
E’ oramai ufficiale in quanto scientificamente provato! Il desiderio di cibo non è sempre sinonimo di fame. Ciò che introitiamo nel nostro corpo quindi non è solo frutto di bisogno fisiologico di sopravvivenza. A svelare e confermare questa vecchia teoria è un riesame di alcuni studi su questo scottante tema, compiuto dalla Università di Stato della Louisiana negli Stati Uniti . La ricerca è stata, pubblicata dalla rivista Endocrinology , Diabetes and Obesity . Il consumo sfrenato di cibi più allettanti come pasta condita, pizza , cioccolato , pasticceria e gelati , non è dettato solo dal desiderio di mangiare in alcuni momenti della giornata, ma da una forma di strategia basale messa in opera dai nostri sistemi superiori encefalici che inducono un vero e proprio stimolo mentale a cui è praticamente difficile dire di no. Sostanzialmente non si può ( in condizioni di normalità operativa) dire no al cervello quando si impunta e decide di “assaporare” cibi e prelibatezze varie. Nello studio viene reso noto che è così difficile che ben l’11% del nostro peso corporeo ( e per molti sovrappeso) dipende proprio da questo “sistema strategico celebrale”. Le “voglie” che il cervello sottolinea in determinati momenti critici della giornata possono far saltare tutti i nostri sforzi nel ricercare e mettere in atto sistemi di vita perfetti, dipendenti da buone abitudini alimentari, movimento e sport, ai fini di ottenere un peso corporeo nella norma, indipendentemente dall’ammissione e dal riconoscimento palese dei pericoli indotti dalle più “ tremende trasgressioni ”. Ciò avviene praticamente in ogni periodo dell’anno. I “ pericoli indotti ” da uno spregiudicato ed incontrollato sistema alimentare, possono essere ridotti al minimo grazie all’introduzione di rigorose diete e di attività fisica costante. Nei casi più estremi ( obesità importante ), ci si può affidare ai farmaci di ultima generazione e, nei casi estremi , alla chirurgia bariatrica. “ Il desiderio continuo di cibo, influenzato da una pubblicità martellante, induce a non ragionare correttamente su ciò che le persone mangiano e sul tragico risvolto che ciò infonde sul loro peso corporeo , ma fortunatamente l’uomo nel tempo, ha messo in atto una serie di componenti del nostro comportamento che inducono al controllo di determinati parametri e all’uso di diete ed esercizi fisici “- ci racconta Candice Myers, capo dipartimento della ricerca – “ L’ essere consapevoli di queste voglie e della loro pericolosità , oltre ad una forma inconscia di narcisismo e voglia d’apparire ( nella stragrande maggioranza dei casi) , ci dà più stima e più auto- controllo”. Dagli esempi riportati nella casistica ad esempio, è risultato fortemente provato qualcosa che potrebbe sembrare paradossale: infatti un modo confermato per ridurre fortemente il desiderio di un determinato alimento è quello di mangiarlo meno frequentemente. Sembra strano in quanto ognuno di noi potrebbe pensare esattamente il contrario. In altre parole, lo studio ha rilevato che è meglio togliere completamente dalla dieta qualche cibo graditissimo ma ipercalorico, piuttosto che provare a mangiarne piccole quantità. La ricerca ha stabilito anche che perdere peso progressivamente riduce le voglie di determinati tipi di cibo, così come la constatazione che ogni gruppo socio-economicamente diverso può avere tipologie di risposte diverse nel controllo di queste “ voglie pericolose” .
Il gruppo di studio ha anche però messo in evidenza che le voglie non sono l’unico problema relazionato all’aumento o alla perdita di peso . “ Abbiamo messo un altro pezzo importante nel complesso puzzle “ alimentazione, desiderio e peso ” che apre molte strade ad una vicina soluzione dell’ incognita, ma non spiega tutto , come ad esempio il fatto che ciò che è relazionabile all’aumento di peso, molte volte non riesce a spiegare l’inverso, cioè la perdita di peso, e soprattutto non spiega l’altro 89 percento della questione – conclude infatti Myers – Siamo sicuri che in questa genesi sono coinvolti anche molti altri fattori determinanti, tra cui magna pars spetta alla genetica e alla pseudo-corretta condotta alimentare. Il nostro impegno continua, come la nostra dieta ”.