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Cisl Ragusa su partecipazione lavoratori alla gestione imprese

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“Sto assistendo con grande interesse al dibattito sviluppatosi in ambito nazionale, e che ha visto come promotrice la Cisl, con riferimento alle proposte di legge in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa. Le emergenze ambientali; l’accresciuta consapevolezza della necessità di tutela dei consumatori dalle frodi; la perdita di potere economico; la consapevolezza di dover reperire gli investimenti necessari per affrontare un’epoca a forte contenuto di innovazione; l’osservazione della crisi dei modelli di rappresentanza sociale, sono tutti fattori, non soli, di riflessione sulla necessità di trovare, dopo l’ubriacatura neoliberista e mercatista, una modalità diversa dal passato per costruire la governance economica dei territori e, quindi, la governance delle imprese, a partire dai driver del mercato. Tutti argomenti che fanno presa in un territorio come quello della provincia di Ragusa in cui, nel passato così come in questa fase, l’alta percentuale di piccole e medie imprese presenti risulta consistente”.
A dirlo è la segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, a proposito della possibilità di riprogettare le modalità di produzione e commercializzazione di beni e servizi in chiave di sostenibilità economica, ambientale, sociale ed etica. “Tutto ciò – aggiunge – passa, senza alcun dubbio dal coinvolgimento democratico di tutti i portatori di interesse che gravitano intorno al mondo delle imprese: lavoratori, clienti/consumatori, soci, manager. Parlare oggi di democrazia economica è quindi, più che mai, introdurre elementi di dialogo tra tutte le componenti della società, i cui soggetti si trovano ad interpretare contemporaneamente più ruoli e, quindi, ad essere spesso essi stessi, in uno, portatori di interessi contrapposti il cui conflitto non può essere risolto se non nell’ambito di un processo partecipativo di responsabilizzazione e coinvolgimento”.
“Per quanto ci riguarda – aggiunge ancora Carasi – non si tratta solo di far evolvere i modelli di rappresentanza del lavoro e, con essi, la condizione stessa dei lavoratori, ma di garantire alla nostra società una possibilità di sviluppo sostenibile, un modello distributivo più equo, una consapevolezza sociale più forte al servizio di una realtà territoriale più efficiente e, al tempo stesso, più giusta. I passi avanti che si stanno percorrendo lungo questa direzione ci sembrano molto interessanti e attendiamo con ansia di capire in che termini saranno poi calati nelle varie realtà territoriali”.

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