Ho letto con molto interesse e attenzione il magnifico intervento effettuato dall’amico e finissimo archivista sciclitano Francesco Pellegrino sul carteggio avuto dai Grimaldi/Caser o Caser/Grimaldi, come meglio si vogliano ormai appellare, con gli ipotetici e ritenuti parenti monegaschi e genovesi.
E’ molto interessante come viene smontato il mito del riconoscimento reciproco con la Casa principesca monegasca e uno dei rami “I Cavalleroni” della famiglia Grimaldi di Genova.
I due maldestri tentativi di Francesco 1682 prima e di Carlo 1701 dopo non sono i soli posti in essere periodicamente dalla famiglia Caser/Grimaldi per ottenere non una nobilitazione, che peraltro avevano già ottenuto nel 1692, con il massimo dei titoli nobiliari, quello di principe, bensì un accreditamento della filiazione unigenita da un capostipite della potentissima Famiglia Grimaldi.
Come ormai sappiamo, grazie al volume di Francesco Pellegrino, questa operazione ebbe inizio da molto lontano, sin da quando Francesco Caser di Medina del Campo mutò il cognome del proprio figlio da Caser in de grimaldo, progetto che prosegui e si rafforzo con il nipote Giuseppe, a parte un autogol da questo perpetrato nel momento della presentazione delle “fedi” per essere accettato nell’Ordine di Nostra Signora della Montesa.
E se questi sforzi proseguono alternativamente attraverso le generazioni non può passare inosservato agli storici locali ed agli archivisti, che proprio a Modica, presso la Sezione dell’Archivio di Stato (Archivio Grimaldi vol. I), esiste un nutrito carteggio in cui, a distanza di quasi un secolo(1783), il Cavaliere di Giustizia dell’Ordine Costantinano di San Giorgio (Ferdinando IV re di Napoli, 15 marzo 1773) e Cavaliere di Gran Croce, Senatore dello stesso Ordine (17 novembre 1777) Michele Caser/Grimaldi, tenta, per l’ennesima, volta “l’abbordaggio genealogico” della Famiglia Grimaldi di Genova.
La lettera più significativa di questo carteggio è del 24 giugno 1783 diretta a tale Lorenzo Roisecco di Genova, con la speranza di poter rimpinguare le proprie casse con introiti dovuti all’iscrizione della propria famiglia all’Albo d’oro della nobiltà genovese, essendo che non ha avuto, peraltro, figli maschi e deve fare la dote a 9 figlie femmine!
In questa missiva Michele Grimaldi evidenzia che la persona del Roisecco gli è stata introdotta dall’Abate Musenga di Napoli e che si affida a lui per raccordare l’albero genealogico della sua famiglia dal “capostipite modicano” Agostino al padre Francesco ed al nonno Rabella, poichè egli non ha contezza degli elementi genealogici a supporto della filiazione diretta, soprattutto dopo Rabella.
E’ importante questo documento perchè dimostra inequivocabilmente che i Caser/Grimaldi di Modica sul finire del XVIII secolo genealogicamente non sapevano nemmeno da dove arrivavano!
Letteralmente scrive: “Per documentare quest’Albero mi abbisognano tanto le sc.re(scritture) legittimanti la filiazione di Rabella fino ad Agostino, quanto le altre, della filiazione di detto Agostino sino a me, e mie figlie, giacchè maschi Iddio Sig.re non ha voluto concedermene sinora.” e aggiunge che vi sono prove della filiazione genovese della famiglia nelle fedi di Agostino Grimaldi per l’ingresso nell’Ordine di Malta come si rileva da una nota del 21 ottobre del 1634 nel Notaio Gian Andrea Celesia.
Il Roisecco risponde direttamente alla richiesta di Michele Caser/Grimaldi il 15 settembre 1783, facendo presente le difficoltà di raccordo genealogico tra il “patron” Caser/Grimaldi, Agostino, e l’ascendenza genovese e rimarca che le prove portate alla sua attenzione sono totalmente destituite di ogni valenza giuridica/genealogica, per non dire di quelle supposte e non trovate, come la fede di Agostino, il cavaliere di Malta, di cui specifica: “ Io però non dispero nell’impresa. Si è ritrovata una nota che nell’anno 1634 a 21 8bre in Not.o Gian And.a Celesia siano state fatte alcune prove dal q. Cav.e Agostino Grimaldi q. Giuseppe forse per la di lui ascrizione alla Relig.e di Malta; ma rivoltati i protocolli del d.o Not.o, nulla si ritrova”!
L’approssimazione, o la voluta approssimazione, del Michele Caser/Grimaldi è di tutta evidenza in questo caso perchè doveva almeno sapere che il suo antenato Agostino era nato probabilmente nel 1639 e non si potevano fare quindi delle “prove” per l’ammissione nell’Ordine di Malta ben 5 anni prima che nascesse!
Che alcuni Caser/Grimaldi (ad esempio Francesco Caser e suo figlio Agostino) fossero stati adusi a mistificare le carte lo abbiamo rilevato nell’ultimo volume di Francesco Pellegrino, ma che tale comportamento fosse quasi una costante nel dna famigliare lo si è scoperto attraverso la lettera successiva del Roisecco, che oltre ad aver smentito la genuinità delle precedenti “prove” portate a verificare in Genova dal Michel Caser/Grimaldi, si risente fortemente in una lettera del 16 luglio 1784 del travisamento “scritto” posto in essere dal Michele e precisamente: “In vista di questi fatti inmancabili, non so comprendere come mi possa esser uscito dalla penna che V.E. discende da progenitori ascritti nel libro d’Oro, quali sono Rabella q. Federico, Francesco etc. come mi indica rilevato dalla mia del 15 settembre…”.
Il Roisecco spazientito per il comportamento del Michele nella seconda pagina della missiva, elencando le sue capacità professionali ed i clienti che ha avuto nel recente passato egregiamente seguito (il Doge di Genova in persona, Pietro Francesco Grimaldi e un ministro della Serenissima Repubblica di Genova in Roma) si congeda dallo stesso e dall’incarico: “ Spero che V.E. troverà soggetto più adatto fuori di me per far cadere detta procura.”.
In buona sostanza i Caser/Grimaldi ben conoscevano la loro origine e probabilmente sospettavano del peccato originale commesso dall’antenato Francesco Caser e da suo figlio Agostino de grimaldo e periodicamente tentavano, come altre famiglie pseudo-Grimaldi che si trovano nella penisola, di accreditarsi nell’Albergo nobilitante degli autentici Grimaldi, soprattutto quando un suo ramo assurge a piccola potenza al termine delle costi ligure di ponente.
Purtroppo non poteva esser diversamente e il voler piegare le regole della genealogia, ma nel caso di specie, anche quelle dell’araldica, ad un fabbisogno personale e di famiglia, alla fine è stato persino controproducente.
Non esiste alcun legame, e ne abbiamo avuto anche la prova archivistica e documentale, con gli atti presentati da Francesco Pellegrino nel suo recente volume, tra i Caser/Grimaldi e la Famiglia Grimaldi.
L’aver voluto ad ogni costo agganciare Agostino, che nasce nel 1520 a Francesco Grimaldi, che muore assieme alla sorella nel 1474 a Genova e quindi a Rabella etc. etc. alla fine non è stata una mossa delle migliori, ancorché volersi agganciare al ramo dei “Cavalleroni” di cui, nell’ipotesi di un’effettiva ascendenza, alla fine sarebbero stati solo dei super lontanissimi consanguinei.
Dicevo anche araldicamente, perché, l’aver adottato come blasone un fusato dei grimaldi con un capo di rosso caricato di un’aquila di nero, probabile blasone dei Salineri, questa sì famiglia nobile di Genova inserita nell’Albergo dei Grimaldi, è stata un’altra mossa sbagliatissima, seppur successivamente corretta con un inquartato del fusato dei grimaldi e dell’aquila di nero, blasone effettivo dell’unica e autentica famiglia Grimaldi (di Santa Caterina di Villaermosa) presente nella storia della Sicilia.
Comunque, prossimamente, sempre sulla scorta di ulteriore documentazione archivistica si proverà come anche l’ammissione nell’Ordine di Malta, in punta di diritto, anche canonico, del giovane Agostino fu viziata dal peccato originale commesso dallo bisnonno Francesco Caser di Medina del Campo.
Carmelo Cataldi

10 commenti su “Le “smanie genealogiche” della Famiglia Grimaldi/Caser o Caser/Grimaldi si allungano con Michele fino al XIX secolo”
Quindi, se ho capito bene, i Nobili di Modica tanto blasonati si chiamano Caser??????, i titoli sono tutti acquistati e la discendenza dei Grimaldi è pura fantascienza??????, non dico che mi crolla un mito, perchè ci vuole astuzia ed ingegno a fare queste cose, ma quasi, capisco che prima non esistevano telefono, computer e internet e si comunicava attraverso lettere facilmente falsificabili ma un nobile non fa questo. Io però, da Modicano, continuo a stimare questa famiglia perchè è la dimostrazione che anche partendo da zero con la testa ed il lavoro si ottiene tutto. Ma almeno ora si sà qualcosa di vero e i posteri sapranno che la storia si scrive e si fà e non si inventa e la loro fama sarà pura e limpida. O sbaglio?
Una logorante, inutile, arrogante saccente dimostrazione di bassa erudizione.
Per essere un Massaro ne ha di cultura sopraffina per definire come “saccente dimostrazione di bassa erudizione.” questo pezzo.
Inizi con dimostrare cosa sa in merito, non a chiacchiere, ma con dati incontrovertibili.
Mi sa che è finita un’epoca, quella proprio dei saccenti, che tanto le stanno a cuore, caro “massaro”.
Credo che i saccenti, quelli veri, che lei penso non criticherà mai, si nutrono delle “galanterie” che gli porgono gli yes-men come lei!
Qui siamo agli sgoccioli della vicenda, è stata svelata una grande bugia storica e cioè che una importantissima famiglia modicana alla fine nasceva, attraverso una falsa identità, da una semplice “plebaglia spagnola” e a qualcuno non va giù, ma quello che è più scandaloso è che proprio la misera claque, di cui si circondano questi saccenti, che è quella più accanita.
Arturo,
Mi difendo, anteponendo il prof Barone, ovviamente per me non saccente.
Intanto, Lei si diverta con i no-men!
Nel settembre dello scorso anno si è svolta, nella stampa locale un’accesa polemica sui legami di parentela tra il Principe Alberto II di Monaco e la famiglia Grimaldi di Modica.
Da un lato chi sosteneva che non esiste alcun legame di parentela dall’altro il prof. Uccio Barone che sostenendo il contrario arrivò a rimproverare i suoi interlocutori scrivendo, tra l’altro:
“La Storia non si brandisce come una clava per colpire il nemico, e per montare campagne denigratorie astiose . La Storia ( la disciplina che insegno e studio da 50 anni) si pratica nei consessi scientifici , sulle riviste specializzate, con le monografie documentate. Non certo su FB , sventolando qualche documento pescato a caso pur di avere una momentanea notorietà. Al caro Cataldi, che vuole montare una crociata contro il prof. Barone, ricordo che sulla storia della Contea , delle sue aristocrazie e dei Grimaldi ho scritto e lavorato da molti anni , con umiltà e fatica. I miei scritti sono pubblicati, riconosciuti dalla comunità scientifica. Farmi una lotta personale è fatica sprecata.”
Caro Massaro, non c’è chi non veda di chi lei può essere lo yes-men!
La storia, mi dispiace per lei, la si fa con i documenti e non dai piedistalli!
Per ora la partita, se lei la vuole ridurre a questo, sta 1 a zero per quelli che lei sostiene essere aver portato una “arrogante saccente dimostrazione di bassa erudizione”.
Le consiglierei di documentarsi, magari leggendo qualche testo e l’ultimo del Pellegrino, altrimenti se non lo ha fatto e non lo fa ho paura che la sua sia solo malafede per partito preso.
Rimaniamo sempre in attesa, alla fine, che lei spieghi altri altri lettori l’arrogante saccenza e la dimostrazione di bassa erudizione.
Come le ripeto qui sembra invece che sono stati “sgonfiati” dei “palloni gonfiati”, se lei non rimostra l’affermazione della si sua arrogante e infondata affermazione, mi sa che dovrà essere annoverato tra quelli sgonfiati.
Le citazioni del prof Barone racchiudono il senso dell’apparenza di chi voglia aver voce, cercando di conquistare spazi immeritatamente.
In un paese dove l’eccellenza e’ la mistificazione e il nascondimento, l’ultimo esempio il fantomatico IGP del cioccolato, di cui è stato sbandierato il riconoscimento europeo anche sotto l’ultima campagna elettorale e invece è ancora non c’è, proprio da parte del prof. Barone, come si può pretendere da parte dello stesso, che è in conflito d’interessi nella vicenda, poiché è Presidente della Fondazione Grimaldi, ammettere, anche davanti a delle prove documentali d’archivio, che i Grimaldi non erano tali ma dei discendenti di spregiudicati mercanti spagnoli? E come dire ad un serpente a sonagli di suicidarsi! Questa volontà di riconoscimento ad ogni costo di una parentela con i Grimaldi da parte di esponenti del ceto nobiliare modicano lo può trovare chiunque in un video della visita del principe quando a San Giorgio indica il simulacro del vice commendatore dei cavalieri di Malta Giacomo Lorefice come un cognato dei Grimaldi, cosa destituito di ogni fondamento perché lo stesso non apparteneva alla famiglia Lorefice di Modica ma arrivava direttamente da Napoli! I dignitari di Commenda non potevano essere legati al territorio che amministravano, per parentela o altro!
Io vi invito a leggere il prossimo numero di DIALOGO nel mese di ottobre che pubblicherà i quattro interventi relativi alla presentazione del libro di Francesco Pellegrino (Carmelo Modica, Girolamo Piparo, Carmelo Cataldi e Francesco Pellegrino). Il tutto sarà preceduto da un redazionale che farà il punto su questa novità storica ma principalmente sul tentativo in atto di piegare la storia ed il proprio blasone ad esigenze di carattere politico. Perché il vizio di falsificare la storia non lo attuò solo Caser nel 1500. Vi è chi lo fa tutt’ora
La storia insegna che le sole fonti documentali non avvallino con certezza i fatti. Rivisitare confutatamente ci può stare; ma elevarsi, mostrandosi più “nobile” di altri, è una manifestazione di arroganza plebea!
ma poi…parenti o non parenti, ma chi se ne fotte!?