
La Corte Suprema di Bogotà ha ordinato la scarcerazione dell’ex presidente Álvaro Uribe. Il politico e tuttora accusato di essere collegato a un’indagine su presunte frodi e corruzione di testimoni, nel processo in cui si riteneva avesse avuto legami con squadre paramilitari di estrema destra. Uribe, mentore politico dell’attuale presidente Iván Duque, ha ottenuto gli arresti domiciliari nella sua fattoria vicino a Montería, nel dipartimento di Córdoba. L’ex presidente ha più volte messo in dubbio l’indipendenza del tribunale, dichiarando la propria estraneità ai fatti contestati. La Corte Suprema ha anche rinviato all’ufficio del procuratore generale precedenti inchieste contro Uribe per tre massacri e l’omicidio di un difensore dei diritti umani, che si sarebbero verificati negli anni ’90. Gli avvocati di Uribe, compreso l’attuale presidente Duque, avevano chiesto che gli venisse consentito di difendersi in tribunale da uomo libero, sostenendo che i suoi arresti domiciliari sono ingiusti, soprattutto confrontando il suo caso con il processo agli ex leader della guerriglia delle FARC (sinistra estrema) che invece possono continuare a difendersi dall’accusa di crimini di guerra, da uomini liberi. Uribe, che ha governato la Colombia tra il 2002 e il 2010, periodo in cui ha lanciato un’offensiva militare contro i guerriglieri di sinistra, è stato il senatore più votato alle elezioni legislative del 2018 ed è il principale leader del partito del Centro Democratico di destra che ha portato al potere Duque. Le squadre paramilitari sarebbero collegate a gruppi armati illegali emersi negli anni ’80, finanziati da allevatori, proprietari terrieri e mercanti per proteggersi dalle sanguinose incursioni dei guerriglieri di sinistra.