
Gentile redazione,
Vi scrivo per rendere pubblica l’assurda storia di cui siamo stati nostro malgrado protagonisti. Mia mamma, anziana e malata, è stata vittima di razzismo al Pronto Soccorso dell’Ospedale Giovanni Paolo II. La sua, la nostra colpa? Essere modicani ed aver usufruito dei “servizi” del Pronto Soccorso ragusano. Cercherò di riassumere quello che ci è successo questa settimana. Martedi 15 eravamo insieme a mia madre a Ragusa per sbrigare alcune faccende. Premetto che mia madre soffre di una malattia neuro degenerativa che ne rende i movimenti molto difficoltosi e limitati. Nel pomeriggio, mentre eravamo in giro, accusa notevoli difficoltà respiratorie, pressione alta, battiti accelerati e irregolari. Ci spaventiamo moltissimo e corriamo subito al Pronto Soccorso. Essendo a Ragusa ci è sembrato normale usufruire del Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II piuttosto che di quello di Modica. Arriviamo alle 17 e ci viene assegnato il codice giallo. Mia madre fatta entrare e io lasciata in sala d’aspetto. Tralasciamo che verrà visitata a mezzogiorno di mercoledi 16 dopo 19 ore di attesa snervante e che le viene detto che se vuole essere ricoverata dovrà aspettare altri due giorni al Pronto Soccorso in attesa che si liberi un posto in corsia (non siamo, ahinoi, né i primi né gli ultimi vittime di questa situazione), il fatto più raccapricciante di tutta questa storia succede mentre la poveretta è dentro sofferente. Una dottoressa, vista la sua scheda, comincia a sbraitare perché la paziente è di Modica. “Ma perché tutti i modicani dovete venire qua? Già abbiamo i nostri e dobbiamo pensare anche agli altri! La colpa è dei colleghi di Modica che non sono cosa per la quale e le persone non si fidano venendo a rompere le scatole a Ragusa”. Ed altre frasi dello stesso genere che evito di menzionare per non annoiarvi troppo. Il tutto urlato a una signora anziana che non può neanche difendersi perché sofferente! Quando rivedo mia madre dopo 19 ore e mi racconta queste cose rimango in un primo momento senza parole. Ce ne andiamo a Modica, al Pronto Soccorso. Mia mamma viene visitata subito e ricoverata. Rasserenatami subentra però la rabbia. E’ assurdo che nel 2022 a Ragusa ci viene detto quasi di andarcene perché siamo modicani. Con tutte le attenuanti che questa dottoressa possa avere (stress, stanchezza, antipatia per Modica e i modicani….) è inaccettabile sentire questi discorsi ovunque, men che meno in una corsia di Ospedale. La sanità, cara la mia dottoressa, è di tutti. Non esistono confini geografici. Ognuno merita di essere curato a prescindere dal luogo di nascita. Gentile redazione, le mie possono sembrare frasi fatte, quasi superflue. E lo pensavo anche io fino a qualche giorno fa. Evidentemente mi sbagliavo. Magari la dottoressa si sarà pentita subito dopo, magari non è la prima volta che si lascia andare a simili commenti. La prossima volta che varcherò il sacro confine ragusano le porterò magari una bella focaccia (modicana) in segno di pace.
Lettera firmata