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Il popolo palestinese non esiste…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 2 minuti

Da dove derivano la diffusa empatia con il popolo palestinese e il suo opposto, l’avversione per Israele? Come si spiega la facile condanna, quasi unanime, delle democrazie che dovrebbero sostenerlo e che di fronte alla sua legittima autodifesa contro gli attentati di gruppi terroristici, braccio armato di stati canaglia che li finanziano e ne vorrebbero la scomparsa dalla faccia della terra, contrattacca nei modi congrui ed efficaci a rendere inoffensivo il nemico? Perché, ogni volta che le Forze armate israeliane reagiscono e inevitabilmente fanno morti anche tra i civili, normale nei conflitti, quelle reazioni vengono invariabilmente stigmatizzate come sproporzionate? Chi, nella tranquillità e sicurezza dei propri confini giudica Israele, ha mai pensato, senza ideologismi e insani pregiudizi, al fatto incontestabile che quel popolo vive sotto la minaccia costante di assassini spietati? Neanche l’attacco barbaro del 7 ottobre scorso induce a una riflessione profonda e obiettiva sulla complessità di un conflitto iniziato il giorno successivo alla celebrazione della nascita del piccolo Stato ebraico nel 1948, voluto dalle Nazioni unite non a titolo di compensazione per la tragedia dell’Olocausto, ma per dare finalmente una patria agli ebrei nella regione che i loro antenati avevano occupato per millenni. A questo proposito, coloro che accusano gli israeliani di essere degli usurpatori, dovrebbero liberarsi delle incrostazioni prodotte dalla falsificazione della storia che ha trasformato le vittime in carnefici. E’ la storia stessa a scagionare gli israeliani da quell’accusa: la Palestina non è mai esistita come entità statuale. Fu lo storico Erodoto nel IV secolo a.C. a coniare quel nome per designare i “Philistei”, una popolazione di stirpe ellenica che immigrata nella regione tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo a.C. si era stabilita lungo le coste. Entrò in contatto con le tribù ebraiche, le sconfisse e ne fu sconfitta, poi scomparve definitivamente. La parola “Palestina” riapparve nel 132 d.C. quando l’ultima grande rivolta giudea contro i Romani fu debellata e l’imperatore Adriano cancellò dalla carta il nome Giudea e lo sostituì con Palestina per umiliare gli ebrei. La città di Gerusalemme venne ribattezzata Aelia Capitolina e l’imperatore ne vietò l’ingresso ai giudei. Che però continuarono a chiamare la terra che avevano abitato per secoli Eretz Israele (terra d’Israele) e che mai abbandonarono del tutto nonostante le numerose persecuzioni subite. Seicento anni dopo, gli arabi nominarono quell’area “Falastin”. Nella storia successiva non comparve mai una nazione chiamata “Palestina”, né ci fu mai un popolo chiamato “palestinese”. Quando la regione passò all’impero Ottomano, con “Falastin” ci si riferiva a un territorio dai contorni indeterminati e mai a un popolo originario. Vi erano sì rari insediamenti, ebraici greci o latini, e le poche città immerse nel niente, Gerusalemme, Safad, Jaffa, Tiberiade e Gaza, erano abitate da ebrei e cristiani. La minoranza musulmana viveva nell’interno. Agli inizi del XIX secolo, quell’intera regione del Medio oriente andava sotto il nome di Siria (Bilad al Cham) e inglobava gli stati attuali di Siria, Libano, Israele, Palestina e Giordania. Con il declino dell’impero Ottomano e dopo la fine della Prima guerra mondiale, gli inglesi crearono la Palestina mandataria, causando proteste accese da parte degli arabi per i quali la Palestina era inestricabilmente legata alla Siria, tant’è che la chiamarono “Surya-al-Janubiya” (Siria del sud), con grande soddisfazione dei siriani. Nel 1946, Philip Hitti, uno dei più ragguardevoli portavoce della causa araba, dichiarava che un’entità chiamata Palestina non esisteva. Di più, politici e intellettuali arabi, valutando la partizione della “Palestina” mandataria in due stati separati, uno ebraico, l’altro arabo, protestarono con forza sostenendo che la regione fosse parte integrante della Siria del sud. Dal 1948 al 1967, anno della Guerra dei Sei giorni, vinta da Israele, tutto quello che restava del territorio riservato agli arabi della Palestina mandataria britannica, era la West Bank (Cisgiordania) che si trovava in quegli anni sotto il dominio illegale giordano, e Gaza, sotto il dominio illegale egiziano. Durante quel periodo, nessuno dei leader arabi prese neanche lontanamente in esame il diritto all’autodeterminazione degli arabi “palestinesi” che si trovavano sotto il loro dominio. La ragione è semplice: per i giordani e gli egiziani un “popolo palestinese” non esisteva. Persino Arafat, icona delle sinistre europee e paradossalmente Nobel per la Pace, fino al 1967 usò il termine “Palestinesi” come riferimento per gli arabi che vivevano sotto la sovranità israeliana o avevano deciso di non essere sottoposti ad essa.  Nel 1964, Arafat sosteneva che la “Palestina” non comprendeva né la Giudea e Samaria né Gaza, che appartenevano infatti alla Giordania e all’Egitto. Questo si trova scritto nella Carta fondante dell’Olp: “L’Olp non esercita alcun diritto di sovranità sulla West Bank nel regno hashemita di Giordania, nella Striscia di Gaza e nell’area di Himmah”. La Guerra dei Sei Giorni fu l’occasione che trasformò l’inesistente in esistente, uno stato che non era mai esistito in uno stato autoctono espropriato della propria terra dai “sionisti imperialisti”, secondo la visione marxista delle sinistre che passarono dalla simpatia per i kibbutz di ispirazione socialista allo stigma dell’occupante israeliano. E non poteva che essere così: chi ci aveva messo lo zampino era l’unione Sovietica che aveva decretato che la sovranità “palestinese” si estendeva anche alla West Bank e a Gaza. Arafat, protetto dai russi, poteva così allargare il proprio potere e campo d’azione. La storia era stata violata dalla menzogna e le fanfare della propaganda fecero il resto. Per rendere credibile l’infame racconto, la storia andava riscritta, esattamente come è accaduto per giustificare la barbara guerra di aggressione russa all’Ucraina. Può succedere però che la verità irrompa inaspettata. Il 31 marzo 1977, Zahir Mushe’in, membro del Comitato Esecutivo dell’Olp disse: “Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo stato di Israele in nome dell’Unità araba…”. Non poteva ammettere però, che l’unità araba non esiste e non è mai esistita. E’una finzione che si materializza per combattere il nemico ebreo.

 

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10 commenti su “Il popolo palestinese non esiste…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Gaetano Gerratana

    Come la Faletti afferma che il popolo palestinese non esiste, altri potrebbero affermare che la Faletti non esiste. Sinceramente, risalire a duemila anni fa per affermare il diritto all’esistenza dello stato d’Israele mi sembra un argomento pretestuoso. È meglio riflettere sul diritto di entrambi i popoli a vedere riconosciuta la propria esistenza senza continue “colonizzazioni”

  2. CVD;
    Nella maggior moschea iraniana è stata issata la bandiera nera.
    Ed è palese che È l’Iran che sta fomentando la chiamata alla guerra Santa.
    Siamo sotto attacco ( tutto l’occidente + israele ), e dovremo guardarci intorno dagli islamici che negli anni abbiamo avuto modo di ospitare.
    Domani e venerdì, ed avremo modo di vedere le intenzioni bellicose delle piazze arabe.
    Le borse dell’estremo oriente, dalle prime ore di domani, ci indicheranno cosa accadrà.

  3. Hamas chiama la rivolta per domani.
    Tante ambasciate nel Medio Oriente, invitano ad abbandonare i punti caldi, e di non scendere nelle piazze.
    Da noi, come norma, siamo sereni e non c’è motivo di allarme e di sicurezza.
    Bah!

  4. Quando la storia disturba si dice che è inutile citarla se i fatti risalgono a duemila anni fa. Nel caso in questione, la storia serve a sbugiardare l’impostura della non appartenenza degli ebrei all’area geografica di cui i palestinesi rivendicano la proprietà. La grande menzogna che ha consentito di dipingere gli israeliani come colonizzatori e che è alla radice del terrorismo di Hamas, Hezbollah e jihad islamica. I terroristi di Hamas non sono un movimento irredentista che aspira alla costruzione di uno stato palestinese. Il dar al Islam è il territorio lasciato in eredità da Allah ai musulmani, è indiviso e la legge è la sharia. I confini seguono categorie religiose e non hanno a che fare con il concetto giuridico di patria. Questo spiega perché Arafat, nella cui buona fede e nei cui mielosi e subdoli discorsi le sinistre europee, in particolare francesi, credevano, al tavolo delle trattative per la pace con Clinton e Rabin, presentò una lista di richieste inaccettabili, di cui era consapevole. L’israeliano ne accettò il 90 per cento, Arafat non fece alcuno sforzo e giudicandole insufficienti si alzò. Il progetto dei due stati per due popoli svanì. La strategia dei fanatici di Hamas, che mira direttamente al Giudizio Universale, è la distruzione di Israele com’è scritto nel suo Statuto. Motivo per cui o stai con Israele o stai con Hamas.

  5. Gentile Signora Faletti, lei è di parte, io sto per la creazione di due Stati distinti e separati, sicuramente non sto con Hamas o con chi bombarda gli ospedali o con chi uccide i civili ! Oramai il danno è stato fatto, nel ’47 (e non duemila anni fa) quando gli inglesi “collocarono” gli ebrei scampati all’olocausto in quel territorio e poi se la sono svignata avendo capito di aver fatto un enorme errore togliendolo agli abitanti della Palestina. Ma, ripeto, oramai il danno è stato fatto e quindi o si va alla distruzione totale o si deve trovare una soluzione la più pacifica normale.

  6. Ultima notizia: un missile è partito dallo Yemen per colpire Israele ed è stato intercettato in volo da un caccia americano. Se io sono di parte, il resto del mondo da che parte sta? Le piazze in Medio oriente dove comandano le dittature, le piazze in Europa, dove governano le democrazie, manifestano contro Israele a favore dei palestinesi. C’è qualcosa che non funziona. Sa cos’è? La profonda ignoranza della storia nel nostro occidente propenso all’autofustigazione, l’odio antico e radicato nei confronti degli ebrei alimentato dai pregiudizi tipici del cattolicesimo pre-conciliare a proposito della contrapposizione tra la cultura cristiana dell’amore e quella attribuita al mondo ebraico della vendetta e del rancore, la manipolazione dei fatti da parte di ceti intellettuali e media di sinistra in linea con l’ideologia marxista che divide grossolanamente l’umanità in potenti e diseredati, ricchi e poveri e identifica Israele con uno stato borghese di colonizzatori e i palestinesi con un povero popolo di oppressi. Poveri sì e oppressi anche, ma non da Israele bensì da Hamas che si è preoccupato, dal 2006, quando è stato eletto a maggioranza dai palestinesi a governare la Striscia, a comperare armi, scavare una rete di tunnel sotterranei per far passare munizioni e missili da lanciare contro Israele, invece di costruire case, ospedali, asili. Io sto con Israele, certo, se per Lei questo è essere di parte, lo sono, ma con cognizione di causa e aggiungo che spero che Hamas venga eradicata e con Hamas, Hezbollah e il Jihad islamico. L’oscurantismo culturale e il clima di terrore con cui i fondamentalisti islamici vorrebbero sottometterci, sono una minaccia alla democrazia e alla libertà. Il conflitto in corso è tra civiltà e se vogliamo salvare la nostra dobbiamo evitare ogni ambiguità. “Hamas è un gruppo terrorista, però…” “Gli israeliani se la sono andata a cercare”. L’ignominia ha rotto gli argini. Quando al Bahgdadi, nel 2014, aveva messo le sue basi al confine tra Iraq e Siria e fondato lo stato islamico, avevo scritto su Rtm che i paesi occidentali avrebbero dovuto eliminarlo prima che diventasse troppo pericoloso, ero stata criticata e perfino presa in giro: “Lei cosa farebbe signora Faletti?” C’era, in Italia, chi con l’Isis avrebbe negoziato. Lei fa bene a sperare nella soluzione due stati due popoli, ma non ci si arriva per miracolo né continuando ad accusare Israele di colpe che non ha, a meno che non si consideri colpa la volontà di difendere la propria esistenza con tutti i mezzi possibili. E Israele conosce i limiti che il diritto internazionale impone perché siano risparmiati il più possibile i civili. Quello che Hamas non fa, anzi, usa i palestinesi come scudi umani. Ricordiamoci che Israele è l’ultima roccaforte democratica a oriente. Gli utili idioti che riempiono piazze e strade in Europa non aiutano i palestinesi ma indirettamente sostengono Hamas. Gli utili idioti.

  7. I missili lanciati dallo Yemen ( fazione armata dall’Iran ) erano ben tre, intercettati ed abbattuti da un incrociatore di scorta della flotta USA.
    Altri missili sono stati lanciati, ed abbattuti da aerei.
    Missili lanciati da stati limitrofi, tutti con obiettivo la zona meridionale di Israele.
    Sono stati neutralizzati, tutti di fabbricazione iraniana.

  8. I missili lanciati stavolta non erano difettosi?? Che strano, Israele non vuole indagini internazionali sul bombardamento all’ ospedale di Gaza. Chissà perché!! Forse perché sono stati loro, infatti non era assolutamente un razzo in caduta. Per non parlare del post di Hananya Naftali poi rimosso in fretta e furia. Oggi dovevano aprire il valico per gli aiuti ai Palestinesi…..invece no! Se l’avesse fatto Putin a chiudere gli Ucraini senza cibo, acqua, elettricità, medicine, mammamia apriti cielo. Per il grano, tra l’altro finito tutto ai paesi ricchi. Inoltre Non ho visto palazzi istituzionali illuminati con la bandiera Palesinese. E il misericordioso Biden ieri ha detto: aiutare l’Ucraina è un investimento economico intelligente per le nuove generazioni. Ma non era per la libertà e la democrazia???? !!! Chi sono i terroristi?? Sono peggio di Hamas. Uccidono civili Palestinesi che non c’entrano nulla per il gusto della vendetta. Ma Ricordate che il tempo non dimentica. Tutto cambia rapidamente.

  9. Lei non riesce neppure a vedere l’evidenza.
    Ha visto il cratere, purtroppo, accanto alla chiesa?
    Come è possibile che due bombe, la prima quella dell’ospedale, rilasciate da un aereo abbiano effetti così diversi?
    Ma lei continua con le sue assurdità.

  10. @ Gino:
    Netta l’evidenza, dai suoi commenti, che non riesce a discernere gli accadimenti con certezza.
    In guerra, può accadere, ma lei non è in guerra o sbaglio?
    A meno che, lei non è un “bastian contrario”… allora potrebbe essere giustificato.
    O forse è una semplice bandierina al vento?
    Sa nell’ultimo quinquennio tirano venti di propaganda da più versanti, ed è obbligatorio schierarsi.
    Spesso se non ci si schiera, non si è nessuno.
    Lei è uno, nessuno o centomila?

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