Sono stati rinviati a giudizio altre quattro persone coinvolte nell’operazione Boschetari, espressione che significa senza tetto, condotta dalla squadra mobile di Ragusa e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Catania a giugno 2018. I reati si erano consumati nel Comisano, in particolare nella frazione di Pedalino, tra il 2016 e il 2018.
Ieri il gip di Ragusa, Andrea Reale, chiamato ad esprimersi su un filone dell’inchiesta principale, ha rinviato a giudizio Rosario Occhipinti, Salvatore Occhipinti, Lucian Milea e Marian Oprea, accogliendo l’eccezione di nullità di uno dei capi di imputazione, che riguardava il furto di una quantità imprecisata di agrumi su eccezione di uno dei legali degli indagati.
Nello specifico, per i quattro capi di imputazione rimasti, Lucian Milea è accusato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione; a lui sono imputati assieme a Marian Oprea alcuni furti per commettere i quali avrebbe utilizzato anche dei minorenni. Il livello di assoggettamento delle persone che gravitavano attorno a Milea ha portato gli inquirenti a inserirle tra le persone offese.
I due Occhipinti, ieri rinviati a giudizio, sono invece accusati di sfruttamento della manodopera; secondo la tesi dell’accusa, utilizzavano i lavoratori ‘offerti’ da Lucian Milea, approfittando del loro stato di bisogno, pagando il lavoro a cottimo e non ai lavoratori ma direttamente a Milea. Nessun presidio di sicurezza, ne strutture igieniche. Il filone principale dell’inchiesta ha già prodotto delle condanne per associazione a delinquere finalizzata al traffico di esseri umani in danno di connazionali alcuni dei quali minori, e di sfruttamento pluriaggravato della prostituzione, anche minorile.
Le sentenze del gup della Dda di Catania, riformate in Appello hanno portato già alla condanna in abbreviato per Lucian Milea, 18 anni e 8 mesi; per Alice Oprea, 7 anni e 10 mesi; per Monica Iordan 13 anni e 10 mesi. L’associazione era riuscita reclutare e trasferire in Italia, numerosi rumeni, scelti tra persone in stato di estremo bisogno, analfabete o semianalfabete, tutte in condizioni di estremo disagio, «boschetari», persone prive del necessario, facilmente soggiogabili.
Nel filone per il quale sono stati già espletati due gradi di giudizio, è stato accertato che le vittime venivano nutrite con scarti alimentari ammuffiti, pieni di vermi; venivano private della libertà anche attraverso la sottrazione dei documenti; venivano imposte violenze fisiche e anche sessuali.