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IN PUNTA DI LIBRO……di Domenico Pisana. “6.0”: la silloge poetica del marchigiano Gastone Cappelloni

Un “fluire lirico ininterrotto” che opera una costante circolarità ermeneutica tra interiorità e realtà, appare la silloge poetica di Gastone Cappelloni “6.0”, edita nel 2017, tradotta anche in spagnolo, e che è stata già al centro di un vero e proprio tour di presentazioni, ricevendo consensi critici.
L’autore, marchigiano, ha alle spalle un solido percorso poetico, avendo pubblicato ben 21 sillogi; è presente in circa 100 Antologie letterarie nazionali e internazionali e alcuni suoi libri sono anche inseriti nel sistema bibliotecario statunitense.
Le sessanta poesie della raccolta “6.0” si dispiegano dentro un corpus poematico caratterizzato da quattro momenti creativi (“Incosciente assoluto”, “Cosciente compromesso”, Restituito equilibrio” e “Condivisa perdita”) che si integrano nell’unità di un itinerario lirico ove sentimenti e risentimenti, passioni e nostalgie, esperienze di vita e ricordi vengono trasfigurati con un linguaggio immediato, semplice, diretto, mai banale, e ricco di intuizioni coscienziali.
Gastone Cappelloni non mostra di avere pretese, se non quella di cantare la sua vita, a volte con ironia altre volte con disincanto, nonché di inabissarsi nella sua e altrui coscienza per far emergere i “valori di senso” e il clima di decadenza e di inquietudine nel quale vive l’uomo contemporaneo, che, spesso, si lascia morire nell’abitudine e nel conformismo asfissiante.
Il poeta Cappelloni rompe con questo sistema e dialoga con un “Tu” (“…Parola / senza equivoci. /Sei Jenny!) che ora è una donna ora l’anima, ora un accadimento, ora un sentimento coscenziale recondito:

“… Donna
Silente e virtuosa,
temprata e plasmata
dall’eco delle primavere.

Giorno di cordiale piacere
l’anima,
si disseterà all’ombra
di alate tue radici”.

Le scelte stilistiche e formali del poeta hanno una loro originalità espressiva, non seguono tracciati precostituiti, ma ricorrono a metafore ed immagini lasciate alla decodificazione del lettore: “Sei bicchiere /d’antico mistero /…; “…terra riposante…”, “…Umile zampillo…”; “…Stelo /di / invisibile / orgoglio / ; “…Delicata /, possente guida. / patimento imperscrutabile…”; “…Tu, libellula, / dagli occhi dell’eleganza”.
Un’ articolazione, insomma, di immagini affabulanti, che nella prima sezione “Incosciente assoluto” si sostanzia nel calore di un forte e vibrante sentimento affettivo sostenitore del fatto che “Non esistono /amori sbagliati,/ solo perdenti / nostre rivincite, / a deviarne il corso…”; che “L’amore ha gli occhi / peccaminosi / della malinconia..”; che “Compiangersi, / sarà arrendersi alla vita, / la stessa che gronda / terra e sangue materno, / plasmata e arricchita / col sudore delle ansie…”; che “Crogiolarsi è irridere / l’onor proprio…/ la dignità; / di sacrifici, / impastati / con le carezze / di / martoriate unghie”.
La donna come asse centrale della versificazione risuona in modo progressivo in tutta la silloge; nella seconda sezione, “Cosciente compromesso”, il tono delle liriche è ricco di connotazioni introspettive che rimarcano atmosfere e sensazioni di dolente meditazione: gli “sprecati tramonti”, gli “acerbi dissidi”, le “ferite / di nebbie imputridite”, i “tormenti invalicabili”, i “belati delle perfidie”, la “rassegnazione senz’anima”, l’ “amaro compiuto”, i “sogni bagnati di carta!, il “Rimorso d’antica partenza”, “l’angusta frontiera” costituiscono il quadro di un simbolismo che sottende passioni, tormenti, riflessioni che non sono solo quelli del poeta, ma di ogni uomo che vive dentro pulsioni d’amore e sentimenti di passione. Cappelloni riesce a farsi interprete del suo viaggio interiore, giunto al suo sessantesimo anno, con una versificazione che oscilla tra il negativo esistente e l’ansia di nuovi lidi ove quel suo “Tu” diventa quasi un Tu salvifico:

Tu, armonia senza negazioni!
Sarai vento che non arretra.
Sentiero che non si attarda.
Aurora e tramonto
di centre e di pioggia.
Ceralacca d’autunnale incenso.
Ironia senza eccezioni.
Balsamo e culla dei notturni.
Indistruttibile stoico confine.

Un’opera monotematica, dunque , la raccolta “6.0” , tutta giuocata sulla donna e l’amore come punti di riferimento, inizio e fine, ascolto, incontro e scontro, e condotta sul filone di una sacralità che rende la donna quasi icona di contemplazione: “Sarai icona / del mio passato / dello stesso Tuo domani /. Per te immolerò / sul buongiorno / delle insonnie, / raccontando / nei binari / dell’anima…/ collezioni / di patinati miei dispiaceri ,/ affinché / i / battiti delle lacrime / mi disegneranno / sui visi dei racconti”.
Nell’ultima sezione, “ Condivisa perdita”, c’è un crescendo lirico plasmato da metafore intense e intrise di slanci emotivi che testimoniano come il poeta Cappelloni sia convinto assertore di una poesia intesa come “spazio di libertà” dove il tempo diventa percezione del divenire e rivisitazione dei sentimenti anche più nascosti. Il linguaggio è concreto ed allusivo e con esso il poeta proietta il suo sguardo sul futuro: “Resteremo insieme / dove i violini / sapranno amplificare / le verità dei colori …”; “…applaudiremo / alle ipnosi della vita /…”; “Parlerò di te / oltre i disgeli delle follie(…) Parleranno di noi / nei giorni incrostati / del cattivo gusto…Parleranno, / dimenticandosi / di quello che eravamo…”; “Ti guarderò / mentre attraversi / spazi / di musiche immaginate…”; “…rimarremo all’ombra / di destini che mai / potranno / essere confermati…”
C’è in questi versi l’andamento di un percorso di vita rivisitato nelle sue ambivalenze , sognato e sperato, inquieto e tormentato, dove ogni parola, verbo, sostantivo, aggettivo riesce ad evocare stati d’animo e sensazioni intime che si fanno parola poetica.
Un poeta in libertà Gastone Cappelloni, senza riferimenti a maestri e a particolari tecniche stilistico – espressive; il suo poetare, in questa raccolta, non segue specifiche elaborazioni di pensiero, ma approda sulla pagina come “pennellate” d’esistenza che celebrano la figura femminile, il senso e la reciprocità dell’amore, il suo viaggio umano giunto al sessantesimo anno di età, come lascia intendere il titolo dell’opera. Certo, a fronte della chiara struttura teleologica della silloge e della sua rilevante cifra simbolista, camminano anche pagine poetiche con ridondanze intimistiche che allentano il respiro di universalità proprio della tematica poetica al centro di questa raccolta.
Nel complesso, senza dubbio la poesia di questa raccolta è poesia “di vita”, quella di Cappelloni, quella che egli coglie con “umiltà di sentire” e attraverso la quale si fa anche testimone di solidarietà, atteso che una parte del ricavato della vendita dell’opera andrà in beneficenza al “Centro Socio Educativo Francesca” di Urbino. Un’ iniziativa lodevole che allarga il senso dell’amore verso un “Tu” più ampio, che è l’altro, il più debole, il povero, verso cui il poeta volge il suo sguardo per farsi costruttore di una nuova umanità, dove ciò che più conta è l’amore.

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