
Rivolte, attentati, disordini, nulla di tutto ciò, nulla di sovversivo. Le elezioni regionali e comunali svoltesi ieri in Venezuela (il timore era stato lanciato dalla sinistra al governo) si sono rivelate pacifiche in tutte le regioni dello stato sudamericano. Su oltre 21 milioni di persone, hanno votato ieri solo il 41,80 per cento degli aventi diritto. Urne disertate, ma nonostante ciò, l’esito del voto, ha permesso al Partito Socialista Unito del Venezuela del governo Maduro di riconfermare 20 Governatori su 23. Elezioni servite anche a eleggere 335 sindaci, 253 legislatori e 2.471 consiglieri, per un totale di 3082 cariche pubbliche. Il presidente del Cne, Pedro Calzadilla, ha riferito che vi è stata una partecipazione al voto del 41,80 per un totale di 8.151.793 di cittadini votanti. Secondo i dati forniti dal presidente del CNE, i Governatorati sono stati così distribuiti: il PSUV ha vinto negli stati di Amazonas (40,16 percento), Anzoátegui (45,98 percento), Apure (43,33 percento), Aragua (51,76 percento), Barinas (42,10 percento), Carabobo (54,94 percento), Delta Amacuro (59,95 percento). ), Falcón (43,39 percento), Guárico (47,07 percento), La Guaira (50,12 percento) e Lara (45,91 percento), Mérida (40,42 percento), Miranda (48,19 percento), Monagas (45,59 percento), Portuguesa (45,78 percento), Sucre (46,71 percento), Táchira (41,03 percento), Trujillo (41,48 percento) e Yaracuy (45,89 percento). Mentre l’opposizione Unità Democratica ha vinto in tre stati: Cojedes (48,52 percento) e Zulia (56,90 percento), e il governo di Nueva Esparta for Neighborhood Force (42,56 percento). Sono rimasti fuori dalle politiche svoltesi ieri, i popoli indigeni, ai quali spetterà il 28 novembre prossimo eleggere i propri rappresentanti politici.












