
Non c’è tregua per lo stato indiano, in lotta per difendere i confini con Pakistan e Cina. L’india accusa la Cina di essersi impropriamente annessa una vasta area del territorio settentrionale che considera essere di sua pertinenza. Ieri la situazione era stata definita di stallo tra le due potenze militari, giunte all’ottavo incontro-colloquio sulla linea di confine nell’Himalaya occidentale. Il capo di stato maggiore della difesa indiano Bipin Rawat ha detto che la situazione era molto tesa nella Linea di Controllo Effettivo, il confine de facto, nel Ladakh orientale, dove migliaia di truppe indiane e cinesi stanno battagliando da mesi. “Non accetteremo alcun cambiamento nella linea di controllo effettivo. Nel calcolo generale della sicurezza, gli scontri alle frontiere, le trasgressioni e le azioni militari tattiche non provocate, potrebbero portare presto a un conflitto più ampio e cruento” ha aggiunto Rawat. Il capo di stato maggiore ha fatto riferimento ai brutali combattimenti corpo a corpo dello scorso mese di giugno che hanno lasciato sul terreno 20 soldati indiani e un numero imprecisato di cinesi. Tensione ai massimi livelli che stanno innescando grandi dispiegamenti bellici sulla desolata e remota zona di confine sulla sponda settentrionale e meridionale del Lago Pangong Tso con i contendenti separati da qualche centinaio di metri. Nemmeno i canali diplomatici sono serviti ad allentare la tensione nell’area, lasciando di fatto i soldati al fronte a temperature sotto zero nei deserti di neve del Ladakh settentrionale, ma stupendo d’estate. Le truppe di fanteria cinesi dotate di artiglieria e veicoli blindati, stanno spingendo le nostre truppe a ritirarsi, ha concluso il generale Rawat.













