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Mondo crypto: dagli USA una nuova proposta di legge per regolamentare Bitcoin e company

Tempo di lettura: 2 minuti

La tregua che nelle ultime settimane ha apparentemente interessato i mercati finanziari, non ha risparmiato il mondo crypto: difatti anche le quotazioni degli asset digitali hanno potuto beneficiare di un ritorno di interesse da parte degli investitori nei confronto delle nuove tecnologie; dai minimi relativi registrati nel mese di Giugno alcuni sottostanti hanno recuperato oltre 30 punti percentuali di capitalizzazione, andando a colmare una parte del gap accumulato nel corso della correzione. Nonostante il rally rialzista, però, le strutture tecniche dei prezzi sul medio e lungo termine non evidenziano elementi che facciano intravedere per il momento una ripartenza del bull trend. A fare da contraltare alla pochezza di novità di natura grafica vi è un gran fermento sul fronte normativo: è da mesi ormai che si discutono un po’ ovunque proposte di leggi, volte a definire una regolamentazione sull’uso e sulla compravendita di token.

Il dibattito tra addetti ai lavori è particolarmente serrato negli Stati Uniti: come riportato da Criptovaluta.it, testata attiva sulle tematiche riguardanti il settore delle tecnologie digitali, sarebbe in corso tra Senato e Autorità di Vigilanza una vera e propria lotta intestina. L’ala del Parlamento, da ciò che risulta, ha stilato un nuovo documento che sostituirebbe quello a firma Cynthia Lummis: l’obiettivo della proposta risiede nella volontà di dirottare Bitcoin, Ethereum e tutti gli altri asset virtuali sotto l’egida della Commodity Futures Trading Commission, l’authority che si occupa dei contratti futures sulle materie prime, escludendo di fatto la Security Exchange Commission dall’enorme mercato criptovalutario, e per di più con prospettive di crescita importanti. Il ridimensionamento del perimetro di azione della SEC sarebbe ben accolto dagli addetti ai lavori, che non vedono di buon occhio dettami troppo stringenti che tarperebbero le ali allo sviluppo del settore.

Criptovalute: regolamentazione e prospettive di crescita del settore

La regolamentazione del mondo crypto, da quando sono aumentati esponenzialmente gli investimenti in valute virtuali e la diffusione delle stesse come mezzo di pagamento, è un argomento molto controverso. Alcuni analisti ritengono che l’iperegolamentazione di un settore, in particolare di tale natura, possa allontanare i risparmiatori e gli utenti con la stessa velocità con cui gli stessi lo hanno approcciato; secondo altri esperti, tuttavia, un quadro normativo ben delineato incentiverebbe gli investitori istituzionali ad aprirsi con maggiore convinzione al mondo delle nuove tecnologie; ciò garantirebbe al comparto grandi flussi di liquidità in entrata, come già accaduto nel recente passato in occasione della quotazione di veicoli finanziari con focus sul mercato criptovalutario.

Naturalmente queste considerazioni avranno un maggior peso specifico nelle scelte di investimento solo nel momento in cui entrerà in vigore una Legge definitiva, ad oggi il dibattito può interessare coloro che allocano risorse in asset digitali con target temporali molto distanti. L’attuale congiuntura richiede soprattutto la definizione di una buona strategia, per attraversare indenni e possibilmente con qualche risultato tangibile una fase in cui i mercati finanziari in generale sono caratterizzati da molta incertezza. Ragionando su qualcosa di meno aleatorio, per investire in criptovalute, si può lavorare sul contenimento dei costi di implementazione dell’operatività: in quest’ambito risultano di grande utilità i servizi erogati dai broker online e dagli exchange.

Asset digitali e strategie operative

I broker online permettono di investire i asset digitali attraverso i Contratti per Differenza, particolari derivati che replicano il prezzo del sottostante senza possederlo direttamente. Grazie allo loro struttura i CFD presentano funzionalità, come la vendita allo scoperto e la leva finanziaria, essenziali per l’esecuzione di strategie di breve termine.

I cryptoexchange, di contro, consentono di convertire valuta fiat o valuta virtuale in criptovaluta, ma attraverso i loro circuiti gli utenti non hanno a disposizione né leverage né short selling: una condizione che se da un lato li penalizza nell’operatività speculativa dall’altro li rende estremamente funzionali per le immobilizzazioni di lungo periodo.

 

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