
A pochi giorni dalle amministrative, gli italiani di buona volontà che desiderino far valere il diritto-dovere di votare il candidato sindaco in base ai programmi, a parte gli irriducibili dello zoccolo duro, potrebbero andare a rovistare nelle “cassette degli attrezzi”, espressione di Letta, dei due assembramenti, centro destra e centro sinistra, sperando di trovarvi programmi coerenti o almeno qualche proposta sensata. Le scoprirebbero desolatamente vuote e gli parrebbe d’essere entrati in una sala da fumo dell’Ottocento dove il fumo dell’oppio aveva un effetto analgesico e euforizzante. E’ proprio quello che ci vuole per far dimenticare agli elettori che nel paese dei balocchi, della politica non è rimasta traccia. Una vena prosciugata e rinsecchita in cui il populismo delle sardine, nato per riscaldare i cuori e offrire ricette taumaturgiche, boccheggia per incompetenza e presunzione. Grosso modo, la situazione si potrebbe sintetizzare dicendo che il centro destra, esclusa Forza Italia, accarezza i ribelli del green pass pur essendosi espressa a favore dei vaccini, e che il centro sinistra vede nel reddito di cittadinanza la soluzione alla disoccupazione nonostante il fallimento della misura grillina. Tuttavia, qualcosa si deve pur dire e i candidati sindaci scoprono le carte che non hanno e si offrono agli elettori sforzandosi di conquistare una manciata di voti in più dell’avversario. Non sta bene Salvini, e di riflesso la sua Lega, oggi che i social bersagliano Morisi per la questione degli stupefacenti, venuta a galla due giorni fa e a dimissioni avvenute da parte del creatore della “Bestia” già i primi di settembre. Coincidenza che insospettisce e dà al Pd l’agio di portare sul piano politico un fatto personale. I democratici alzano la baionetta contro Salvini, il cui consenso era in calo per le sparate maldestre sul green pass, ma il cui peccato originale è stata l’alleanza con il MoVimento delle stelle, cadute una dopo l’altra nel vuoto che Conte cerca di colmare con un altro vuoto. L’avvocato, in perenne antagonismo con Draghi che gli ha strappato la poltrona, attacca con piacere sadico la Lega “Con la Lega in queste condizioni, il governo non arriva al 2023” per seminare mine lungo il percorso del presidente del Consiglio che viaggia ad altezze stratosferiche negate al Conte-Apteryx, l’uccello privo di ali e dalle piume lanuginose. Ognuno usa il caso Morisi a proprio vantaggio, ma il vero bersaglio è Salvini, che “non poteva non sapere”. La solita formula che la cara Gruber, faziosa come sempre, ha posto come domanda al moralista Scanzi, il quale l’ha accolta con gioia, continuando a scuotere la testa indignato, come quei cagnetti suonati che si vedevano una volta sulle cappelliere delle auto. Ma Salvini è diventato un problema anche per i governatori del suo partito, se Giorgetti si è spinto a dire sarcastico che a Roma voterebbe Calenda. Nella Capitale, la posizione del centro destra non è rosea. Michetti, il candidato imposto da Meloni, che secondo la leader di Fratelli d’Italia doveva brillare per competenze ed esperienza, in realtà brilla per assenza. Si defila dagli incontri importanti e, quando partecipa, è sotto stretta sorveglianza dei parlamentari di FdI, che temono gaffe e uscite inappropriate da parte del nostalgico celebratore dell’impero romano. Nel Pd domina la stasi: l’ex ministro dell’Economia Gualtieri è sempre uguale a se stesso: deludente stabile, ma da rappresentante del partito dell’establishment è sicuro di andare al ballottaggio. Uno sguardo a 360 gradi inquadra altri due candidati. Raggi e Calenda. Nel faccia a faccia andato in onda da Porro, sulla 4, Raggi parla di progetti, autobus, metropolitana, piste ciclabili, rifiuti, è un fiume in piena. La meraviglia delle meraviglie. Poi basta osservare l’espressione di Calenda e ti scappa da ridere. La narrazione fantastica della Raggi è contrastata dalla brutalità delle immagini di simpatici cinghiali e cinghialini che se ne vanno indisturbati per le strade di Roma, la capitale più sporca del mondo. I grillini, abituati a una realtà parallela di loro invenzione, non fanno una piega. Ma le differenze tra Raggi e Calenda sono tali che un romano sano di mente non dovrebbe avere dubbi. “Se li conosci non li voti, voti il nuovo.” Ha detto Sgarbi a sostegno di Michetti. L’esatto contrario di ciò che pensano nel Pd, dove ci si affida all’usato sicuro. Anestetizzati ed euforizzati per dimenticare la propria insipienza, illusi di contare ancora qualcosa.
4 commenti su “Amministrative da “sballo”…l’opinione di Rita Faletti”
@ R.Faletti:
“…con Draghi che gli ha strappato la poltrona..”
Dice bene, anche se non dice come..
In tutto questo bailamme, sarà la Meloni ad ulteriormente allungare su tutti..
Io spero che questo governo duri, e che Draghi resti dov’è.
Per nulla lo vorrei vedere al Colle con tutti i suoi amici muratori.. ( il male minore ! )
Nella speranza che nel frattempo la politica rientri nel solco ..
La Democrazia ha bisogno di essere tutelata e rinforzata . . . dopo le lesioni degli effetti collaterali della pandemia.
@terrorista
Perché una democrazia sia forte, i partiti devono essere forti , con programmi ben delineati e trasparenti. In Italia ci sono due blocchi, che definire tali è improprio per le differenze che esistono al loro interno e creano attriti e conflitti solo parzialmente e temporaneamente superabili. Nel centro sinistra, Pd, Leu e M5S non sono assimilabili. Nel centro destra , Forza Italia non è perfettamente allineata né alla Lega né a Fratelli d’Italia. La situazione attuale, un governo con dentro tutti meno uno, ha portato allo scoperto le differenze, accentuate dal fatto che una parte cospicua del centro destra è all’opposizione e una parte altrettanto cospicua al governo. Quindi, più che di due blocchi, sarebbe appropriato parlare di due contenitori. Alle prossime politiche è probabile che ci sarà un rimescolamento dagli esiti non prevedibili . Quindi, tornando al tema iniziale, perché la democrazia si rafforzi, occorrerebbe un sistema elettorale che rappresentasse davvero la volontà degli elettori. Non è il sistema misto con spiccata tendenza al maggioritario ad assicurarlo. Servirebbe il proporzionale, che consentirebbe ad ogni partito di presentarsi con il proprio programma, e, ad elezioni avvenute, eventualmente formare alleanze. Il problema della governabilità, che il maggioritario non garantisce, nasce se alla maggioranza parlamentare non corrisponde una maggioranza politica reale. Qualunque sistema elettorale va bene quando i partiti sono forti, in caso contrario, un sistema piuttosto che un altro può compensare la debolezza politica.
In geometria, perché sussista un piano occorre congiungere 3 punti…
Ad un tavolo occorrono 3 gambe dritte per restare saldo…
In una Democrazia perché sussista, servono tre Istituzioni EFFICIENTI: Sanità, Giustizia ed Istruzione.
Ed È chiaro che in Italia siamo messi male con la Democrazia che traballa.
In particolare con la pandemia in corso, e con il golpe strisciante dei capimastri che hanno bisogno di gestire i miliardi UE ( chissà perché ).
Lasci perdere i partiti…. i capimastri sono molto bravi a mischiare i mazzi delle carte per poi ottenerne combinazioni opportunistiche…
Ora e arrivata il tempo di far fuori la Meloni…
Nell’ordine metterei: istruzione, giustizia, sanità, visto che la sanità in generale funziona meglio che in altri paesi.