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Ricordando l’intellettuale Mario Grasso… di Domenico Pisana

Tempo di lettura: 2 minuti

Con la scomparsa il 3 ottobre scorso ad Acireale, all’età di 90 anni, di Mario Grasso, scrittore, poeta, editore e critico letterario, la Sicilia perde un intellettuale di notevole spessore. Un uomo colto, aperto al dialogo, sensibile, non autoreferenziale e valorizzatore di giovani autori, e di poeti e scrittori siciliani e non. Un ricercatore attento e rigoroso lettore della realtà culturale italiana e siciliana. Un personaggio che ha tenuto rapporti costanti con il Caffè Letterario Quasimodo di Modica, omaggiando il gruppo con una Targa e presentando diverse opere sue e di autori siciliani,
Una delle sue ultime opere che ho avuto modo di leggere è stata “Occasioni”- “Spasseggio tra flussi d’incoscienza e momenti civili, politici, religiosi d’inizio Terzo millennio”, libro edito da Prova D’Autore, dal quale trasuda la grande voglia di Mario Grasso di condivisione di pensieri, di emozioni, di riflessioni politiche, sociali, religiose e culturali maturate lungo il cammino della sua vita, che sicuramente rappresentano un “bene culturale”, un “patrimonio letterario” che, se l’Autore non avesse deciso di condividere con la pubblicazione, sarebbe stato consegnato all’oblio.
Ed io che l’ho letto e anche presentato a Modica, posso dire che mi sono ricreato, ho avuto modo di entrare nel complesso bagaglio culturale di un intellettuale che ha avuto un rapporto davvero eccezionale con la scrittura.
Il libro “Occasioni” appare come un “grande mosaico” ove si intrecciano riflessioni che toccano la cultura, la politica, la Chiesa, la letteratura, la religione, i valori e i disvalori, tutte realtà guardate dall’Autore con occhio libero e privo di pregiudizi a prescindere, perché l’intento di Grasso, nella sua analisi critica del nostro tempo, non è stato l’avere ragione su qualcosa o su qualcuno, né abbattere qualcosa o qualcuno , né stare dalla parte di qualcosa o di qualcuno; l’obiettivo delle sue “Occasioni” si rivela quello di “indurre e condurre a riflettere”, a capire, a interpretare, ricorrendo all’ironia e all’umorismo, alla costruzione di generi letterari come quello dell’epistola al fine di dare un contributo alla costruzione democratica della società del nostro tempo.
In “Occasioni” di Mario Grasso io ho ravvisato il forte impegno non dello “scrittore intrattenitore ed autoreferenziale” che si parla addosso e che scrive per se stesso; né il commentatore di mestiere e il “tuttologo”, né lo “scrittore pontificatore” che pensa e scrive in modo dogmatico, ostentando il possesso della verità, stabilendo dov’è il bene e il male, giudicando, emanando sentenze, assoluzioni e condanne.
In “Occasioni”, il libro ci mette a contatto con un Mario Grasso che chiamerei scrittore “mediatore”. In tutti gli argomenti del suo volume egli scrive e riflette con l’atteggiamento di colui che si mette “in mezzo” (non “sopra”, né “al di fuori”), “tra” le persone, tra le cose i fatti, i rilievi , insomma quasi a contatto diretto con la vita pubblica collettiva e con una capacità di osservazione critica non comune, cogliendo, fra l’altro, anche strafalcioni linguistici, come ad esempio il “Disfando di Baricco” a pag. 142 del volume. Si trova insomma in questo libro una testimonianza umana prima ancora che letteraria; una analisi policroma di un periodo storico, dove la passione dell’intellettuale, dello scrittore, oserei dire del “civis ermeneuta” prevale sul letterato che può rischiare di apparire, a volte, distante e distaccato dalla realtà.
Certo, Mario Grasso fotografa un dato momento storico e “la fotografia, come direbbe il poeta Elio Pecora – ferma e ritrae per come vede e riflette l’occhio del fotografo”; ecco perché i vari testi di questo suo libro possono risultare, in alcune pagine e per certe riflessioni, opinabili, discutibili e anche non condivisibili.
Mario Grasso ha dimostrato di saper utilizzare la scrittura, la lingua, il linguaggio e la parola in modo poliedrico; del resto egli ha avuto una lunga militanza culturale ora come docente, ora come scrittore e poeta, critico letterario, giornalista e polemista e , mi si passi il neologismo, anche quello di saggilemmarista, atteso che Mario Grasso è stato autore di un “Saggilemmario” dell’italiano contemporaneo in due volumi per un totale di quasi 1000 pagine , ove l’autore ripropone un vocabolario della comunicazione che si aggiunge a quello generale-istituzionale e che – come si legge nella introduzione – “vi si sovrappone in qualche misura con il peso e il fascino della sua attualità proliferante”.
Quella di Grasso è stata l’esperienza di un grande scrittore-comunicatore che ha usato la scrittura non solo per “informare” ma soprattutto per “formare”, per “provocare”, per formare ad una cultura della verità e della comprensione della realtà sociale, culturale, morale politica, religiosa nelle sue dimensioni più profonde e complesse. Come recita il sottotitolo della opera c’è nella sua scrittura uno “Spasseggio tra flussi d’incoscienza e momenti civili, politici, religiosi d’inizio Terzo millennio”.
E “spasseggiando spasseggiando”, si trova di tutto: dal cosiddetto porcellum, inerente alla legge elettorale, alla critica di certi neologismi contemporanei, tra i quali il “merkalare” (il riferimento è alla cancelliera tedesca Angela Merkel), il “renzeggiare” a ruota libera con decisioni fulminee e persino apparentemente imprevedibili”; dal miracolo di Gesù che trasforma l’acqua in vino ai cannoli di Cuffaro; dalla lunga lettera al prof. “Consolo che non è Consoli” al ricordo di Luciano Erba; dal “gufare” tanto amato dalla politica alla “mangiatoia” con riferimento alla “ querelle” che – scrive Grasso – “prese moto e pretesto dall’ alzata d’ingegno di un preside lombardo che, stando alle cronache prenatalizie 2015, avrebbe proposto una non meglio identificabile Festa d’inverno in sostituzione del Natale e dei suoi riti tradizionali in primis il presepio, cioè la greppia.
Ecco, come si può, notare, si tratta di densi quadretti che parlano di vita e che inducono a riflettere; si leggano, ad esempio, le pagine “La lettera ai devoti” e la “Lettera ai giovani maturandi”, ed ancora tutti quegli scritti con i quali Grasso in modo elegante e raffinato entra in polemica sia con il Premio Campiello sia con il Premio Strega, e con tutta quella realtà di premi e premiucci di cui la Sicilia e piena.
Le “Occasioni” di Mario Grasso rivelano una loro consistenza culturale e problematica; non pretendono di apparire letture sociologiche, analisi strutturali di comportamenti morali, né si presentano come parenesi con il sapore del predicozzo, quanto piuttosto come un “ascolto a voce alta della sua coscienza”, la sua coscienza di scrittore interprete dei “segni dei tempi”, esegeta colto e ricco di intuito, sostenitore di idealità e valori capaci di costruire un mondo civile, umano e di pace. Egli, in sostanza, riflettendo sulle tematiche oggetto del suo interesse, si è collocato in una prospettiva di servizio culturale ed educativo per la società del nostro tempo. Belle le sue parole quando commenta il miracolo delle nozze:

“Solo il miracolo della comprensione e dell’umiltà (Gesù non se lo fa dire due volte dalla madre, ma esegue perché ha capito che la festa stava andando in rovina), l’aiuto della saggezza può compiere il miracolo di rinnovare tutto. Ed ecco il vino migliore servito proprio per la fase finale del convivio, fase finale che non sembrerà più tale perché sui tavoli è arrivato un buon vino”.

Applicando questo esegesi dell’Autore alla complessità del nostro vivere sociale, non possono non condividersi le sue parole quando dice che il “buon vino” è il momento della crisi superato quando giunge l’ora delle riflessioni e dei bilanci, delle responsabilità morali e della misura della propria capacità di mantenere e dare equilibrio. Il vino migliore è “il miracolo della comprensione e del reciproco compatimento”. Oggi c’è davvero bisogno nella nostra vita sociale di questo miracolo!
Nel ricordare Mario Grasso gli diciamo concludendo, con le parole di Ovidio: Mario, ‘abbiti come regalo il Cielo”.

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