Il Tribunale di sorveglianza ha accolto la richiesta di modifica della misura di custodia cautelare per due degli uomini coinvolti nell’operazione “Greenhouse” messa a segno dalla Squadra Mobile di Ragusa su disposizione della Procura di Catania. Violenza sessuale il reato contestato ai due trentenni di origine marocchina, uno il “fidanzato” (così definito anche dalla ragazzina) difeso dall’avvocato Simona Cultrera, e l’altro un amico (rappresentato dall’avvocato Daniele Drago), di una romena di 13 anni che con loro avrebbe avuto rapporti sessuali. Dalla custodia cautelare in carcere sono passati agli arresti domiciliari.
Nel corso della operazione condotta dalla Mobile di Ragusa, erano finiti in carcere la madre della piccola difesa dall’avvocato Valeria Costa che è accusata anche di sfruttamento della prostituzione, e due uomini italiani, un 62enne di Acate (rappresentato dagli avvocati Santino Garufi e Vito Cutrera) proprietario della casa dove in cambio di favori sessuali le due donne alloggiavano spesso e un ottantanovenne (ai domiciliari per eta’) che sempre in cambio di favori sessuali – secondo la tesi della procura di Catania – concedeva dei benefici alle donne.
La minore per età e per legge non e’ in grado di autodeterminarsi e i rapporti sessuali di un maggiorenne con una minore di 14 anni seppure consenziente prefigurano la violenza sessuale. L’ottantanovenne seguito legalmente dall’avvocato Giuseppe Russotto ha l’obbligo di dimora a Vittoria. Restano in carcere la madre della tredicenne e il 62enne. Gli inquirenti hanno ricostruito anche attraverso le intercettazioni, i colloqui tra la ragazzina e la mamma e i rapporti intrattenuti con gli indagati. Il caso è stato scoperto nel corso di un’altra operazione svolta dalla Polizia, Squadra Mobile, contro il caporalato. Qualche giorno fa si è tenuto a Catania l’incidente probatorio durante il quale è stata ascoltata la tredicenne. (AGI)