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Cultura in famiglia…di Ruben Ricca

Tempo di lettura: 3 minuti

La migliore politica è quella intesa come possibilità di migliorare il benessere di tutti (diceva Willy Brand) Di tutti, non solo di una minoranza. Ma in questo mondo perverso in cui viviamo ciò è proibito. Il pregiudizio di molti a vantaggio di pochi. CS Lewis ha ragionato che “Il sole è sempre dietro a quella collina, la felicità è sempre un po’ più lontana e di nuovo irraggiungibile”. Si fa un grande sforzo per mettere le persone inadeguate a risolvere i problemi sbagliati. Lo ripeto? Si nominano le persone non adatte a risolvere i problemi sbagliati. Il punto è che tutto rimane in famiglia. Credendo persino che la città sia di proprietà di pochi, credendo erroneamente che la maggioranza dei voti dia il diritto di Non governare per tutti, danno il diritto dei conquistatori. La Cultura Dominante può essere la cultura della classe dominante, disse una volta Daniel Bell, ma ciò non significa che la ragione sia dalla parte della forza. In questo piccolo luogo del mondo da cui scrivo il livello culturale del presente è così povero che fa pena. Eppure questa terra è così ricca di miti, questa Sicilia è così favolosa di leggende e storia che la povertà culturale del nostro presente è un peccato imperdonabile. Io non lo perdono, non perdono quelli che propagano l’analfabetismo e l’ignoranza. Oggi, essere ignoranti è una scelta. Non si può perdonare chi preferisce il 19º secolo al presente. La cultura gattopardiana è anacronistica nel 21º secolo. Bisogna ammettere che alcuni non si sono accorti (ancora!) che sono 23 anni che viviamo in un altro secolo. Organizzare picnic nel giardino di un castello è la triste dimostrazione che non si sa cosa fare con la cultura. Sognare con altre epoche, sognare con cognomi illustri o statue di fascisti è una speranza trasformata in cenere. Come tutto in questo mondo è perdonato, sembra che tutto sia cinicamente permesso. Le fatali predizioni di Vargas Llosa, una società senza Cultura e senza Dio, sono sempre più vicine. Il borghese è il perfetto animale umano addomesticato perché la stupidità è un prodotto della volontà. La Cultura soccombe così sotto il volume della produzione industriale, la valanga della quantità, la follia del consumo. Se si scoraggia la frequentazione degli spazi culturali, gli spazi in cui si costruiscono i racconti sociali, allora la società non si regge, perché senza di esso non c’è società. “Prima mercato che democrazia” ha detto il selvaggio Friedrich Hayek per diffondere la virtù dell’egoismo, rafforzare l’ego dell’individuo, liberarlo dalla colpa della sua condotta mercantile cumulativa e delegittimare la decomposizione sociale. Senza Cultura non siamo altro che animali che consumano e votano (stupidamente) ogni cinque anni (quelli che votano, certo!) Qualcuno dice che piangere è inutile, altri dicono che la critica è orribile, che è distruttiva, che è perversa, bla, bla, bla (Ay!) Molti fanno l’impossibile per tenere gli occhi e gli uditi chiusi. La questione è che tutto resti in famiglia, disinnescare la protesta, annullare chi disturba, farsi vittima e intossicare la realtà con notizie banali che legittimano l’ideologia dominante del Capitalismo Avanzato che ci dice che viviamo alla Fine della Storia, che non c’è più Lotta di Classe e che tutto ciò che ci accade deve essere interpretato in chiave intima/personale e non collettiva/sociale (“la società non esiste” ripeteva furiosamente Margareth Thatcher) Cioè tutto ciò che accade deve trovare la sua causa dentro di noi, nelle nostre disfunzioni e disgrazie personali e che è un problema di ciascuno, bah! E a cui non piace che vada all’inferno.

Ci può essere qualcosa di più banale e decadente che mostrare una scarpa sportiva come una statua è in mostra? Per pensare a cosa? Per dare un esempio di cosa? Per diffondere che tipo di estetica? Tra i greci, anticamente, era consuetudine rappresentare il corpo umano festeggiando eroi, divinità e mortali e valorizzando la proporzione, l’equilibrio e l’ideale di bellezza.  Oggi siamo arrivati all’assurda decadenza di mostrare una scarpa sportiva come ideale di mediocrità. “In Francia condanniamo energicamente chi dà l’allarme e non chi provoca l’incendio” si lamentava Voltaire. Allo stesso modo nel nostro patetico presente, nella nostra ipocrita comunità si disprezza chi dissente, chi non è d’accordo e denuncia che la Cultura agonizza, che i teatri sono vuoti o chiusi e che si sacrificano gli artisti della comunità ma si pagano tanti soldi a chi viene da fuori. Ma che schifo, per Dio! Uccidere la Cultura è uccidere l’identità, è un altro modo per soffocare lo sviluppo. E poi c’è chi si tira i capelli perché i giovani fuggono spaventati dalla città. Scappano cercando qualcosa che viene loro negato! L’opportunità di svilupparsi. È così difficile da capire?

È inutile aprire Musei quando non si incentiva la gente a visitarli. È come aspettare turisti senza fare nulla per attirarli. La Cultura è una costruzione sociale, non architettonica o archeologica. È naturale che tutto resti in famiglia se le cose non si capiscono. È molto poco serio mettere un archeologo a organizzare eventi, come nominare un sergente dell’esercito come assessore per il turismo e i beni culturali. C’è una regressione di civiltà nel rinnovare i rancori propri di altre epoche. L’anacronismo del nobiliare e la conseguente esclusione sociale. La polarizzazione si attiva nella forma di Amico/Nemico, Noi/Loro tipica dell’estrema destra. In questa Comunità in cui viviamo si è creata una divisione radicale, una frattura che rende difficile la mediazione democratica. Il recupero porterà anni, leggere solo i giornali.  La post-verità è arrivata per restare. La menzogna emotiva falsifica la realtà dandole un’importanza che non ha. La politica si produce attraverso la differenza e il conflitto e non in una società egemonica che tace le differenze. Per questo si assumono comunicatori e portavoce? Per mettere a tacere le differenze? Una Comunità si sviluppa solo quando si sviluppano le persone, non le mura di un Museo o di un Castello, le Persone, gli abitanti di quella comunità. Fino a quando questo non accadrà, la mediocrità e gli annunci rimbombanti continueranno intossicando la Cultura (e i giovani continueranno ad abbandonare la città)

Il Codice a Barre è il segno del nostro tempo, così povero è il nostro presente che predice perfettamente il nostro futuro. Ma anche Tamiris (l’altro Omero) di qui non resta più che il nome, si lamentava, secondo Apolodoro, della fatalità di vivere in quell’epoca. Il malcontento tra gli uomini è antico come il mondo e sempre qualche Rapsoda ne ha lasciato testimonianza. Il Codice a Barre diventerà il nostro epitaffio e eliminerà la Cultura che ci ha elevato alla categoria umana e forse non ci meritiamo altro. Perché abbiamo portato figli in questo mondo orribile? Per amore? Solo per amore?

 

Ruben Ricca (regista e autore)

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© Riproduzione riservata

1 commento su “Cultura in famiglia…di Ruben Ricca”

  1. Tonino Spinello

    Una volta si diceva che quando il sole sorge, sorge per tutti. Tutti gli esseri viventi senza distinzione!
    Oggi qualcuno vuole limitare se non oscurare lo splendore del sole per andare incontro a ideologie strampalate e prive di senso. Se sono riusciti a farci credere che ogni volta che viene l’estate o l’inverno è colpa del cambiamento climatico, be, allora è vero quanto affermano certi scienziati di regime che il cambiamento climatico riduce le dimensioni del nostro cervello.
    Ma il vero cambiamento culturale, specie negli ultimissimi anni, si basa essenzialmente sul tenere nascosta la verità per meglio ingannare il popolo tenuto in costante apprensione se non ansia.
    In effetti qualcuno dice: Dire la verità ha mai aiutato qualcuno?
    Con questo presupposto, possiamo tranquillamente affermare che la verità non deve basarsi sulla base dei fatti, ma dell’opinione generale. In pratica quelle opinioni che creano i nostri burocrati assecondati dal mainstream, per coprire certi interessi e raggiungere i propri scopi esoterici.
    Una volta si diceva anche: Spera per il meglio e aspettati il peggio! L’unica differenza è che oggi non sappiamo più cos’è il meglio e cos’è il peggio visto che su questo siamo tutti un pò confusi. Mi spiego, la confusione della cultura e della civiltà occidentale, la possiamo sintetizzare in:
    * Demonizzazione del maschio bianco etero per renderlo inerme
    * Lavaggio del cervello alle donne per odiare gli uomini (ovviamente bianchi e etero)
    * Ideologia gender per confondere i ragazzini
    * White guilt (colpa bianca) per agevolare la sostituzione etnica
    * Quote rosa, nere e arcobaleno per eliminare la meritocrazia
    * Politicamente corretto usato per censurare le nazionalità dei criminali
    * Neo lingua per rieducare la popolazione.
    Manco a farlo apposta in Gran Bretagna ora gli operatori sanitari sono invitati a chiamare le vagine “Bonus Hole” (buchi bonus) per non offendere i pazienti “trans o non binari”.
    Ruben Ricca parla di codici a barre come segno del nostro tempo, oggi grazie al green pass abbiamo il nuovo codice che chiamano Qr code, quello che ti apre anche le porte del paradiso. Ma il vero cambiamento del nostro secolo, è l’intelligenza artificiale, proprio in questi giorni l’ONU presenta la prima conferenza stampa con i robot umanoidi, uno di questi dice che sono pronti per governare il mondo e aggiunge anche che il problema dell’essere umano è il fattore emotivo e per questo è condizionato nel prendere alcune decisioni. In pratica o mettiamo persone inadeguate per non concludere niente, o mettiamo l’intelligenza artificiale che non ha il problema emotivo.
    Ho l’impressione che oggi mettere un figlio al mondo, è più un atto crudele che il risultato di un atto d’amore tra un uomo e una donna!

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