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Carmelo Modica e il suo “Riso deriso“…di Domenico Pisana

Il linguaggio dello scrittore si muove tra denuncia e sorriso, verità e immaginazione, satira e ironia.
Tempo di lettura: 2 minuti

Carmelo Modica è una figura di spessore e di rilievo della città di Modica, un intellettuale di destra( sì di destra, atteso che gli intellettuali non sono solo a sinistra) e con una personalità vivace, battagliera, di forti capacità critiche e tendente sempre alla coerenza; insomma una personalità di respiro culturale, stimata da molti, ma anche criticata e avversata da altri.
In questo volumetto, dal titolo “Riso deriso”, l’autore offre all’attenzione del lettore sette articoli a suo tempo pubblicati sul mensile “Dialogo” diretto dal compianto Piero Vernuccio, e già inclusi in “Pietre nello stagno” , un libro “finalizzato – come scrive Carmelo Modica – a presidiare i luoghi della cultura locale come solitario convitato di pietra di una visione del mondo controcorrente.”
Nei sette articoli di “Riso deriso” , Carmelo Modica esprime un sentimento contrastante, ossia una mutazione del suo “habitus interiore” rispetto alla stesura stessa dei testi: se la loro fase generativa affondava le radici nella provocazione venata di allusioni misti a sorrisi seri e tristi, nel momento presente avverte, invece, un sentimento di amarezza poggiato sulla constatazione che ciò che nel passato era oggetto di denuncia, adesso è approdato ad una sorta di metabolizzata irrecuperabilità tipica del tempo presente.
Certo è che la scrittura di Carmelo Modica non ha mai guardato accomodamenti, e la sua ermeneutica sociale ha attraversato quasi cinquant’anni partendo dal suo punto di osservazione ora di consigliere comunale del MSI nel periodo di dominio della Democrazia Cristiana di Modica, ora di autore attivo di pubblicazioni, saggi, articoli di giornali, collaborazioni giornalistiche, ora anche di editore, mostrando spesso indignazione verso la mediocrità della politica. L’autore mette così il lettore di fronte a sette immagini, con un focus su tematiche e problemi della città di Modica.
Lo scritto di apertura, Colloquio paranormale con gli spiriti di corso Umberto, offre uno sguardo sulle elezioni del 2002 costruendo uno scenario semiserio dove rimbalzano, tra l’altro, “cavalli e cavallini” e un “manifesto gigante alla Berlusconi e alla Rutelli. In un primo momento – scrive l’autore – ci era sembrata la Lilly Gruber in una delle sue pose al TG”. Interessante e carico di ironia anche lo scritto Don Calogero e il professore, ove l’autore ipotizza, al fine di elevare la qualità delle persone che vogliono dedicarsi alla politica, un Corso di 180 ore finanziato dalla Regione sul “Profilo teorico pratico della figura del Consigliere comunale”: elemento fondamentale da accertare durante il Corso, “una severissima selezione attitudinale capace di misurare il grado di fedeltà e di sottomissione”.
L’autore riesce a maneggiare la frase Per il bene della città, applicandola all’uso che se ne è fatto nella città di Modica e facendo allusioni ad “un politico locale il quale, pur non essendo riuscito a varcare i confini del territorio comunale nel corso della sua carriera politica, ha mostrato – scrive Modica – una particolare abilità nell’utilizzo di questa locuzione”.
Il linguaggio di Carmelo Modica si muove tra denuncia e sorriso, verità e immaginazione, affermando che il politico da lui preso di mira sa usare bene la frase ‘Per il bene della città’: “ormai – si legge nel testo – la sa pronunciare con tutte le sfumature possibili: ora forte, ora sussurrata e, quando necessario, persino con voce tremolante d’emozione. Insomma, come dice lui: ‘Per il bene della città’, non lo dice nessuno. Lo dice così bene che, a volte, anch’io gli ho creduto, ed ho creduto che ci credesse anche lui”, osserva l’autore.
Un’altra provocazione Carmelo Modica la indirizza a quei politici che “Per il bene della città” cambiano continuamente casacche politiche, sollecitando con ironia lo smantellamento di “ogni sentimento di appartenenza ad una sola parte”. In questo famigerato Corso per consiglieri comunali, Modica evidenzia che è necessario far capire a tutti gli aspiranti consiglieri che

“per il bene della città’ si può fare l’Assessore ora con la destra, ora con la sinistra, ora con una lista civica. Questo dovrà essere un lavoro capillare, sottile e scientifico, capace di fare acquisire positività a termini come voltagabbanismo, incoerenza e contraddizione i quali, purtroppo, si trascinano appresso il retaggio di un significato legato a quell’ordinato pensare e a quel corretto agire che, diciamolo finalmente senza imbarazzo, costituiscono un vero ostacolo alla politica tutta e in special modo alla nostra”.

Per Carmelo Modica “l’indignatio” è la “musa ispiratrice” della sua scrittura, la causa e la scintilla che gli imprime la necessità di scrivere e denunciare favoritismi, parassitismi dell’amministrazione pubblica, privilegi degli uomini vicini al potere, cortigianeria e insincerità. La sua scrittura, tuttavia, non sfocia nell’aggressività e nell’iracondia; è piuttosto un invito a scuotere gli animi e risvegliarli dall’indifferenza, apatia, rassegnazione, rinuncia provocando anche il sorriso; è un sentimento di sdegno per l’immoralità pubblica, poggiato su ragionamenti capaci di imporsi da se stessi.
Dunque la “indignatio” di Carmelo Modica non è offensiva né lesiva della dignità delle persone, ma si esprime con gli aspetti della satira , della comicità, dell’umorismo, dell’ironia e del sarcasmo, della ricerca del ridicolo e del paradossale, avvalendosi del diritto di fare satira garantito dalla Costituzione Italiana, in particolare dagli articoli 21 e 33. Nel 2006 la Corte di Cassazione ha anche redatto una definizione giuridica per la satira: “La satira è quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene”(1)
Davvero comica e carica di ironia è la storia con il titolo E l’ottavo giorno… venne arrestato, dove l’autore, mutuando i giorni della creazione del libro biblico della Genesi, descrive la figura di un politicante del Comune di Modica. Questi si inserisce, il secondo giorno, “con tutta intera la sua crassa ignoranza, nelle commissioni dei concorsi per l’assunzione e la promozione del personale”, mentre il terzo giorno tenta “di inserire il Segretario comunale nel necessario progetto di creare una struttura burocratica amica ed utile” in grado di mettersi a disposizione per creare un circolo virtuoso fondato su un principio: “tu mi dai un parere favorevole a me ed io do una cosa a te. Ed il politicante si accorse che la cosa cominciava a funzionare, non in maniera perfetta ma si era sulla buona strada”.
Il quarto giorno il politicante nomina degli esperti, e il quinto giorno, pensando che “il segretario comunale, quando non era un ostacolo era un rompipalle e comunque un fastidio” decide di creare, al posto del segretario comunale, “la figura del ‘Direttore generale’, una persona di sua fiducia, del suo ambiente, con le sue stesse idee”. Il sesto giorno il politicante dà vita a delle “cooperative di tutti i tipi”, composte di “clienti portavoti che essendo stati assunti per chiamata diretta ed a tempo determinato non si sognavano lontanamente di non mantenere gli impegni a suo tempo pattuiti nella segreteria del politicante, in ordine al pacchetto voti ed al lavoro dovuto durante la campagna elettorale”.
Il settimo giorno, il politicante inventa la casta della ‘Aristocrazia degli incoerenti’, che poi sostituisce con la più democratica e più comprensibile figura dei ‘Voltagabbana coerenti’.
L’ottavo giorno, infine, la narrazione di Carmelo Modica offre un finale tra il riso e il pianto: il politicante varca di prima mattino il portone del Municipio da lui creato. Era il suo primo giorno da Sindaco. Percorre i corridoi tra sorrisi e salutini di tutti i suoi, entra nella sua stanza, quando ad un certo momento sente bussare decisamente alla porta. E’ il maresciallo dei Carabinieri che gli dice: “Signor Sindaco è ora di andare”. Ed il politicante pensò, intuì, capì, arrossì, si alzò, guardò la poltrona… la odiò e seguì il Carabiniere”.
Questo breve racconto di Carmelo Modica si snoda come una satira drammatica con delle scene che si succedono in sequenze quasi teatrali, dove c’è un protagonista, un nucleo di personaggi che ruotano intorno, una successione di fatti e un colpo di scena finale.
L’occhio di Carmelo Modica pone lo sguardo, in questo volumetto, anche su altre vicende, come quella dal titolo “Lamento della lapide che ricorda l’eccidio di Modica del 1921” , ove stigmatizza il modus operandi di “quanti, anno dopo anno, con corone, comizi infuocati e cerimonie più ieratiche che di riconoscente silenzio, per più di sessant’anni hanno, senza scrupoli, strumentalizzato il sangue di nove umili lavoratori per tornaconti di greve ideologismo e di proprie carriere politiche ed accademiche”.
La forza di questo testo sta tutta nel fatto che pur non facendo riferimento a cose e persone e rimanendo nel generico, risulta molto concreto e segnato di contorni storicamente definiti che ruotano nella vita della città di Modica. L’autore sarà pure pungente nei toni, scrive senza guardare in faccia nessuno, non sarà condivisibile in tante cose che dice e scrive, ma non ci piove che è uno scrittore che fa riflettere e offre orizzonti chi richiamano un cambiamento.
Chi legge questo libro si accorge subito che è Carmelo Modica è uno scrittore che vede in profondità , che “sa e conosce” e conoscendo narra. Nella sua narrazione si trova la convergenza di diversi generi letterari: dal genere storico a quello allusivo, satirico, dialettico, polemico, giornalistico. La contaminazione di questi generi dice chiaramente che l’intento di Carmelo Modica è sempre quello di offrire al lettore la descrizione e ricostruzione cronologica di fatti politici e amministrativi, economici, sociali e culturali, che hanno attraversato la vita della città di Modica.
L’autore, sdegnato, riesce anche a far sorridere, critica la mediocrità e il voltagabbanismo della classe politica , ma la sua critica e indignazione non sono altro che una critica a sfondo prevalentemente morale, un’arma di mobilitazione e critica del potere. Il nostro autore è un indignato che nel dedicarsi all’analisi complessa delle cause e delle condizioni che influenzano il sistema politico, si solleva contro lo scandalo dell’uso distorto del potere e di una cultura che lo asseconda.
Riso deriso, insomma, è un libro dove il riso irride i comportamenti e le deformazioni morali, il degrado dei costumi politici, la disonestà, i privilegi, facendo emergere in maniera drammatica l’avvilimento della vita civile; lo stile del testo è lineare, scorrevole, capace di provocare una spinta interiore di disapprovazione di fronte allo spettacolo del vizio che corrode sia il particolare che l’universale dell’esistenza umana, e con la speranza, forse, di provare a riconsegnare il senso del male ad una società che ne ha perso la consapevolezza ed ostenta il vizio come uno stile quotidiano.

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(1)Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006.

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© Riproduzione riservata

5 commenti su “Carmelo Modica e il suo “Riso deriso“…di Domenico Pisana”

  1. Tonino Spinello

    Prof. Pisana,
    Dal suo monologo (frase del momento) dovendolo sintetizzare potrei dire che Carmelo Modica è un personaggio scomodo.
    Ho capito male?

  2. Tengo famiggghia

    Posso ridere della posizione assunta dal signor Modica a proposito del ponte sullo stretto di Messina, postando una foto di una casetta con scala mobile contrastante, con la quale ha inteso manifestare la contrarietà al progetto.
    Come dire che egli non compra un mini suv nuovo perché le trazzere non diventano autostrade.
    Le sue criticità sono liberi pensieri, ma non del tutto coerenti.

  3. Carmelo Modica

    Non Le sembra che, tra le tante mie incoerenze, rilevare che io non comprerei un mini suv se prima non trasformano la trazzera in autostrada sia un po’… incoerente?
    Se poi lei vuole sostenere che il mini suv, magari 4×4, dopo aver percorso la Regia trazzera Palermo Messina, attraversa in cinque minuti il Ponte sullo stretto di Messina per riprendere l’altra Regia trazzera, Villa San Giovanni Crotone Taranto, ammetto che un vantaggio c’è.

  4. La nomina del figlio a consulente o esperto è stata determinata per dare maggiore concretezza alle coerenti dissertazioni

  5. Sig. Modica….. tutta verità! Un sistema clientelare pericoloso e devastante, divenuto costume, che avvilisce la vita sociale dei cittadini onesti e avvilisce anche l”economia della città…..derisa

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