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Costa Rica. Elezioni presidenziali: si vota domenica 6 febbraio

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Probabile continuazione della “ondata rossa” che potrebbe comprendere anche il Costa Rica, con la recente svolta a sinistra  di Cile, Honduras e Perù,  un tempo appannaggio della destra, dopo l’esito del voto delle elezioni presidenziali e legislative, in programma domenica 6 febbraio 2022. Permane tuttavia una profonda incertezza sulla coalizione politica che riuscirà ad ottenere i numeri per governare. Questo secondo i recenti sondaggi effettuati dal  Centro di ricerca e Studi Politici dell’Università del Costa Rica che attualmente pone più o meno sullo stesso piano 3 coalizioni. Il sondaggio (con un margine di errore di 2,8 punti percentuali) colloca José Maria Figueres del Partito Liberazione Nazionale al primo posto con il 15% di preferenze. Seguono Lineth Saborío, del Partito dell’Unità Sociale Cristiana con il 14 per cento, e Fabricio Alvarado, di Nueva Republica, con l’11 per cento. In un secondo gruppo troviamo con l’8 per cento José María Villalta, del Fronte Ampio, con il 6 per cento  Rodrigo Chaves, del Progresso socialdemocratico, e con il 3 per cento, Eliecer Feinzaig, del fronte Progressista Popolare Liberale. Lo studio ha esplorato anche il comportamento dell’elettorato. Sebbene l’86 per cento degli intervistati sia pronto a votare, il 41 per cento non sa ancora chi scegliere. I risultati confermano che il 47 per cento degli intervistati rinvierà la decisione nell’ultima settimana prima delle voto,  mentre il 25 per cento della popolazione ha affermato che deciderà poco prima di recarsi alle urne. Il politologo, Ronald Alfaro, ha sottolineato che le condizioni imposte dalla pandemia nel 2022 potrebbero essere determinanti, poiché le restrizioni hanno limitato le interazioni tradizionali tra gli elettori.  “Quando le persone devono prendere la decisione di votare, di solito usano determinate interazioni. Possono ‘parteggiare’ per un partito politico, per un candidato o per quello che pensano i loro famigliari, ma in questo momento tutte quelle interazioni, sembrano interrotte”, ha concluso. Anche la chiesa è scesa in campo. I vescovi mettono in luce anche “la sfiducia della società nei confronti delle istituzioni sociali e politiche”, nonché l’allarmante aumento di corruzione, violenza, traffico di droga e crimine organizzato. “Grave – aggiungono i prelati  -anche la disoccupazione che, secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica, ha colpito 434mila persone, così come il declino del settore turistico, a fronte di costi in salita per i beni essenziali, per il carburante, il salario precario, e il forte indebitamento dello Stato”.

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