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I piccoli Azionisti della Banca Agricola Popolare di Ragusa: “Dal 2016 stiamo subendo il blocco della liquidità delle azioni”

I piccoli Azionisti della Banca Agricola Popolare di Ragusa dal 2016 stanno subendo il blocco della liquidità delle azioni sottoscritte negli anni in seguito alle decisioni del cda della Banca. Una difficoltà che in tre anni ha modificato il rapporto di fiducia che dovrebbe essere garantito da una Banca Popolare Cooperativa.
“Che banca popolare siete?”, ha chiesto un anziano signore all’assemblea annuale del 2018. Questo signore con la voce rotta ha spiegato alla platea che non ha potuto pagare il funerale del figlio per via del “sequestro” dei suoi risparmi nel pacchetto azioni della Bapr.
E in effetti il modello di banca popolare e la missione da essa perseguita è stato il motivo per cui molti piccoli risparmiatori, della provincia di Ragusa e in seguito dell’intero territorio regionale, rassicurati dalla solidità della banca hanno investito i loro risparmi – frutto del lavoro e del sacrificio di ognuno – nei titoli azionari emessi dalla Banca. Titoli proposti come sicuri e portatori di un guadagno certo, in quanto non soggetti ad oscillazioni di Borsa, garantiti da una crescita di valore costante – grazie alla periodica rivalutazione operata dalla Banca contestualmente alla sua crescita – e di facile liquidazione mediante il riacquisto da parte della Banca stessa. 

Dal 2016, tuttavia, la Bapr ha alzato una cortina di ferro facendosi scudo di una direttiva europea, che limita il riacquisto delle proprie azioni secondo principi prudenziali. La Banca – senza avvisare i suoi azionisti – ha limitato drasticamente il riacquisto di azioni proprie, consentendolo per quantitativi sempre minori (nell’ordine di sole 30 o 20 azioni per volta) e rendendolo pressoché nullo, sino a bloccarlo, arbitrariamente, nel settembre 2017.
Dal 2018, infatti, la negoziazione delle azioni avviene solo sul mercato Hi-Mtf, il cosiddetto “borsino”. In un anno questo mercato ha prodotto una flessione del valore nominale da 117,40 euro a 83,50. Un progressivo dissanguamento.
La direttiva europea è tuttavia un semaforo: non obbliga la Bapr a determinare questo blocco nel riacquisto delle proprie azioni. Lo dice una sentenza della Corte Costituzionale e lo ha ribadito in questi giorni Vladis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea, che ha risposto a un’interrogazione dell’onorevole Innocenzo Leontini. “Il regolamento sui requisiti patrimoniali (n. 575/2013) non vieta agli enti di riacquistare il loro capitale regolamentare (“fondi propri”), ad esempio le azioni cooperative. Esso – ha spiegato il vice presidente della Commissione – impone semplicemente agli enti di chiedere la preventiva autorizzazione all’autorità competente (Bankitalia)”.

“Abbiamo portato molta pazienza – dicono i piccoli Azionisti della Banca Agricola Popolare di Ragusa – ma il blocco operativo imposto dalla Banca, di fatto, ha reso nullo l’esercizio del diritto dell’azionista alla circolazione dei titoli.
Non c’è stata una disponibilità, da parte degli Organi della Bapr, di tutelare gli azionisti della Banca (18.969, di cui 15.384 soci e 3.585 piccoli azionisti, come da bilancio 2016). Di fatto l’asserita solidità patrimoniale della Banca (Cet1 indicato al 24,7 nel 2017, sceso al 22% dopo la vendita di 350 milioni di crediti non esigibili) cozza con la crisi di liquidità delle azioni Bapr. La prudenza è fin troppa, insomma, quasi sospetta!

Siamo stati finora concilianti e abbiamo cercato nella stessa banca risposte e soluzioni. Ma abbiamo ricevuto in risposta solo un muro di gomma, che sta esasperando da tre anni i risparmiatori e determinando una perdita di fiducia e di immagine della banca, quella che era la nostra banca popolare, lo specchio di un territorio e di un’intera economia”.

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2 commenti su “I piccoli Azionisti della Banca Agricola Popolare di Ragusa: “Dal 2016 stiamo subendo il blocco della liquidità delle azioni””

  1. Sarebbe interessante verificare, e forse solo la Banca d’Italia può farlo, come è avvenuta la rivalutazione annuale delle azioni BAPR, se la setssa aveva un reale fondamento o era piuttosto frutto di un eccesso di autostima che ha indotto molti sprovveduti, come lo scrivente, a diventare socio-donatore della Banca Agricola Popolare di Ragusa, consentendo ad altri di monetizzare laute rivalutazioni. Altro aspetto da approfondire sarebbe una puntuale verifica dei movimenti azionari (riacquisti e simili) avvenuti nel periodo antecedente la riduzione e poi il blocco completo di riacquisto da parte della Banca. Chi sono stati i beneficiari di questa pre-crisi? E successivamente si sono verificati altri riacquisti, rimborsi a causa di recesso o esclusione di soci che abbiano dato luogo a fortunosi rimborsi di azioni al di fuori dei canoni formali?
    A chi di competenza l’ardua sentenza, ma naturalmente i dovuti accertamenti.

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