che è in tutti, e che può concorrere a tenere aperto il dibattito sul valore della poesia nel nostro tempo.

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1 commento su “Poesia e filosofia in dialogo/9 …di Domenico Pisana”

  1. Orazio ispettore privato

    Personalmente , credo che la poesia e la filosofia ,in sostanza , non siano niente di libresco o di scolastico e perciò stesso non debbano soffrire di un pregiudizio umano comune e diffuso : di essere privilegio esclusivo di eruditi e eletti , dotati di profonda cultura e quindi di sofisticati strumenti logici e espressivi e anche di case editrici che pubblichino i loro lavori letterari . Essendo entrambe dimensioni dell’essere umano riguardano tutti , della mente e dello spirito direi , che ci inducono , talvolta frequentemente, alla riflessione alla meditazione e alla contemplazione , in uno ricerca di senso e del senso . Immergersi in queste dimensioni , poetiche e filosofiche , ci aiuta a ritrovare la bussola e a decidere o riprogrammare , la direzione del cammino. .

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