
Era nell’aria. Valdimir Putin è passato dalle minacce ai fatti. Per la prima volta da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina la Russia ha lanciato un missile ipersonico Kinzhal che ha distrutto un deposito di armi occultate a Deliatyn nella regione sud occidentale del paese. Già lo scorso fine dicembre Putin aveva minacciato di ricorrere a questo tipo di armamenti nel caso continuasse quello che lui stesso ha definito “l’aggressione dell’occidente” verso la Russia. In buona sostanza la Russia non può correre il rischio di trovarsi puntati sull’uscio di casa i missili della Nato. Il capo del Cremlino il 23 dicembre scorso aveva aggiunto nel corso di un vertice con lo staff del ministero della Difesa che se l’infrastruttura militare straniera avesse continuato ad avvicinarsi alla Russia, il tempo di volo dei suoi missili balistici sarebbe stato ridotto da 10 a 7 minuti e quello delle armi ipersoniche sarebbe stato inferiore a 5 minuti, rivendicando il diritto di agire per preservare la sicurezza del Paese. Missili che possono essere lanciati in volo dai caccia russi Mig 31K modificati invisibili ai radar, in grado di volare a bassa quota, facilmente manovrabili e che possono raggiungere e colpire tutte le capitali europee in pochi minuti, avendo una gittata che varia dai 1000 ai 2000 chilometri. Secondo la propaganda dell’esercito russo, 69 oggetti militari ucraini sono stati distrutti nelle ultime 24 ore, inclusi quattro posti di comando, quattro sistemi antiaerei, una stazione radar di rilevamento, tre sistemi lanciarazzi multipli, 12 depositi di armi e munizioni e 43 punti di concentrazione delle attrezzature militari. Il portavoce del Ministero della difesa il generale Igor Konashenkov ha affermato che un totale di 196 droni, 1.438 carri armati e altri veicoli corazzati, 145 lanciarazzi multipli, 556 pezzi di artiglieria da campo e mortai e 1.237 veicoli militari speciali sono stati distrutti dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha ribadito che l’operazione militare speciale nel Donbas ha come obiettivo principale quello di liberare i suoi abitanti dalle sofferenze e dal genocidio che hanno vissuto negli ultimi anni.
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