
(gr) Oggi, 1 dicembre, si commemora la Giornata mondiale in risposta alla pandemia causata dal virus che provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita (HIV/AIDS). Secondo l’OMS, nel 2022, circa 39 milioni di persone in tutto il mondo convivevano con l’HIV e il 46 per cento delle nuove infezioni riguardava donne e ragazze. Persone provenienti da tutto il mondo partecipano al sostegno per combattere l’AIDS, molte delle quali, oggi indossano un nastro rosso, come simbolo di solidarietà con coloro che vivono con questa malattia e spesso sfruttano proprio questa giornata per mobilitare la società civile e raccogliere fondi. Il rapporto Global Response to HIV/AIDS rivela che il miglioramento dell’accesso ai servizi sanitari ha comportato una diminuzione del 15 per cento del numero di nuove infezioni negli ultimi dieci anni. I progressi nella lotta contro la malattia hanno migliorato l’accesso ai servizi diagnostici consentendo al 61 per cento delle donne incinte nell’Africa orientale e meridionale di sottoporsi al test e ricevere assistenza. La terapia antiretrovirale, è ora disponibile per 6.650.000 persone nei paesi a medio e basso reddito, vale a dire il 47 per cento del totale dei 14.200.000 di persone che ne hanno bisogno. Tuttavia, c’è ancora molto fa fare, visto che nei paesi a basso e medio reddito le persone non vi hanno ancora accesso. In tutto il mondo, la maggioranza (64 per cento) delle persone che convivono con l’HIV/AIDS sono donne, in età compresa tra 15 e 24 anni. Il tasso è ancora più alto nell’Africa sub-sahariana, dove il 71 per cento di ragazze e giovani donne risultano infette. Il motivo principale è che non conoscono nemmeno le misure di prevenzione, sebbene il miglioramento dei servizi di prevenzione della trasmissione da madre a figlio abbia impedito circa 350.000 nuove infezioni; inoltre circa 3,4 milioni di bambini convivono con l’AIDS e molti di loro non ricevono cure. Solo un bambino su quattro ha ricevuto una terapia antiretrovirale nel 2010 nei paesi a basso reddito. L’Onu, che ancora non riesce a coprire e sostenere il fabbisogno mondiale, pare ottimista, visto che prevede la possibile eradicazione dell’Aids entro il 2030.