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Confimprese Iblea sui mancati aiuti dal comune di Ragusa

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Il tempo delle promesse politiche è finito. Occorre, adesso, fare presto e subito. Con un ristoro immediato alle attività di ristorazione che hanno pagato, più degli altri, le chiusure a ripetizione. La categoria dei ristoratori sono disorientati e addirittura impauriti, insieme a baristi e altri colleghi del settore food e beverage. “Da chi ci governa – spiega il presidente provinciale di Confimprese iblea, Pippo Occhipinti – ci attendiamo una programmazione chiara e tempestiva, degli interventi congrui e ragionevoli. Inoltre, ribadiamo, che servono ristori immediati ed adeguati per compensare i mancati fatturati di questi ultimi mesi. Dalla nostra base associativa -incalza Occhipinti -arrivano richieste di proteste eclatanti, ormai la misura è colma”. Un messaggio forte ed inequivocabile diretto a chi, a palazzo di città, a Ragusa, aveva assicurato aiuto al settore.
“L’apertura a pranzo, in una realtà come Ragusa, serve davvero a poco –aggiunge Occhipinti -Il Comune, per le iniziative di propria competenza, deve dare un segnale di aiuto immediato con l’abbattimento della tari e l’azzeramento dei tributi comunali per i prossimi tre anni, la regolamentazione del rilascio delle licenze per l’apertura di nuove attività legate alla ristorazione e l’azzeramento della Tosap”. Il presidente territoriale di Confimprese iblea aggiunge. “Abbiamo avuto un’ interlocuzione con l’assessore allo sviluppo economico Giovanna Licitra e il sindaco Peppe Cassi –spiega Peppe Occhipinti – in quella sede, in sala giunta, a poche ore dall’approvazione del bilancio, sono stati presi degli impegni ben precisi per sostenere, in maniera concreta, le categorie produttive maggiormente danneggiate. Nessuno di noi, ad oggi, può pianificare nulla e non si può andare in banca per ottenere altri prestiti”. Bisogna intervenire velocemente prima che sia troppo tardi. Il settore della ristorazione, somministrazione e tutto l’indotto, è stato travolto dalla totale o parziale chiusura delle attività. Questa situazione di sospensione del tempo, però, deve avere un termine. Anche la resistenza dei ristoranti più solidi non è infinita. La rincorsa all’emergenza sembra non volere far tesoro dell’esperienza precedente.

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