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La solidarietà non si processa di Michele Giardina


“La solidarietà non si processa”. Questo lo slogan sbandierato in occasione del sit-in organizzato lo scorso 24 marzo al porto di Pozzallo da alcune associazioni per protestare contro il sequestro della unità navale Open Arms della Organizzazione non governativa spagnola ProActiva.
Manifestazione che si è tenuta ancor prima che il Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, si pronunciasse sul provvedimento di sequestro della nave adottato dal Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro.
Oggi appare evidente che nessuno si è mai sognato di processare la solidarietà.“Gli indagati – scrive il Gip nel decreto di convalida del sequestro – hanno manifestato la precisa volontà di portare i migranti solo nel territorio dello Stato italiano e, in particolare, in Sicilia, disattendendo volutamente tutte le indicazioni e disposizioni impartite dalle autorità superiori, preposte alla direzione delle operazioni di salvataggio”.
Il giudice ha escluso il reato di associazione a delinquere, ma ha confermato il fermo della nave ipotizzando a carico di Ana Isabel Montes, capo missione della Ong e Marc Reig Creus, comandante dell’imbarcazione, il reato di immigrazione clandestina.
“L’attività di trasporto dei migranti e cittadini extracomunitari svolta – ha precisato il Gip – rappresenta un segmento concretamente decisivo per consentire ai predetti l’illegale ingresso nel territorio dello Stato italiano”.
Gli indagati finiscono dunque sotto processo per il reato di “immigrazione clandestina”. La solidarietà non si processa? Giusto. Atto nobile di grande umanità quello di aiutare il prossimo. Ma favorire l’ingresso illegale sul territorio italiano è reato.
Fermo restando che siamo ancora a livello di ipotesi, è giusto e doveroso rispettare il lavoro della magistratura. Che merita la nostra fiducia. E non solo a parole.
Secondo la procura di Catania, questa l’accusa, il comandante della Open Arms non obbedì all’ordine di lasciare l’intervento di recupero alla marina libica e non rispettò le disposizioni impartite dai comandi delle capitanerie di porto della Spagna e di Roma di sbarcare i migranti a Malta, porto più vicino raggiunto dalla Open Arms per permettere il soccorso urgente di un neonato di tre mesi e della madre.
Per i Pm etnei “il vero obiettivo della unità navale della Ong era quello di sbarcare i migranti in Italia, disattendendo le indicazioni ricevute”.
Perfette ed eticamente inattaccabili le attività di queste Ong, ivi comprese quelle finanziate dal magnate americano di origini ungheresi George Soros, il cui scopo è quello di destabilizzare l’Italia favorendo e sostenendo finanziariamente l’esodo di centinaia di migliaia di persone verso le nostre coste?
Esperti ed osservatori del fenomeno migratorio nutrono forti dubbi su linearità e limpidezza dei “progetti umanitari” di alcune Ong. che operano tra Libia e Italia, considerato, fra l’altro, che nessuna di esse ha mai protestato, giusto per fare un esempio, nei confronti della Francia, che respinge perfino una emigrante incinta, o dell’Inghilterra che preferisce prendere le distanze anche da questo problema, o dei paesi dell’Est che alzano i muri.
Il problema dei migranti parte da lontano. Dal traffico di vite umane gestito da briganti internazionali. Problema da risolvere a monte. Diversamente è inutile ed ingannevole parlare di solidarietà scaricando a valle delitti e atti disumani commessi da altri.

Nella foto Michele Giardina

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