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Il terziario nell’anno del Covid in provincia di Ragusa

Confcommercio. Ha perso un valore aggiunto pari al 16,1%, più della media del Sud Confcommercio: “Maggiore sforzo per recuperare il terreno perduto”
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Che a fare maggiormente le spese della crisi da Covid fosse stato il terziario, era un dato scontato, iscritto nella sofferenza di centinaia di operatori anche della provincia di Ragusa. Ora arriva la conferma ufficiale dell’Istat, secondo cui nel 2020 il settore “Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni” guida la triste classifica della perdita di valore aggiunto, con l’area iblea che si attesta, per quanto riguarda il comparto, a un -16,1% mentre nel resto del Mezzogiorno la perdita è stata pari in media al -14,5%. “Quindi – ribadisce il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – lo scorso anno abbiamo perso ancora di più rispetto alla media che si è registrata nel resto del Mezzogiorno. Significa che dovremo compiere uno sforzo ulteriore nel tentativo di recuperare il terreno perduto”. I dati sono contenuti nella “Stima preliminare del Pil e dell’occupazione a livello territoriale” dalla quale emerge che nello scorso anno il prodotto interno lordo è sceso del 8,9% in provincia di Ragusa (dell’8,4%, invece, al Sud). L’occupazione è diminuita in modo più omogeneo a livello territoriale: -2,4% nell’area iblea (-2,1%, in media al Sud). “La nostra area provinciale, in sistema con il resto del Sud-Est, condivide col Nord Est – sottolinea ancora Manenti – la peggiore performance del settore del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (-16,1%) mentre l’industria registra in quest’area la contrazione meno marcata (-9,9%). Fanno registrare un andamento meno negativo di quello medio nazionale i settori delle Costruzioni (-6,0%), dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (-5,1%) e degli altri servizi (-5,2%). Significa che c’è parecchio da fare per superare questo gap e per riuscire a ritornare ai livelli pre-crisi, circostanza che tutti auspichiamo. Sono indispensabili misure specifiche di sostegno al comparto che non possono esaurirsi soltanto con una serie di provvedimenti ma che, piuttosto, devono risultare il più possibile estesi nel tempo, almeno nei prossimi due anni”.

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