La seconda edizione della classifica, del Sole 24 ore sulla qualità della vita, declinata per fasce di età, vede la nostra provincia in posizione non certo felice, al 93° posto, per la fascia di età ‘bambini’, con una discesa, rispetto alle rilevazioni del 2021, di 6 posizioni.
Si tratta di una classifica su base provinciale, ma è indubbia l’influenza degli indicatori per le città metropolitane e i capoluoghi che spesso identificano tutto il territorio.
12 indicatori, per ognuna delle fasce di età, raccontano come è cambiata la mappa del benessere in base alle “risposte” dei territori alle esigenze specifiche di tre target generazionali.
Di tutta evidenza che il sud non riesce a stare al passo con le esigenze delle famiglie, in primis per i bambini e per gli anziani.
Serve a poco, se non addirittura criticabile, il conforto di trovare tutta la Sicilia nelle posizioni di fondo, la posizione di Ragusa, penultima fra le province siciliane, prima di Trapani è veramente sconfortante.
Noi di Territorio possiamo essere gratificati solo dal fatto che le maggiori criticità si possono annoverare fra quelle che il nostro movimento ha sempre posto all’attenzione degli amministratori locali.
Per il resto un esito assai sconfortante che deve essere un serio campanello di allarme per la politica locale, che spesso indugia su questioni che nulla hanno a che fare con il benessere dei cittadini.
Per la fascia di età dei bambini, Ragusa primeggia, al 2° posto, solo per il tasso di fecondità, per il resto galleggia nella medio-bassa classifica per verde attrezzato, 33°, per spazio abitativo, 50°, per asili nido e accessibilità alle scuole, 57°.
Scendiamo per giardini scolastici e palestre 82°, 86° posto per sport dedicato ai bambini, 105° per edifici scolastici dotati di mensa.
Un 93° posto finale che non ci fa onore.
Non va molto meglio per la fascia di età degli anziani, li salva solo l’indice di dipendenza che pone Ragusa al 5° posto. Ma la classifica finale ci posiziona al 70° posto, altra posizione non esaltante.
Dati positivi solo il consumo di farmaci per malattie croniche, 23°, per la depressione, 26°, galleggiamo a metà classifica, sempre più verso il basso che verso l’alto, per aspettativa di vita a 65 anni, 66°, inquinamento acustico, 67°, orti urbani, 65°, geriatri, 63°, specialisti, 70°.
Dati assai negativi per biblioteche, 106°, per trasporti, 101°, per assistenza domiciliare, 98°, per numero di infermieri, 82.
Ci salviamo solo, si fa per dire, nella fascia di età dei giovani siamo al 60° posto.
22° posto per imprenditoria giovanile, 26° per saldo migratori, 37° per gap canoni di locazione fra centro e periferia, 30° per i canoni. Ci va benissimo per età delle partorienti, 8°, e per quoziente di nuzialità, 28°
Appena accettabile il 46° posto per le aree sportive, per il resto sprofondiamo anche in questa fascia: 102° posto per bar e discoteche, 93° per imprese che si dedicano all’e-commerce, 90° posto per la disoccupazione, 84° per gli amministratori sotto i 40 anni, 82° posto per numero di laureati.
Resta ben poco da commentare, ogni amministratore può scrutare la sua coscienza per rendersi conto di come ha contribuito a questa classifica. Piuttosto, vorremmo che, una buona volta, si pensasse di operare per far sì che il territorio possa risalire nella classifica dell’anno successivo.
Spesso la supponenza e la presunzione di certi amministratori fa prendere in considerazione queste classifiche solo quando c’è anche una minima risalita, raro dalle parti nostre potersi vantare di risultati nei posti alti della classifica.
Serve, invece, lavorare in maniera mirata e cercare di dedicarsi a quegli indicatori maggiormente deficitari, per migliorare il benessere dei propri cittadini.
Si pensa, sbagliando, che questo tipo di politica non abbia ritorni elettorali, e ci si dedica all’effimero e ai progetti mirabolanti, ma come si vede i cittadini hanno bisogno di cose semplici e scontate