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Indagine interna per la morte di una 44enne al Pronto soccorso di Ragusa

Tempo di lettura: 2 minuti

A seguito del decesso di una donna di 44 anni, avvenuto questa notte al Pronto soccorso dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa, il direttore sanitario aziendale, dott. Raffaele Elia, ha avviato un’indagine interna. La signora aveva eseguito una Tac con l’utilizzo del mezzo di contrasto. Venerdì 7 luglio, come richiesto dal primario di Pronto soccorso, sarà verificata la sussistenza di eventuale shock anafilattico attraverso un riscontro diagnostico sulla salma. All’accertamento dei fatti, seguiranno ulteriori comunicazioni.

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5 commenti su “Indagine interna per la morte di una 44enne al Pronto soccorso di Ragusa”

  1. Ecco la grande Sanità italiana…… dove stanno gli intellettuali di questo blog?? Quelli che facevano i complimenti alla sanità?? Non ci sono parole!!! Forse per uno shock anafilattico dentro un ospedale?? Spero si faccia chiarezza su questa sfortunata disgrazia.

  2. Lo shock anafilattico nella maggior parte dei casi è una eventualità imprevedibile, purtroppo.
    Nel caso non si tratti di shock anafilattico vedremo le risultanze dell’esame autoptico, anche se nell’articolo non è scritto il motivo per cui la signora era andata al pronto soccorso.

  3. Forse in Pronto Soccorso si richiedono esami strumentali che non dovrebbero essere richiesti. Perché fare una TAC per un ascesso alla mola? Non dovrebbe essere di pertinenza del medico curante?
    A mio modesto parere si fanno troppi esami che non sono di pertinenza del Pronto Soccorso

  4. @Angelo
    credo esistano protocolli che medici e personale sanitario seguono con rigore, troppa paura per eventuali casi di morte, si sta attuando la medicina difensiva, non esiste personale sanitario del pronto soccorso che non abbia ricevuto denunce o che non stia subendo processi.
    Quindi, credo che se è stata fatta la TAC vuol dire che era prevista dal protocollo, i tempi lunghissimi, e il clima di paura e tensione nei nostri pronto soccorso, la mancanza di personale sono la causa di tutto.
    Possiamo mai riuscire ad immaginare la preoccupazione di un medico di guardia o di un infermiere al triage o in sala operatoria con il terrore che qualcosa possa andare storto… chi sarebbe disposto a mettersi in queste condizioni, ma quanto dovrebbe guadagnare un sanitario sottoposto a tanto stress.
    Non voglio neppure immaginare come possa sentirsi il medico che ha assistito al decesso.
    Lo spiego con assoluto rispetto Angelo, la invito a pensarci, ho avuto modo di vedere persone distrutte per queste cose, anche io mi sono trovato per lunghe ore in sala di attesa e toccato con mano le difficoltà, la conseguenza è che non ci sono medici disposti a fare servizio nei pronti soccorso.

  5. Mi sono documentato sulla “medicina difensiva” che lei citava Vincenzo, e sarebbe opportuno evidenziare di cosa stiamo parlando, in particolare divulgare cosa in effetti ha peggiorato le condizioni all’interno dei nostri ospedali:

    La medicina difensiva è una pratica medica che mira a ridurre i rischi di possibili azioni legali da parte dei pazienti contro i medici e gli operatori sanitari. In Italia, la medicina difensiva è diventata un fenomeno sempre più diffuso negli ultimi decenni, principalmente a causa dell’aumento delle cause legali nei confronti dei medici.

    In pratica, la medicina difensiva consiste nell’adozione di comportamenti e pratiche medico-sanitarie che mirano a minimizzare i rischi di eventuali errori o negligenze da parte dei professionisti sanitari. Ciò può comportare l’adozione di misure precauzionali extra, l’esecuzione di esami e test diagnostici aggiuntivi, l’evitare interventi chirurgici rischiosi o l’invio del paziente ad altri specialisti.

    Tuttavia, la medicina difensiva può comportare anche un aumento dei costi per il sistema sanitario, nonché un allungamento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, poiché i medici possono essere portati a limitare la loro attività per ridurre i rischi legali.

    In generale, la medicina difensiva è un fenomeno controverso e dibattuto, poiché può comportare sia vantaggi che svantaggi per i pazienti e il sistema sanitario nel suo complesso.

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