
Domenica 23 aprile a Modica si celebra la festa San Giorgio. Non è, in verità, solo la festa dei modicani. Solo in Italia ci sono 21 comuni chiamati con il nome di San Giorgio; San Giorgio è poi il santo patrono di 169 comuni e di altre località minori. San Giorgio è patrono dell’Inghilterra, di alcune regioni spagnole, del Portogallo e della Lituania. San Giorgio viene commemorato anche in Canada, Croazia, Cipro, Grecia, Georgia, Serbia, Bulgaria, Romania, Bosnia ed Erzegovina e Repubblica di Macedonia.
Il suo nome deriva dal greco ‘gheorgós’ cioè ‘agricoltore’ e lo troviamo già nelle ‘Georgiche’ di Virgilio e fu portato nei secoli da persone celebri in tutti i campi, oltre a re e principi, come Washington, Orwell, Sand, Hegel, Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon, Bernanos, Bizet, Haendel, ecc. In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il “Megalomartire” (il grande martire). Detto tutto questo, si può capire come il suo culto così diffuso in tutti i secoli, abbia di fatto superato le perplessità sorte in seno alla Chiesa, che in mancanza di notizie certe e comprovate sulla sua vita, nel 1969 lo declassò nella liturgia ad una memoria facoltativa; i fedeli di ogni luogo dove è venerato, hanno continuato comunque a tributargli la loro devozione millenaria. (1)
La figura di San Giorgio nel corso della storia è stata anche arricchita di tante leggende e storie che spesso, bisogna dirlo, ne hanno offuscato il vero senso. In realtà la tesi più condivisa su san Giorgio è quella che dopo la morte del padre, il giovane Giorgio, già soldato, si mette in viaggio, durante il quale incontrò e uccise il drago che tormentava una principessa, che era stata offerta in sacrificio. Il suo martirio, quasi sicuramente, è stato compiuto sotto Daciano, un imperatore persiano, altri studiosi pensano sotto Diocleziano; San Giorgio venne ucciso per il fatto di essersi dichiarato apertamente cristiano e aver donato i suoi averi ai poveri.
1.San Giorgio, festa molto sentita a Modica
La storia ci dice che la festa di San Giorgio è stata ed è sempre molto sentita dai modicani. La tradizione storica ricorda la tipica “scinnuta” del santo, il momento in cui il simulacro del santo cavaliere discende letteralmente sui fedeli all’uscita della chiesa.
C’è una domanda da porsi e che è abbastanza semplice: perché è sentita? Il modicano che festeggia San Giorgio e colui che lo porta in processione lungo le vie di Modica, il cosiddetto portatore, è un “tifoso” o un “fedele”? In genere nella vita chi è tifoso, come nel calcio, cerca spettacolo, esaltazione e se necessario anche la rissa. Mi rifiuto di pensare che nell’ambito della devozione religiosa dei cosiddetti “sangiuggiari”, ci siano persone che concepiscano se stessi come tifosi. In ogni caso, siccome nessuno può essere giudice dell’altro ma solo Dio, ognuno dia la propria risposta!
Certo è che questa festa, a mio avviso, ha valore e senso se è un momento nel quale ognuno prende coscienza, sull’esempio di San Giorgio, che ciò che conta e vale è la conversione del cuore poggiata sull’imitazione di Cristo; in questo caso siamo ad un livello più alto, perché ciò che emerge non è la devozione ma la conversione. A ognuno la scelta se festeggiare solo per tradizione e folklore, per assistere ai fuochi pirotecnici esaltando, da tifoso fanatico, San Giorgio come dio, o, invece, realmente anelare ad incarnare quello che San Giorgio ha annunciato testimoniando Cristo. Purtroppo la prima scelta sembra quella prevalente, ed è spesso quella che si vede dalle dirette televisive e servizi vari.
2. L’immagine del Santo con la spada in mano
L’immagine di San Giorgio con la spada che trafigge il drago è spettacolare; rimane, però, solo folklore, se non se ne comprende il senso. Per abbattere un animale, il drago che voleva uccidere una principessa, San Giorgio fece ricorso ad un’arma materiale, la spada. Bisogna trascendere questa immagine e comprendere che c’è una spada spirituale che è necessaria per estirpare il male, il mostro di oggi e del mondo globale; e questa spada è, – come dice la lettera agli ebrei –
“la Parola di Dio, che è viva, è efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto”. (Lettera agli Ebrei, 4,12)
Altro che folklore, spettacolo, fanatismo, bombe, giri e rigiri!
E allora, davanti alla statua di San Giorgio con la spada in mano, ogni persona devota si chieda se è disponibile a fare entrare nel proprio cuore questa spada spirituale che è la Parola di Dio per permetterle di abbattere il drago che è dentro di lei, e che si chiama superbia, ira, violenza, aggressione, inimicizia, egoismo, odio, vendetta, perversione, malvagità.
Se ciascuno non permette alla “spada” della Parola di Dio di eliminare tutto questo mondo di tenebre che si porta dentro, la festa che si celebra in onore di San Giorgio rischia di essere soltanto folklore e fanatismo, devozione priva di scopo e di senso.
3. L’insegnamento di San Giorgio dal punto di vista della fede cristiana
C’è un libro del poeta modicano Meno Assenza, “Fatti e storie religiose negli iblei”, dove si trova il racconto di un cantastorie, suddiviso in 36 strofe di 8 versi ciascuna, proclamato oralmente; è attribuito a Carmelo Giannì di anni 92; il canto ci offre un ritratto della fede e della figura di S. Giorgio e fa capire come deve agire un devoto di San Giorgio.
Essere devoti di San Giorgio, secondo questa narrazione, cosa implica! Implica entrare nella prospettiva della predicazione, dell’evangelizzazione: “…….fu priricaturi e priricava ppi tterra e ppi mmari”.
Insomma San Giorgio fu un annunciatore del vangelo senza confini; la devozione per San Giorgio, pertanto, o si concepisce come annuncio e testimonianza del vangelo, “pi terra e ppi mari”, cioè ovunque, in chiesa, nella società, nei posti di lavoro, nella politica, nelle istituzioni, nella cultura, nelle associazioni, o tutto rischia di ridursi solo a folklore, a processioni, bombe e spettacolo.
La predicazione di San Giorgio non fu poi generica, astratta, insapore e incolore, ma fu la fede cristiana, quella della nostra Bibbia, Parola di Dio; San Giorgio fece proprio il comando di Gesù prima di salire al Padre: “Andate in tutto il mondo , predicate il vangelo ad ogni creatura, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. E San Giorgio questo fece, come ci dice la narrazione del cantastorie:
“…ia priricannu la firi cristiana,
comu n’anzigna la santa scrittura
ia priricannu ppi la santa firi
ia ppi lu munnu faciennu cristiani;
iddu vattiava sempri l’infirili
ccu firi ranni e ccu maneri umani….”
In questo racconto c’è anche un altro elemento da sottolineare, cioè il rapporto di San Giorgio con la Madonna. Nella sua predicazione Giorgio si affidava alle preghiere di Maria, Maria aiuto dei cristiani:
“…l’aiutava Maria la gran Signura;
Maria ca ri lu cielu cci parrava: /
– Siecùta Chiuorghi, nn’aviri paura! –…”
Maria era per San Giorgio come una consigliera, la madre che accompagnava il suo percorso e lo invitava a non avere paura, a fidarsi di Gesù. E allora il devoto di San Giorgio si domandi: che ruolo ha la Madonna nella vita di fede del credente? E’ anch’essa la devozione di un rosario, o si tratta di vivere secondo la testimonianza di Maria, donna di fede, dell’ascolto, donna dell’accoglienza, donna di preghiera, donna che ha patito il dolore, donna della perseveranza? Ognuno trovi in se la risposta!
E poi perché il devoto grida “Viva San Giorgio”? Forse perché le gesta di San Giorgio che uccide il drago appaiono eroiche e spettacolari tant’è che “lu drauni attirrau/quannu ‘ntisi a San Giorgi ca parrau”, il quale “ccu gran valuri,ccu tri sticcati lu fici abbuccari”?. E’ per questo che grida viva San Giorgio?
Questo ci può anche stare, ma bisogna dire “Viva San Giorgio” per la sua azione evangelizzatrice, per il suo coraggio di testimonianza del vangelo fino al martirio, per essere stato uno strumento che Dio ha usato per vincere il male e condurre alla fede cristiana con la conversione del battesimo:
“Viva San Giorgi ca ni cummirtiu,
ccu n-fonti r’acqua a tutti ni vattiau.
Ora ca siemu tutti nui vattiati,
e aviemu avutu la so’ ranni luci,
ravanti ri san Giorgi addinucciati,
riciemu tutti ccu na ranni vuci:
– Viva san Giorgi e la so’ putistati!
ca a tutti quanti n’ha datu saluti;…”
San Giorgio insegna ad essere portatore del vangelo perché il mondo creda, insegna ad essere sale e luce della terra, a farsi aiuto per i poveri atteso che lui diede tutto a loro, a non farsi schiavizzare dai beni di questo mondo, insegna ad essere operatori di giustizia, di carità, a vincere il male con il bene, a portare la luce dove ci sono tenebre.
Un devoto di San Giorgio è tale, non soltanto perché porta in spalla la statua del santo e cammina per le vie in processione dietro il simulacro quasi fosse uno spettacolo, ma se sa vivere questa devozione al Santo come tensione di fede ad affrontare il proprio combattimento spirituale quotidiano contro il male, contro le tentazioni dell’odio, del rancore, dell’inimicizia, dell’ingiustizia, dell’egoismo; se sa aprirsi alla “Parola di Dio” che – come dice San Paolo – è più tagliente di una “spada a doppio taglio” per opporsi al male.
4. La processione come rivestimento dell’armatura divina
Andando in processione e guardando la statua di San Giorgio con la spada in mano, i fedeli, i devoti pensino “all’armatura divina, da cui ogni male viene respinto, e che diventa una benedizione per il (…) popolo“. A chi si mette in questi giorni devotamente in processione San Paolo ricorda:
“Rivestiamoci dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.
State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi”(Lettera agli Efesini, 6,11-18).
Viva San Giorgio!
(1)Cfr. San Giorgio, il cavaliere misterioso venerato in tutto il mondo, in www.famigliacristiana.it
4 commenti su “Riflessioni sulla festa di San Giorgio… di Domenico Pisana”
Ormai è giunta l’ora di sedersi attorno a un tavolo , organizzatori, consacrati e laici , anche con l ‘ausilio di esperti . Per discutere di festa cristiana e riipensare anche la festa del martire , per disincrostarla da eventuali commistioni feriali , materialistiche , pagane e idolotriche. Affinché la festa sia , veramente e non a parole un momento di crescita cristiana , nel cammino generale di conversione o perfezione cristiana , questo è solo questo. Cassando, esplosioni di orgoglio identitario e possessivo , spesso tradotto nell’idolatria del simulacro , che da rappresentazione diventa magicamente il rappresentato e fatto oggetto di esaltate acclamazioni. Personalmente credo che sia esistito , anche se c’è solo una lapide o iscrizione a ricordarlo, una volta ho chiesto la sua intercessione e ho assistito a un miracolo o una coincidenza . Un evento calamitoso improvvisamente fermatosi , per il cambio repentino della direzione del vento e il limite sul colle ben visibile per giorni , che nessuno ha saputo spiegare, su un fronte di circa 300 metri. Avevo in casa una cartolina con l ‘immagine del simulacro e ogni anno a aprile, non partecipando alla festa che non mi convinceva , le ponevo innanzi dei fiori , pensando alla persona reale nella gloria di Dio , con la veste bianca e la palma della vittoria in mano. Questo devono fare molti, passare dalla statua alla persona reale , che una volta essendo in carne e ossa come loro , ha dato la vita per non rinnegare il Signore e ora si trova nella gloria del paradiso . Cosa penseremmo una volta giunti nell’altra vita , se i nostri familiari trattassero una statua con le nostre sembianze come se fossimo noi stessi?
Bello il tuo commento Ezio , in verità sarebbe stato più bello , se non fosse stato per quell’errore di grammatica , congiuntivo invece che il condizionale.
Caro Ezio , tempo sprecato, tanto non cambierà nulla , troppi interessi in gioco. SI racconta una leggenda che un uomo una volta voleva cambiare le cose e si è dovuto rinchiudere in sagrestia per non essere malmenato. il fatto che i san giorgiari e i san petrari una volta se le suonavano di santa ragione la dice lunga su idolatria e altro. Tanto il mondo remera’ sempre contro il vangelo.
A quanto pare si trattava di un centurione romano , che invitato a rinnegare la sua fede cristiana e offrire agli idoli romani , abbia rinunciato ai suoi “gradi” e a tutti i suoi averi distribuendo quest’ultimi ai poveri, prima di essere arrestato e martirizzato per decapitazione. Si badi bene , ha rifiutato di adorare gli idoli romani: i simulacri. Sembra credibile questa storia.