
Se i sondaggisti non ciccano le previsioni di voto nelle elezioni in programma domani 5 maggio vedranno lo Sinn Fein, partito nazionalista indipendentista molto attivo nell’Irlanda del Nord, diventare in caso di vittoria il gruppo più numeroso nell’Assemblea dell’Irlanda del Nord con 90 seggi. Secondo le previsioni, dunque, lo Sinn Fein potrà ricoprire per la prima volta la carica di Primo Ministro nel governo di Belfast con ogni probabilità con la sua presidente Michelle O’Neill. Da quando l’Irlanda del Nord è stata fondata come stato a maggioranza protestante un secolo fa, i suoi governi sono stati diretti da politici unionisti che si sono sempre definiti britannici. Il partito era legato all’Irish Republican Army (IRA) un gruppo paramilitare che ha usato bombe e proiettili per cercare di staccare, durante decenni di inaudite volenze, l’Irlanda del Nord dal governo del Regno Unito. Ora il partito è guidato da una giovane generazione che a quanto pare non è direttamente legata alla lotta armata. Tuttavia, la campagna elettorale è stata dominata dalle crescenti preoccupazioni per le lunghe liste d’attesa per accedere alle cure sanitarie e per l’aumento dei costi di cibo e carburante. “Ora sto razionando il mio riscaldamento un’ora al giorno”, ha affermato Sinead Quinn, che ha fondato il gruppo Derry Against Food Poverty per fare pressione sui politici affinché agiscano in base alla crisi del costo della vita. L’Irlanda del Nord è uno dei quattro paesi costituenti il Regno Unito, situato nel nord-est dell’isola d’Irlanda. Seggi elettorali sono stati istituiti anche in Inghilterra, Scozia e Galles, e sono visti come un test per il primo ministro britannico Boris Johnson, la cui popolarità è stata colpita da scandali per la violazione delle regole di confinamento anti covid-19. Secondo gli ultimi sondaggi, lo Sinn Fein, sostenitore dell’unificazione dell’Irlanda ed ex braccio politico dell’ormai inattiva IRA, otterrebbe circa il 26% dei voti. Mentre la maggioranza al governo del Partito Democratico Unionista (PDU) otterrebbe e il 19% dei consensi. Chiamati alle urne domani circa 1,2 milioni di cittadini che dovranno scegliere il primo Ministro e i 90 seggi che compongono l’Assemblea del palazzo presidenziale, definito anche castello di Stormont.