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Credere nel nostro tempo/3… di Domenico Pisana

Rubrica di Teologia
Tempo di lettura: 2 minuti

1. La presenza del male e l’esistenza di Dio

Una cosa viene oggi difficile accettare. Come si può credere che Dio guida la storia, parla agli uomini con dei “segni”, è presente nella loro vita quando poi c’è attorno a noi un male che dilaga sempre più fortemente? Se il Dio buono dei cristiani esistesse veramente, non dovrebbe esistere il male; quanto meno egli dovrebbe intervenire per evitarlo; se non interviene, è perché forse non esiste.
Sono molti oggi a pensare che la presenza del male nel mondo sia la negazione dell’esistenza di un Dio buono e che ama. In realtà, c’è una interpretazione errata del problema. Io penso che il male ha sempre costituito un grande mistero, sul quale l’uomo, in ogni tempo e condizione, ha cercato di indagare ottenendo, però, risposte parziali.
Nell’antichità ci hanno provato le mitologie, le quali attribuivano il bene o il male a una divinità buona e a una cattiva coesistenti fin dall’eternità; ci hanno provato filosofi come Platone e Aristotele, che non facevano derivare il male da Dio ma parlavano di due anime del mondo: una produttrice del bene e un’altra del male. E’ con la filosofia cristiana che si comincia ad affermare che il male è il frutto della libera volontà dell’uomo, il quale abusando di tale libertà provoca il disordine. Qualcuno, a volte, sostiene che Dio di fronte a fatti tragici dell’umanità, quali la fame, le guerre, le stragi dovrebbe intervenire, fermando coloro che provocano queste tragedie.
Io credo che se Dio intervenisse, negherebbe la sua stessa essenza, quella, cioè, di un Dio che nella sua bontà non impone nulla all’uomo, ma desidera che egli liberamente lo accolga e viva da figlio. Se oggi c’è chi nel mondo muore di fame, se scoppiano guerre e violenze, non è per colpa di Dio, ma dell’uomo che, rifiutando Dio e la comunione con lui, indirizza la sua libertà verso una direzione sbagliata. Paradossalmente potremmo dire che se Dio pilotasse ogni azione dell’uomo, egli si trasformerebbe in un burattinaio e gli uomini in burattini: questo non è sicuramente il Dio dei cristiani, il Dio della Bibbia.
Tutte le cose che fanno soffrire l’uomo sono la conseguenza di un uso sbagliato della sua libertà; scelte e decisioni sbagliate dell’uomo finiscono per avere ripercussioni su se stesso anzitutto e, poi, sugli altri, sull’ambiente, sulle relazioni che lo legano ai suoi simili.

2. Il male proveniente dalle emergenze naturali

Se il male non è da attribuire a Dio ma all’uomo, come si spiega il male che non è conseguenza della volontà dell’uomo? Mi riferisco, per esempio, alle malattie, ai terremoti, alle pandemie, alle inondazioni; in questi casi, Dio perché non interviene?
Gli eventi citati come esempio rientrano nella natura fisica, la quale produce eventi regolati dalle stesse leggi naturali. Nella natura sono presenti eventi quali la pioggia, il vento, la neve, le maree, le eclissi, le malattie e persino la morte degli organismi viventi, realtà naturali che in se stesse non costituiscono né un bene né un male.
La pioggia, ad esempio, è un fenomeno naturale che l’uomo considera bene o male a seconda delle sue attese e dei suoi desideri; se un contadino ha seminato da poco, la pioggia è per lui in grande bene, se qualcun’ altro in quei giorni ha programmato una vacanza o un viaggio, quella stessa pioggia diventa un “male”. Se la natura fa godere all’uomo tutte le sue bellezze, allora essa è percepita come un “bene”, una sorta di paradiso terrestre; se, al contrario, è trattata dall’uomo come un secchio nel quale buttare tutto ciò che non gli serve, e allora essa tumultua e si scuote, in quel caso viene percepita come “male” perché non risponde ai desideri dell’uomo. I fenomeni naturali negativi sono il risultato di una cattiva relazione dell’uomo con le cose create da Dio. Se l’uomo accoglie l’invito di Dio a rispettare le cose da lui create, si può intraprendere il cambiamento.

3. Se uno crede o non crede in Dio, cambia qualcosa?

L’esistenza di Dio è certo una ipotesi da prendere sul serio, non è un giuoco da ragazzi. Ma se una persona non riesce ad uscire dal dubbio, cambia qualcosa se crede e non crede nell’esistenza di Dio?
Rispondo con una citazione: “Un tale chiese al signor K se ci fosse Dio. Il signor K rispose: ‘Ti consiglio di riflettere se il tuo comportamento verrebbe modificato a seconda della risposta a questo problema. Se non venisse modificato potremmo lasciar cadere anche il problema. Se invece venisse modificato, io potrei esserti di aiuto tutt’al più dicendoti che hai già deciso: tu hai bisogno di Dio (Gesammelte, XII, Frankfurt a. M. 1967, 380).
In ultima analisi, ammesso che Dio esista, la ragione potrà mai stabilire chi è?
Rispondo con un dialogo tra una zia e un nipote, protagonisti del film “Decalogo 1” del regista polacco Kieslowski:
“Zia, tu ci credi che Dio esiste?
– Sì
– Chi è?”
La zia si rivolge al nipote, lo attira a sé e lo abbraccia dicendo:
“Dimmi, cosa senti?
– Ti voglio bene.
– Esatto. E lui è questo”.

Se il Dio dei cristiani non è un’idea, un’ entità astratta ma una persona che vuole bene, insomma l’amore, non si capisce perché un uomo debba rifiutare l’amore. In altri parole, perché alcuni oggi si dichiarano atei?.
Il fenomeno dell’ateismo si è maggiormente accentuato nel mondo contemporaneo. Possono essere tante le motivazioni per cui alcuni uomini si dichiarano atei, ma credo che sostanzialmente ci siano delle cause legate ad alcuni fattori.
Anzitutto sono convinto che oggi è presente nella nostra cultura un processo di secolarizzazione molto forte, tale, addirittura, da fare insuperbire l’uomo che, grazie alle scoperte scientifiche, pensa di ritenersi autosufficiente e di non avere più bisogno di Dio. E poi credo che gli argomenti per dimostrare l’esistenza di Dio non hanno la certezza di una dimostrazione geometrica o matematica, che obbliga all’assenso, ma offrono una consequenzialità logica che risulta avere anch’essa una certezza. L’uomo ha tutte le possibilità razionali per rendersi conto che Dio si fa conoscere per mezzo della natura, delle cose create, degli esseri viventi, della sua coscienza. Il problema è che tutto questo spesso vuole ignorarlo.
Ma, per fortuna, ci sono anche coloro che riescono a individuare nelle cose create le “tracce di Dio”. Il capo pellirossa Karl May, ad esempio, vedendo dei rami piegati si ferma e scende dalla sella. Camminando sul terreno nota il segno di un morso ancora fresco. Un cavallo aveva mangiato il ramo. Per lui non fu necessario vedere il cavallo: erano bastate le sue tracce. Lo stesso è con Dio: l’uomo deve imparare a riconoscere le sue tracce. Uno scienziato francese dopo aver percorso il deserto in lungo e in largo, verso il tramonto vede la sua guida araba che stende un tappeto e comincia a pregare. Gli chiede cosa stesse facendo, e la guida gli risponde che stava pregando. Pregando chi?, insiste lo scienziato. “Allah, risponde la guida!” Lo scienziato ribatte: “Hai mai tu visto Allah? L’hai toccato ? sentito?” – “No, risponde la guida,” e allora lo scienziato lo prende per stupido ma lui tace.
Al mattino, però, succede che lo scienziato, tutto meravigliato, dice alla sua guida araba: “Questa notte qui c’è stato un cammello. Lo ha visto questo cammello?” La guida gli risponde allora: “Ma lei è uno strano scienziato! Ma se attorno alla sua tenda si vedono le sue tracce”. L’arabo allora indica tutto lo splendore della natura illuminata dal sole nascente e dice: “Guardi qui Lei queste tracce di Dio, e allora saprà che Dio esiste”. ( Cfr. A. BARTH, Enciclopedia catechetica, Seconda serie, 1959, Edizione Paoline, p.126.)
La tracce di Dio, per l’uomo che non si ostina ad ignorarle, sono nelle cose della natura, nell’Universo, nella sua coscienza. Dio a tutti gli uomini di tutti i popoli si è mostrato per mezzo della loro coscienza.
Questo è un dato universale che trova delle testimonianze sia nel mondo greco – romano, che in quello egizio e in anche nei germani, negli indiani, nel mondo cinese. Chi , nella propria libertà, si ostina a non riconoscere Dio, agisce come uno “stolto”, che è colui il quale non riesce o non vuole leggere nel libro di Dio e che , forse, pensa che il sole è più grande di colui che l’ha creato, e che la caducità rivesta un ruolo superiore a ciò che resta immutabile nei secoli.
La storia è ricca di episodi che narrano di fatti, di uomini, di letterati e scienziati che alla fine della loro vita hanno ammesso di aver sbagliato e di non aver saputo cogliere la grande opportunità che Dio ha dato a loro di riconoscerlo attraverso il libro della natura.
Fra questo uomini, ad esempio, possiamo citare Voltaire, nemico della chiesa e ateo che odiava Dio, il quale in punto di morte chiese all’abate Gaultier, ex gesuita, di essere confessato perché voleva morire riconciliato con Dio chiedendo il perdono per i suoi peccati. Alla luce dei molti libri scritti da Voltaire e dei suoi discorsi antireligiosi, la richiesta dello scrittore francese non venne giudicata dall’arcivescovo di Parigi come sufficiente ritrattazione e così l’abate Gaultier non venne più ammesso presso Voltaire nonostante egli dal 2 al 30 marzo 1778 si presentasse quotidianamente nella residenza dove Voltaire giaceva malato. Voltaire si congedò da questo mondo davanti ad amici che lo guardavo impassibili mentre gridava : “Sono abbandonato da Dio e dagli uomini”, “Gesù Cristo! Gesù Cristo!” (A. BARTH, op. cit. , p.137.)

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3 commenti su “Credere nel nostro tempo/3… di Domenico Pisana”

  1. Sull’esistenza di Dio se esiste o non esiste, credere o non credere, paragonare il bene a Dio e il male al Diavolo sono stati i preti. Appena nati già siamo col peccato originale e questo è un male. Il primo male! Ma che male ho fatto? Forse quello di venire al mondo e comunque non voluto da me? A questo si rimedia col battesimo cosi mi tolgo il male del peccato originale e senza averne coscienza divento un “adepto”(comunemente detto Cristiano)e incomincia il lavaggio del cervello fino alla tua morte. Questo viene alimentato a scuola, nelle dottrine (socialmente obbligatorie), dai genitori, nonni ecc…perché a sua volta anche loro hanno avuto la stessa sorte e cosi avanti per secoli e secoli. Perché crearmi misteri di sorta o scervellarmi per capire un bene da un male? Per male si identifica qualcosa di brutto e per bene qualcosa di bello. Ad esempio: se ti mollo uno schiaffo, mi fa male e lo identifico ad un dolore che non per forza deve essere fisico (brutto), se ti faccio una carezza mi fa stare bene e mi gratifica l’anima (bello). Insomma è un distinguo che facciamo da sempre, un modo per capire a distinguere le cose. Forse anche un modo di comunicare. Questo lo facciamo anche con i colori, come ad esempio l’azzurro identifica l’uomo e il rosa la donna. E questa cosa è talmente radicata in noi (come un lavaggio del cervello) che se invece distingui l’uomo col giallo e la donna con il verde ti tiri addosso una montagna di pietre. Questo è quello che succede con le religioni, tutte le religioni, e perché? Perché qualcuno ha detto che questo e cosi e cosi deve essere. Se guardiamo e osserviamo tutte queste cose con distacco, ci rendiamo conto che viviamo in un mondo falso dove tutto è il contrario di tutto. Si deve crede a Dio che salva Mosè e il suo popolo dividendo le acque, si deve credere a Gesù che trasforma l’acqua in vino o che resuscita i morti ecc.. perché questi sono miracoli, invece le gesta mitologiche di Ulisse, Achille, Ercole, ecc… queste sono leggenda. In punto di morte ci si può redimere? Certo! Non possiamo sapere quali sono o saranno i nostri pensieri in punto di morte quindi tutto è possibile, come è possibile il contrario. Ma una cosa è certa “noi solo siamo gli artefici del nostro destino, i capitani della nostra anima” come diceva Nelson Mandela.

  2. Chiaro Dio ci ama, ma la creazione tutta geme, per le doglie del parto, perché aspetta di essere trasfigurata, Dunque per amare e seguire la volontà di Dio bisogna prendere e abbracciare ciascuno la propria croce, l’uomo del nostro tempo al limite prenderebbe le gratificazioni, la pace e il paradiso dell’anima, conseguenti all’amicizia e alla comunione con Dio, ma non di certo la croce. Il creato può condurre alla certezza dell’esistenza di Dio, ma i veri amici di Gesù lo sentono vicino più che se lo vedessero e ogni realtà argomento della fede, non deve essere spiegata con dimostrazioni o induzioni, ma è insegnata e compresa nei modi propri di colui che insegna ogni cosa, il maestro interiore, e tutto quello che deve essere compreso risulta in perfetta armonia e evidenza.

  3. Dio del nostro tempo (come spesso si dice) o quello del tempo passato, è il Dio di sempre! Tranne se nel frattempo qualcuno lo ha modificato o si è modificato da solo! Se ci ascoltiamo dentro, e lo facciamo senza mentire a noi stessi, ci accorgiamo del bene e del male che abbiamo dentro. Se mi ascolto dentro, qualsiasi cosa che ascolto bella o brutta, perché la devo imputare a qualche misterioso essere? Certo se mi precludo, allora vedo Dio in tutto e allora non vi è alcun modo di prescindere da questo. Nessuno potrà togliermi e distogliermi che quando mi raccolgo in me stesso per guardarmi dentro, sto parlando con Dio. Però se “devo” pensare questo, devo mentire a me stesso, e questo non farebbe bene alla mia anima. Sarebbe una forzatura. Molti dicono che sono pecorelle smarrite, io li vedo pecorelle allo stato brado, cioè senza padrone, liberi di pascolare. Però sia nel presente che nel passato è impensabile che ci siano pecore senza padrone. E perché? Perché da sempre sono state sottomesse a vivere con un padrone e la cosa è talmente radicata che è impossibile pensare il contrario. Padrone reale o padrone virtuale, comunque non libero!

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