
L’Osservatorio universitario dei diritti umani dell’Università centroamericana di El Salvador ha pubblicato questo giovedì un rapporto sui primi 100 giorni del regime di emergenza decretato da Nayib Bukele nel Paese centroamericano dallo scorso marzo, che rende conto della morte di 59 persone in regime di detenzione. Il documento, intitolato “100 giorni di regime di eccezione in El Salvador” e preparato dall’Osservatorio universitario dei diritti umani dell’Università centroamericana dei gesuiti (UCA), indica che tutte le vittime sono di sesso maschile e che il 27,1 per cento era in età compresa tra 18 e 30 anni. Il regime di emergenza ha portato ad arresti di massa di una moltitudine di delinquenti, quasi tutti al soldo di bande armate per il controllo del traffico internazionale di stupefacenti. Emerge che al 26 luglio c’erano poco più di 49.000 persone detenute nelle carceri del Paese. Allo stesso modo l’UCA riferisce che poco più di 1.100 persone sono minori tra i 12 e i 18 anni. Inoltre vi sarebbe una differenza di quasi 9.000 persone detenute, rispetto ai dati resi pubblici dalla Polizia e dal Difensore civico per i diritti umani (PDDH), che viola le disposizioni della Costituzione che indica che tutti gli arresti devono essere notificati al PDDH. Secondo la ricercatrice Natalia Ponce, “le morti dei prigionieri in custodia statale sono dovute a percosse all’interno dei blocchi delle carceri ad aggressioni fisiche da parte di altri detenuti e a negligenza nelle cure per non aver fornito un trattamento sanitario adeguato ai prigionieri”.