
I flotilleros hanno fatto ritorno a casa con al collo una vistosa kefiah. Un dettaglio per non far sembrare solo turismo alternativo un viaggio che si doveva concludere con lo sfondamento del blocco israeliano. E’ stata espulsa pure Greta Thunberg che in cambio del rilascio, secondo fonti burlone circolanti sul web, pare sia stata indotta a mostrare pubblicamente affetto verso la bandiera israeliana abbracciandola e baciandola. Baci e abbracci anche agli attivisti da parte di famigliari commossi che avevano temuto il peggio e che saranno ricompensati da racconti di droni piovuti sui natanti e del confronto con “una banda di terroristi” che hanno riservato loro un trattamento barbaro. Benedetta Scuderi, Avs, ha denunciato la disumanità dei militari israeliani. Lasciata “in una cameretta per tre ore senza cibo né acqua e senza poter andare al bagno”. Ecco, la crudeltà che rivela un inquietante talento per il genocidio. Per alcuni, la civiltà si misura in snack e autorizzazioni concesse per una puntata in bagno. Un’idea desolante di progresso che si dissolve tra regole da asilo. Ma pazienza per la Scuderi. Grave invece è la banalizzazione del lessico. Nelle piazze italiane, durante il weekend di manifestazioni, è risuonato con disinvoltura il coro “Palestina libera dal fiume al mare”. A Bari era presente anche il candidato presidente alla regione Puglia, il pacato Antonio Decaro . A chi gli faceva presente il significato, si è giustificato dicendo che non sapeva cosa volesse dire. Due anni fa, il ragazzo di guardia al campo tendato nel complesso della McGill University, a Montreal, durante le manifestazioni pro Pal, quando gli chiesi cosa si intendesse con quella frase mi rispose: “Libertà per tutti”. Chiarezza nell’ambiguità. Una lanterna accesa nella nebbia: illumina ma non rivela tutto. Una frase carica di significati, uno solo inequivocabile: la libertà dei palestinesi implica la liberazione del territorio compreso dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. Chi conosce la geografia non può ripetere quel versetto a cuor leggero, sapendo che significa la distruzione di Israele. Un incubo che continuerà ad essere coltivato, mentre la ragione suggerisce un’alternativa diversa: “Free Gaza from Hamas”.
2 commenti su “Con le pive nel sacco, rimangono gli slogan…l’opinione di Rita Faletti”
Al di là di Greta & co., si distoglie l’attenzione mediaticamente all’ennesima violazione da parte dei sionisti.
Aggressione in acque internazionali, militari armati I territorio italiano, sequestro di cittadini.
Loro possono tutto in quanto eletti, come dichiarato poc’anzi?
Qualcuno fa immaginare se un’ipotetica flottiglia fosse salpata verso l’ucraina con le medesime intenzioni e gli orsi russi avessero compiuto la stessa cosa… Apriti cielo! Sarebbe già terza guerra.
Comunque, se scompare hamas, finanziato da Israele, tutto di guadagnato per tutti.
Ora si scopre che hanno finanziato anche gruppi terroristici per rimettere lo sciá…
Ho percepito nelle parole della signora Faletti un tono di scherno verso la flottiglia e la Palestina. La kefiah era bianca e nera, ma il disprezzo traspariva limpido. Spero davvero di essermi ingannato.
Attendiamo la fine della guerra e delle ostilità, anche da parte di Hamas, ma la storia insegna che le guerre non terminano con i trattati. Le rappresaglie seguiranno, e temo per gli innocenti, ovunque.
L’eccesso di Israele è stato lampante. Le decine di migliaia di civili uccisi non saranno dimenticati. Chi agisce in nome della vendetta, finirà inevitabilmente per subirla.