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Corruzione all’Ast. Nove arresti. Domiciliari per il DG Fiduccia

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Corruzione e reati contro la pubblica amministrazione nella gestione dell’Ast, l’Azienda Siciliana Trasporti, società  partecipata dalla Regione siciliana. La Guardia di Finanza ha eseguito nove  misure cautelari nel corso di un’operazione  denominata «Gomme lisce»

Agli arresti domiciliari è finito il direttore generale dell’Ast, Andrea Ugo Fiduccia. Altre otto persone sono destinatarie di interdittive della durata di un anno (sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio e divieto di contrattare con la pubblica amministrazione).

Sono complessivamente sedici gli indagati, accusatiduccia a vario titolo dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno riguardato la società interamente partecipata dalla Regione siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano sia interurbano.

“Abbiamoo delineato, sulla base degli elementi acquisiti allo stato delle indagini, un quadro esteso di possibili reati contro la pubblica amministrazione – dice il  comandante del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo della Guardia di Finanza,  Gianluca Angelini – posti in essere nell’ambito di una gestione privatistica dell’azienda, che appare contraria alle procedure che dovrebbero orientare l’operatività di un organismo pubblico, a totale controllo regionale. Impegno preciso della guardia di finanza è la tutela dei bilanci degli enti pubblici al fine di evitare usi distorti di risorse che incidono negativamente anche sulla qualità dei servizi forniti ai cittadini». Lo in merito all’indagine che ha portato a nove misure cautelari nei confronti dei vertici dell’Ast.

Gli inquirenti ipotizzano una gestione societaria privatistica da parte dei vertici aziendali che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto, tra cui quelle per l’acquisto di pneumatici, a danno di altri possibili fornitori; l’approvvigionamento di autobus aziendali, attraverso l’artificiosa rappresentazione delle condizioni giustificanti il ricorso alla procedura negoziata; l’affidamento del servizio di revisore contabile e la fornitura di servizi per le fasi di startup di una compagnia aerea.

Nel corso delle indagini, inoltre, emergerebbero condotte corruttive nei confronti del direttore generale dell’azienda, il quale, secondo quanto ipotizzato, avrebbe conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile a un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci della società pubblica; in cambio di vantaggi, tra cui la promessa dell’assunzione di propri familiari, avrebbe commesso atti contrari ai doveri del proprio ufficio, tra cui la predisposizione di una procedura di gara per la fornitura di servizi per lo startup di una compagnia aerea, del valore di 2.150.000 euro, al fine di consentirne l’aggiudicazione a una società appositamente individuata grazie a requisiti «ritagliati su misura».

Durante le indagini, infine, sarebbero state riscontrate un’ipotesi di truffa aggravata in danno dell’azienda pubblica commessa dai referenti della società aggiudicataria del servizio di bigliettazione elettronica, del valore complessivo di 3,2 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di documentazione falsa al fine di simulare il possesso dei requisiti previsti nel bando; una frode in pubbliche forniture nella somministrazione di lavoratori a tempo determinato da parte dell’agenzia di lavoro interinale aggiudicataria dell’appalto del valore complessivo di 6 milioni di euro, in quanto le assunzioni sarebbero state influenzate da logiche di natura politica piuttosto che dalle effettive necessità aziendali.

Fiduccia cominciò ad avere dei sospetti, soprattutto dopo le prime perquisizioni e i primi interrogatori dei mesi scorsi nei confronti di alcuni vertici aziendali: era certo di essere intercettato. Tanto che alcune volte, quando doveva affrontare temi delicati, pare lasciasse la sua stanza spostandosi altrove e lasciando sulla scrivania il proprio cellulare e quello dell’interlocutore.

E così nell’ottobre del 2020, come documentato in queste immagini, il direttore generale dell’Ast entra in azione: sale su una sedia e inizia ad armeggiare fino a quando riesce a scovare e rimuovere una telecamera nascosta dalla Finanza.

 

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