In quel meraviglioso libro di George Bataille L’érotisme si dice che l’uomo inventò il lavoro per distrarsi dalla morte. Bataille afferma che attraverso la cultura e il lavoro (anche Freud) l’uomo si organizza socialmente e si allontana dalla morte. Infatti, a chiunque di noi ripugna la vista di un cadavere. Ciò che chiamiamo civiltà è un modo per dimenticare che un giorno nel futuro tu, lettore, morirai, proprio come me. In L’érotisme il nostro mondo si divide in due categorie: il Mondo del Lavoro e il Mondo della Violenza. Giorno e notte. Al primo appartengono la matematica, la politica, il denaro, la tecnologia, la scienza, il lavoro e molto altro. Al secondo le Arti, i Sogni, i Miti, il Sesso, la Religione, la Morte e un eccetera molto più grande del primo. Il libro racconta che la nostra storia ha illuminato diverse società che erano strutturate in modo diverso dal nostro e dice, anche, che il nostro modo di vivere ha sterminato tutto ciò che è diverso. Non sono buone notizie. È fondamentale capire che il mondo del Lavoro e quello della Violenza devono essere equilibrati, quando uno cerca di rimpiazzare l’altro si verificano grandi catastrofi; la Prima e la Seconda Guerra ne sono esempi. L’espansione capitalista, lo sfruttamento del lavoro, il dominio dell’uomo da parte dell’uomo, le ingiustizie sociali, l’alienazione tecnologica, l’ambizione infinita di denaro, la corruzione politica rompono l’equilibrio. Gli esempi di cui sopra sono la prova che il Mondo del Lavoro cerca di soppiantare il Mondo della Violenza. Il lettore che pensa che sto delirando non ha che da ricordare gli ultimi 70 anni, o gli ultimi 5! Il virus, il cambiamento climatico, le carestie e di nuovo la guerra. L’unica cosa che l’uomo impara dalla storia è che non impara nulla dalla storia. Quando i due mondi sono in equilibrio, anche in un equilibrio precario, si può dire che c’è un certo periodo di prosperità nella storia. In questo presente dal quale scrivo la super espansione capitalista ha rotto di nuovo l’equilibrio tra i due Mondi. Il contatto permanente con il denaro avvilisce e intossica i sensi. Non è tanto il contatto fisico quanto il continuo pensare al denaro. Pensare con una logica legata totalmente al profitto, perdere di vista il gratuito, il sociale, il disinteressato nel più puro senso altruista. Immagino il sorriso beffardo di alcuni lettori, ma quella smorfia non è altro che la conferma dell’egoismo in cui viviamo ogni giorno. Pensare in modo economico ti chiude altri punti di vista, annulla il pensiero magico perché non c’è beneficio nel poetico e non c’è beneficio per lo spirito. Il pensiero economico disprezza l’arte perché l’arte genera contemplazione e il denaro scorre solo senza patria. Pensare in modo economico annichilisce la carità, l’empatia per l’altro e trasforma la generosità in qualcosa di strano, in qualcosa di vecchio stile. Il contatto permanente con il denaro limita il pensiero perché il denaro è legato al numero e i numeri non generano narrativa come l’informazione che non accumula conoscenza. Finalmente il denaro non ci aiuta a confrontarci con la morte, in quel momento non ci servirà a niente. Ma sarà troppo tardi per rendersene conto. L’uomo dell’antichità viveva in equilibrio con le forze della natura. Non sfuggiva alla sua spiritualità, non rinnegava le sue lacrime. È inevitabile che l’espansione smisurata del Mondo del Lavoro generi una reazione terribile del Mondo della Violenza. L’ambizione senza limiti, la meschinità, l’egoismo come esempio, il disprezzo della povertà e del debole, la mercificazione del sesso, la mancanza di protezione degli adolescenti di fronte a una realtà caotica che non comprendono e che soffrono, anche in silenzio, sono alcuni esempi di come la nostra vita è diventata una porcherìa. Questo è il mondo che lasceremo ai nostri figli. Questo si chiama progresso? Il capitalismo è un successo! ripete sempre qualche imbecille. L’uomo con la maiuscola inventa sinfonie, l’uomo con la minuscola inventa la carta di credito (o la camera a gas) È imperativo che torniamo all’equilibrio dei due Mondi, è imperativo che torniamo a ciò che ci rende umani, altrimenti saremo distrutti dalla nostra stessa superbia. Penso a Franklin D. Roosevelt “Fate qualcosa e, se non funziona, fate qualcos’altro! Non si può fuggire dalle ceneri, dobbiamo ricostruire dalle ceneri.
Ruben Ricca (regista e autore)
3 commenti su “La ribellione delle Furie..di Ruben Ricca”
Ricostruire o risorgere dalle ceneri si, ma oggi si costruisce solo “sopra” le macerie!
Tutto questo garantito, incensato e benedetto dalle tante finestre di Overton che ci aprono giorno per giorno gli illuminati con la stampa che fiancheggia tali aperture.
Applicando il principio della finestra di Overton: “Una cosa per volta, ci stanno togliendo tutto”.
E non mi riferisco solo al denaro. Ci siamo illusi che la nostra società avesse superato gli orrori del passato, quelli che studiavamo nei libri di storia. Non so se i giovani li studiano ancora, perché secondo il principio della “cancel culture”, dobbiamo cancellare, resettare e ricominciare dal principio una nuova storia a vantaggio di chi c’è la propone. Ossia chi ha le leve di comando! Gli illuminati!
Sono pochi e rari gli articoli che si leggono come questo di Ruben Ricca, (o Maci), molti sono considerati poco consoni al globalismo e quindi nocivi per la salute, altri perché cervellotici e quindi non in linea con il pensiero unico e distorto, e altri ancora ritenuti pericolosi perché potrebbero aprire a qualche riflessione. Compresi alcuni commenti di gente comune che spesso si chiede se ne vale la pena affannarsi per gente che non ascolta o semplicemente non sa ascoltare.
Una volta la morte (anche se faceva paura) era pensata come parte della vita stessa e prima o poi si doveva fare il fatidico trapasso accettandolo come un fatto naturale del nostro essere “umano”. Oggi viviamo come se non dovessimo morire ma nel contempo ci stanno portando a pensare che fa più paura vivere che morire. Però per morire bisogna essere prima vivi! Un po’ come il dolore: Ci sono due tipi di dolori nella vita, quello che ti fa male e quello che ti cambia.
E perché tutto questo? Solo per difendere quel gruzzoletto accumulato in tanti anni di lavoro e per la paura di perderlo accetti qualsiasi compromesso, fino a sottometterti consapevolmente. Vivi con l’ansia e la paura che un Draghi del Ca… ti vanifica i tesori accumulati in tanti anni di sacrifici.
Da questo la fatidica frase del sig. Claus Schwab che secondo la sua visione di illuminato si funge da risolutore alla paura dell’uomo: “Non possiederai niente e vivrai felice”. Questa frase avrebbe dovuto fare saltare dalla sedia tutto l’apparato politico e mediatico, per non parlare degli uomini di cultura. Ma invece no, l’uomo vuole e deve vivere di illusioni, vuole sentire le cose che gli piacciono, poi se sono giuste o sbagliate poco importa, l’importante è sentirsi dire solo cose che lo fanno stare bene e senza pensiero alcuno, perché tanto a pensare per noi ci sono loro. Questo grazie alle tante finestre di Overton che tanti aprono, ma nessuno riesce a chiudere perché il gregge vuole le finestre aperte anche se i riscaldamenti scarseggiano o sono costosi. In pratica un masochismo inconsapevole (più o meno) ad oltranza!
“Il più solido piacere di questa vita è il piacere vano delle illusioni”
Giacomo Leopardi
Il buon Marx sosteneva che se l’economia e il profitto prevalgono sulla politica l’uomo non sarà mai libero da sfruttamento e ricatto. La gratuitá, se volete, è un concetto legato all’arte, cioè ad una elaborazione dell’animo umano dove il denaro ha un posto di gran lunga secondario. La mancanza di una alternativa a questo capitalismo aggressivo ed egoistico non consente ad un nuovo umanesimo di formarsi e consolidarsi
Incompreso Giacomo Leopardi sempre…
“secondo male è piú grave che mai ne’ libri che trattano degli italiani, delicatissimi sopra tutti gli altri sul conto loro: cosa veramente strana, considerando il poco o niuno amor nazionale che vive tra noi, e certo minore che non è negli altri paesi”…
sottolineo, “il poco o nessuno amore nazionale che vive fra noi”, è questa l’essenza del decadimento che si reitera sempre.
[testo tratto da: “DISCORSO- sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani” – Giacomo Leopardi]