“Qualcuno ha voglia di speculare politicamente sulle posizioni che il Pd ragusano ha inteso portare avanti in materia di centri storici. Singoli soggetti, movimenti civici, partiti politici e associazioni tentano, a vario titolo, di applicare la regola del non facciamo nulla per non sbagliare”. A dirlo è il segretario cittadino del Partito Democratico di Ragusa, Peppe Calabrese. Il quale aggiunge: “A ottobre dello scorso anno facemmo un convegno proprio per prendere impegni ben precisi in materia di centri storici, chiedendo all’onorevole Nello Dipasquale di farsi carico della questione affinché procedesse, appena possibile, a far sì che potesse essere modificata la legge 13 del 2015 in modo che la stessa potesse essere applicata con il solo scopo di poter contribuire a far rinascere il centro storico. Lo facemmo invitando gli ordini dei professionisti (architetti, ingegneri e collegio dei geometri), chiedendo a ciascuno di loro un contributo tecnico per riscrivere la norma o meglio per modificarla. E così fu fatto. Per questo motivo plaudiamo al lavoro fatto dall’on. Nello Dipasquale in merito alle modifiche apportate qualche giorno fa in aula sulla legge 13/2015 e ringraziamo tutti i parlamentari che l’hanno votata”. Il segretario Calabrese specifica che sostanzialmente le modifiche riguardano due aspetti. “La prima – aggiunge – concerne il comma 2 dell’articolo 1, obbligando i Comuni ad adeguare gli strumenti urbanistici vigenti (nel caso di Ragusa il Piano particolareggiato del centro storico) ai contenuti della legge, per le parti che dovessero risultare contrastanti. Utile risulta ricordare che il titolo della legge è “Norme per favorire il recupero edilizio di base nei centri storici”. Paradossalmente il Comune di Ragusa, pur se dotato di Piano particolareggiato vigente, ha uno strumento inefficace proprio per quanto riguarda l’edilizia di base perché a distanza di ormai sei anni lo stesso piano non è stato adeguato alle prescrizioni dell’assessorato regionale territorio e ambiente (Arta), non potendo applicare la suddetta legge 13/2015, determinando il blocco di qualsiasi intervento di recupero, di accorpamento, demolizione e ricostruzione in quella parte del patrimonio edilizio esistente che, come risulta del tutto evidente, rappresenta la maggior parte del tessuto edilizio dell’intero centro storico, determinando sempre più il degrado che è davanti agli occhi di tutti, incentivando l’esodo verso standard abitativi più moderni. Con questa modifica introdotta, i Comuni dovranno adeguare i propri piani ai contenuti della legge 13/2015, per la parte in cui dovessero risultare in contrasto con gli scopi della stessa legge”.
“La seconda modifica – prosegue Caabrese – riguarda l’aggiunta del sesto comma all’articolo 3 ovvero il fatto che nel caso in cui l’amministrazione non abbia adottato lo “studio di dettaglio” di cui al primo comma dello stesso articolo 3, esteso a tutto il centro storico, si dà facoltà al privato che intenda effettuare interventi di recupero e di rigenerazione in conformità ai contenuti della legge stessa, di proporre uno studio di dettaglio stralcio relativo ad un comparto territoriale, con l’obbligo, da parte del Comune, di attivare il procedimento previsto dal medesimo comma 1, così da poter superare i notevoli ritardi burocratici insiti nella macchina amministrativa, consentendo di intervenire nel centro storico con tutte le garanzie e le tutele che il procedimento di cui al comma 1 prevede”.
Dice ancora Calabrese: “False le attestazioni contro l’operato del Pd, strumentali le critiche di chi lavora per ingessare e ghettizzare il centro storico. La legge riguarda solo l’edilizia povera, quindi le case fatiscenti e non palazzi, piazze, palazzotti di pregio. Il parere della sovrintendenza non può essere mai bypassato per legge e rimane vincolante qualunque sia la decisione della conferenza dei servizi che affronti la materia anche per l’edilizia povera. Quindi nessuna possibilità di abuso, di aggressione alla storia, ma solo volontà di dare una mano per far ripartire un’area già degradata che rischia la desertificazione, in parte già commercialmente avvenuta. Oggi i proprietari delle case in centro hanno immobili che valgono quasi zero e pagano tasse esose, costretti spesso a regalarli o a svenderli. Partire con un piano di riammodernamento delle abitazioni del centro, equivale a dare valore a queste case, a mettere in moto economia spicciola a partire dal piccolo artigiano per la ristrutturazione per continuare con il commerciante che vedrebbe nuovi potenziali clienti in quelle persone che potrebbero vivere in queste case ristrutturate con standard abitativi moderni”.
