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Calcio, Eccellenza. Virtus Ispica fanalino di coda

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Il gioco del calcio ha le sue regole. Da leggere, conoscere e apprendere. Ed altre ancora non scritte, ma altrettanto importanti. Certo è che, a tutti i livelli, dentro e fuori il rettangolo di gioco occorre avere idee chiare su alcune fondamentali componenti di carattere umano e psicologico.

Importante peculiarità di base per gli allenatori bravi, giovani e meno giovani, quella dell’approccio, della conoscenza dell’animo umano, della empatia. Non a caso succede oggi di trovare spesso fra gli allenatori di successo ex calciatori modesti ma grandi motivatori e di vedere invece fallire in questo ruolo numerosi ex calciatori dal glorioso passato, che non riescono però a relazionarsi bene con gli altri.  

Gli allenatori tosti e determinati un minuto dopo la fine della partita pensano già alla prossima gara in calendario. Rientrando negli spogliatoi, al di là del risultato, una parola, una battuta, una stretta di mano, un richiamo garbato concretizzano messaggi di fiducia, di stima, di incoraggiamento. Silenzi, mugugni e recriminazioni non servono a nulla. Anzi producono effetti distruttivi all’interno del gruppo.

Ogni partita ha una sua storia. Che dura 90-95 minuti. Storia che il trainer del gruppo ha il dovere di esaminare e commentare assieme ai suoi ragazzi, senza alcun pregiudizio, alla luce delle risposte date dal campo.

La Virtus Ispica gioca le gare interne del campionato di Eccellenza al “Comunale” di Pozzallo. Mi piace pertanto, da vecchio cronista sportivo, dire la mia sulla storica compagine ispicese che rappresenta da sempre la città del derby per antonomasia.

Se una squadra dopo il girone di andata finisce in fondo alla classifica, non è la fine del mondo. E’ successo. Succede. Succederà. Importante, a questo punto, avere il buon senso di interrogarsi lealmente sugli errori commessi dalla squadra, dalla guida tecnica e dalla società e, magari, finché la matematica lo consente, fare quadrato nel tentativo di compiere l’impresa di salvarsi,  fermo restando che le svolte importanti nel calcio come nella vita non arrivano per caso o per fatale combinazione.

Ad ogni modo il campionato va affrontato fino in fondo con lealtà e spirito combattivo, onorando e sudando la maglia sempre e comunque, atteso che, per essere squadra, occorre continuare a lavorare con serietà, impegno, puntualità negli allenamenti e sacrificio dentro e fuori dal campo. Il pubblico segue, osserva, nota. I tifosi sono i primi a capire se la squadra continua a battersi con onore.

Senza cedere a nessuna forma di sconforto o di rassegnazione la società e la squadra sono chiamate a dare allo sportivissimo popolo virtussino una risposta chiara e forte con riferimento particolare ai valori essenziali da privilegiare a tutela della gloriosa storia calcistica della Virtus Ispica.

Chi va in campo per giocare alle belle statuine, immaginando di essere “giocatore bravo e indispensabile”, non merita la maglia, almeno finché non si sarà convinto, prima di essere utilizzato di nuovo, di lasciare negli spogliatoi questa assurda e deleteria presunzione.

Promozione o retrocessione fanno parte del gioco del calcio e dello sport in generale. Ma chi si batte sudandola maglia non retrocede mai.

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