La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ragusa, Eleonora Schininà, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, Santo Fornasier, nei confronti di tre soggetti, tutti italiani, tra cui un pubblico ufficiale appartenente alla polizia locale di Comiso, ritenuti responsabili per avere favorito la permanenza sul territorio nazionale di immigrati clandestini.S i tratta di D.G., 52 anni, di Comiso (obbligo di dimora), D.M., 40 anni, di Comiso (obbligo di dimora), P.F., 53 anni, di Ragusa(sospensione dai pubblici uffici mediante interdizione per sei mesi). Secondo le indagini avrebbero costituito un sistema accuratamente architettato di nozze combinate per soddisfare le esigenze di donne single in cerca di denaro e uomini extracomunitari che avevano bisogno di un matrimonio per rimanere in Italia. Una donna organizzava i matrimoni e un uomo sbrigava le pratiche necessarie. L’operazione della guardia di finanza di Ragusa è stata denominata “Wedding planner”.
La donna organizzatrice dei matrimoni e fulcro dell’operazione è una disoccupata, originaria di Pomezia, era già nota alle forze dell’ordine perchè recentemente bloccata con 5 chili di marijuana.
Il meccanismo illegale è emerso grazie ad una serie di intercettazioni venute fuori proprio nel periodo in cui la donna venne fermata con la droga nell’operazione “Smart Truck” condotta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria a novembre a Ragusa. In quell’occasione vennero arrestate 8 persone e sequestrati 105 chili di marijuana e 15 di hashish.
Analizzando i tabulati venne fuori che la donna aveva messo su una sorta di agenzia matrimoniale, che forniva ogni servizio, dal trucco al vestito e alla torta, compreso il cosiddetto divorzio veloce dopo il matrimonio. In questo modo i cittadini extracomunitari potevano ottenere il permesso di soggiorno tanto desiderato.
Il meccanismo era semplice. Venivano contattate donne single che avevano bisogno di denaro, che avrebbero ricevuto un compenso di circa 5 mila euro se avessero accettato di sposare extracomunitari sconosciuti. Il compenso veniva elargito in più tranches in parallelo con gli adempimenti burocratici. L’organizzatrice metteva a disposizione anche la propria abitazione attraverso contratti di locazione falsi per permettere agli extracomunitari di ottenere residenza e avviare le pratiche per il permesso di soggiorno.
Ad occuparsi delle pratiche era un collaboratore, tra le altre cose titolare da un anno del reddito di cittadinanza, che sfruttava le sue conoscenze nell’ambito di uffici comunali e di polizia locale, utilizzava un immobile nella propria disponibilità, diroccato ed inagibile, indicato in decine di richieste di residenza. E c’era l’indirizzo di un supermercato come luogo di residenza.
L’agente di polizia locale poi confermava la residenza degli stranieri nei luoghi indicati nei falsi contratti di locazione registrati all’Agenzia delle Entrate in cambio di 100 euro per ogni residenza falsamente attestata.
Dall’operazione è emerso che sono stati realizzati 5 matrimoni combinati e 28 falsi contratti di locazione.