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Terrorismo e immigrazione…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 5 minuti

A tutto c’è un limite. Ai proclami populisti, alle chiacchiere vanesie dei talk show, agli applausi ai funerali, ai servizi lacrimevoli di Myrta Merlino, alle reazioni scandalizzate di Giletti di fronte alle schifezze italiane che emergono dai suoi reportage, alla folle ostinazione di Trump nel non voler accettare la vittoria di Biden. E in tempi in cui la cartina dell’Italia è a chiazze colorate, c’è un limite anche a tutto ciò che accompagna il Covid-19, risse tra scienziati e spocchia insopportabile dell’insopportabile super commissario Arcuri che dovrebbe inventarsi il sistema per la conservazione del vaccino alla temperatura di  70 gradi sotto zero. Dei soldi si dice: pochi maledetti e subito, a inizio settembre sarebbe stato opportuno dire: poche uscite, maledette e subito prima della serrata generale. Liquidata la questione alla maniera cinese, tanto per intenderci, che sarà sì lesiva delle libertà individuali ma salva la salute, avremmo avuto il tempo per dedicarci a un’altra questione, quella sì prioritaria se vogliamo difendere la tanto irrinunciabile libertà che non si capisce perché diventi improvvisamente fondamentale in tempi di pandemia e non lo sia in tempi di terrorismo fondamentalista. Di questo si stanno occupando Macron e Kurz dopo gli eccidi di Nizza e Vienna. Di questo dovremmo occuparci tutti perché è palese che nel mirino dei jiihadisti c’è l’Europa da difendere contro la barbarie dei tagliatori di teste che sono della stessa risma di quelli che a Raqqa, una delle roccaforti dell’orrore, minacciavano gli insegnanti di tagliare loro la gola. I media francesi riferiscono che in questi giorni stanno piovendo denunce di professori e sindaci che per aver reso omaggio all’insegnante decapitato hanno ricevuto intimidazioni  di questo tipo: “Ti staccheremo il collo”, “Mio padre ti taglierà la testa”. L’apologia del terrorismo e dei suoi metodi trova spazio persino nel brano disgustoso di un rapper secondo quanto scrive il Figaro: “On découpe comme Samuel Paty, sans empathie” (tagliamo la testa come a Samuel Paty, senza empatia). Gli odiatori dell’occidente si nascondono tra noi, li abbiamo nutriti e coccolati in nome della tolleranza, ma arrivano anche da fuori. L’Europa è presa d’assalto da ondate migratorie che premono sui suoi confini esterni, a est e a sud-est lungo il corridoio dei Balcani e a sud seguendo le rotte del Mediterraneo. Nel 2019, a Varsavia, nella sede di Frontex, si è svolto un summit su temi che coinvolgono tutti i paesi europei: la gestione del controllo dei confini, la riforma di Dublino e gli accordi di Schengen. In quell’occasione Macron ha chiesto il rafforzamento del ruolo di Frontex, ha sottolineato l’imprescindibilità della redistribuzione dei migranti e ha ipotizzato una revisione di Schengen sulla libera circolazione tra i confini interni dell’Unione. Il nodo più importante da sciogliere è proprio quest’ ultimo giacché riguarda il movimento secondario che maggiormente preoccupa il presidente francese. Il punto è emerso come questione prioritaria nel mini vertice dello scorso martedì tra Macron, il cancelliere austriaco Kurz, il premier olandese Rutte, Merkel, il presidente del Consiglio europeo Michel e Ursula von der Leyen. Il tema: legami tra terrorismo e immigrazione. Macron ha ribadito la necessità di difendere le frontiere esterne e restringere Schengen ad alcuni paesi escludendone altri ritenuti non in grado di effettuare controlli efficaci e fermare individui sospetti. E’ palese che si riferisse all’Italia: il tunisino dell’eccidio di Nizza era sbarcato in Sicilia e passando per Bari aveva raggiunto la città francese. L’uomo aveva ricevuto il foglio di via invece di essere trattenuto per l’espulsione. E intanto che ieri la Francia commemorava le vittime delle stragi compiute il 13 novembre 2015 in Francia, le più sanguinose dalla seconda guerra mondiale, sulle nostre coste continuavano gli sbarchi mentre l’hotspot di Pozzallo si riempie e si svuota di continuo. Quando cominceremo a parlare di cose serie con pragmatismo, senza ideologie e senza lacrimatoi in mano? Né Salvini né Lamorgese sono all’altezza del  compito gravoso di evitare che l’Italia diventi l’imbuto dell’Europa.

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2 commenti su “Terrorismo e immigrazione…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Tonino Spinello

    Almeno Salvini ci stava provando, quando nel nostro paese cerchi di fare le cose non dico giuste, ma perbene, senti il tintinnio delle manette. Ed è quello che è capitato a Salvini. Un ministro che cerca di difendere i confini per evitare lo sbarco in Normandia (ormai di questo si tratta) viene inquisito dalla magistratura, allora vuol dire che dietro ci sono interessi importanti. Importanti non tanto per il denaro che ne gira molto, ma per strategie di vario genere, terrorismo compreso. La cosa peggiore poi che dall’altra parte del mediterraneo, i giornali titolano: “Ministro Italiano inquisito per ostacolo agli sbarchi su suolo Italiano”. Questo cosa significa? Un invito a venire in Italia senza timore e senza limite! Quando la cosa succede con Lamorgese, la magistratura prende altra direzione, il governo tace, e poi tutto si dimentica. Intanto il lockdown è per gli italiani, che devono stare allineati e coperti con la minaccia continua di multe salate e chiusura dei locali, ma i porti restano aperti a clandestini, magari con potenziali terroristi infiltrati. Clandestini positivi al covid ma liberi di spostarsi per tutto il territorio Italiano e senza minaccia di alcun genere. La Comunità Europea prima ci costringe quasi ad aiutare gli sbarchi e ora ci accusa di superficialità perché a qualcuno non piace che le teste stiano al suo posto. La loro schizofrenia la posso capire, ma quel senso di superiorità nei nostri confronti non la tollero, anche se siamo quelli che siamo, e loro non sono meglio di noi, anzi a volte sanno essere pure “stronzi”! E mi spiace che ci troviamo un governo che non ha nemmeno la dignità di alzare la voce a difesa di un Paese che non ha bisogno di essere preso per mano dalla Merkel ogni qualvolta che dobbiamo attraversare la strada. Siamo un popolo che solo se lo vogliamo, gli faremmo vedere di cosa siamo capaci. Ora sono tutti in fibrillazione per questo antivirus o vaccino che sia, mi sembrano come gli uccellini col becco all’insù e la loro mamma che li imbocca. Nemmeno il tempo di uscire la notizia che gli ordinativi e gli stanziamenti di denaro arrivano con una tempistica sospetta, oltretutto senza il parere dell’OMS o dell’ISS se tale vaccino è sicuro. Dobbiamo fiducia alle due multinazionali che funziona al “90%” e a qualche scienziato che magari è messo a libro paga. Il costo non è dato sapere, si vocifera tra 20-60 Euro/Dollari, ma tutto è incerto, e tutti camminano verso l’incertezza! Ma cosa succede? Sig. ra Faletti, a questo punto ho l’impressione che i limiti sono di ostacolo solo a chi conserva e difende i propri valori!

  2. @ Tonino Spinello
    Ogni paese dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e rispondere dei propri errori. La cultura della responsabilità in Italia è come l’araba fenice. La pandemia lo ha evidenziato. Rimpalli tra governo e regioni, tra sindaci e governatori e alla fine tutti responsabili nessuno responsabile e tutti vissero felici e contenti. Non si pretende che un presidente del Consiglio sia un tuttologo, ma sia responsabile del proprio ruolo che consiste anche nel circondarsi di persone all’altezza degli incarichi che svolgono. Da noi non avviene perché competenza e professionalià, preparazione e requisiti specifici sono meno importanti delle conoscenze e delle amicizie. Così di fronte alle difficoltà ci si improvvisa e se le cose vanno male si trova il sistema di autoassolversi e trovare una giustificazione, in breve, di farla franca. I tedeschi ci amano ma non ci stimano. Abbiamo applicato la stessa “strategia” nella gestione dell’immigrazione. All’inizio l’abbiamo considerata un’emergenza e l’abbiamo affrontata come si affronta un’emergenza: per tentativi. Quando ci siamo accorti che non lo era più, abbiamo continuato ad agire come prima: accogliendo tutti e effettuando controlli su una parte confidando che i più scegliessero di andare altrove. Ce ne siamo infischiati di rispettare le norme europee facendo i furbi e bypassando il problema. Porti chiusi o porti aperti? Con Salvini chiusi, con Lamorgese aperti. La verità è che non si è ancora deciso. Lei dice che potremmo fare grandi cose. Sinceramente non ne vedo la possibilità.

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